Scuola: alleanze nuove, non nuove linee guida

Le riflessioni dell'Age in vista dell'incontro con il Papa

La situazione nel Veneto

 
«La scuola non ha bisogno di ulteriori linee guida, indicazioni, atti di indirizzo: ha bisogno di aria. Occorre fare una pausa e riflettere sul bisogno di educare. Genitori e docenti devono cercare alleanze nuove con le realtà del territorio chiamando tutta la comunità a un patto di corresponsabilità educativa». Gianna Marisa Miola, vicedirettore generale dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto, descrive le urgenze delle scuola veneta e italiana, intervenendo al convegno nazionale su “La Chiesa per la scuola”, promosso sabato 22 febbraio 2014 a Roma dall’Age (Associazione italiana genitori) in preparazione dell’incontro del prossimo 10 maggio tra tutto il mondo della scuola e Papa Francesco.
 
Guardando da vicino la popolazione scolastica del Veneto, emerge un quadro variegato di culture, bisogni, esperienze, fenomeni che «fanno nascere – prosegue Miola – polemiche che toccano profondamente anche la famiglia», «che interpellano fortemente la comunità e che richiedono scelte politiche e sociali improrogabili».

E’ il caso degli oltre 120mila alunni delle scuole paritarie venete, di cui 90mila circa frequentano le scuole dell’infanzia, presenti in quasi tutti i comuni o quartieri. Tra loro oltre 10mila sono ragazzi d’origine immigrata. O del 2,58% degli studenti veneti disabili certificati nella scuola statale, che salgono al 2,6% nel primo ciclo. Oppure della crescita costante, ogni anno, gli alunni affetti da DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) o i cosiddetti Bes (bisogni educativi speciali). Studenti tutti che ogni giorno frequentano le scuole della regione con quasi 500mila docenti e oltre 140mila dipendenti per gli ambiti amministrativo, tecnico e ausiliare.


«Il rischio educativo di cui parlava don Luigi Giussani si sta trasformando in emergenza educativa», evidenzia Miola. La scuola oggi è stretta tra due esigenze apparentemente contrapposte: «fornire agli studenti conoscenze, abilità e competenze utili all’ingresso nel mondo del lavoro; dare risposte al disorientamento, all’incertezza, alla paura del domani, al disagio».
 
Le politiche familiari e i nuovi bisogni restano per lo più estranei ai docenti, che tendono «a demandare il compito alle agenzie esterne. Nasce un senso di impotenza tanto che gli insegnanti si rifugiano nel proprio sapere disciplinare». Tuttavia, precisa Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni famigliari, «l’educazione è una sfida che si può vincere, nonostante i tagli di bilancio, la burocratizzazione delle professioni e delle procedure, la crescente fragilità delle famiglie e la complessa gestione delle nuove tecnologie comunicative».
 
La strategia è proprio quella della dell’alleanza educativa. Nessun attore educativo, infatti, può pensare di bastare a sé stesso. «E’ proprio questa doverosa collaborazione, innanzitutto con la scuola, a rendere ancora più puntuale e incisiva la valenza sociale dell’opera educativa della famiglia – aggiunge Paola Pretto, responsabile dell’Ufficio Famiglia dell’Age e presidente dell’associazione vicentina Age Monte Berico –. Se è al servizio di ogni singolo allievo, la scuola serve alle famiglie, che vedono completati i loro sforzi educativi».
 
«La Chiesa – illustra don Maurizio Viviani, direttore dell’Ufficio scuola della Cei – ha sempre scommesso sull’educazione anche sul mondo della scuola», dove «ciascuno, a vario titolo, deve impegnarsi a coordinare quanto finora fatto e prodotto, inventare linguaggi nuovi, seminare sapendo che i frutti arriveranno anche dopo vent’anni».
 
«Basta parlare solo di scuola alla deriva, occorre prima di tutto dare speranza ai nostri figli – conclude Fabrizio Azzolini, presidente nazionale dell’Age -. C’è una scuola italiana bella, che resiste e funziona e che va valorizzata e conosciuta». Come gli istituti vicentini aperti il pomeriggio per i bambini con disabilità grazie all’impegno dei genitori dell’Age Monte Berico.
 
Emanuela Micucci