Scuola del Lunedì: indicazioni a partire dalla Gaudium et Spes. Il 14 ottobre 2013 la prima lezione

Dopo la Prolusione di mercoledì 25 settembre con il professor Federico Giuntoli, la Scuola del Lunedì per la formazione permanente del clero dà il via alla prima parte del Corso 2013-2014 con la lezione dal titolo “Per una rilettura della Gaudium et Spes, ossia il cristiano di fronte alla modernità”, che sarà tenuta dal professor Rocco D’Ambrosio della Pontificia Università Gregoriana di Roma, la mattina di lunedì 14 ottobre 2013, dalle ore 9.15 alle 11.30, nell’Aula Magna del Seminario Vescovile di Vicenza.
 
Proprio sulla Gaudium et Spes, a 50 anni dalla sua promulgazione, saranno modulati anche gli appuntamenti successivi, nei lunedì dal 21 ottobre al 2 dicembre 2013, per capire le radici dell’attuale crisi dell’Occidente in ambito socioculturale. (vai al calendario)

Gli incontri, aperti anche a laici, religiosi e operatori pastorali, avranno come relatori personaggi di spicco: i professori Giannino Piana, Daniele Marini, Ilvo Diamanti, Lauro Paoletto e padre Francesco Compagnoni, il giudice Dario Crestani e il ministro Flavio Zanonanto.
 
Spiegando il prossimo ciclo di lezioni della Scuola del Lunedì, il moderatore della Commissione per la formazione permanente del clero mons. Luciano Bordignon riflette: «Credo che, nell’attuale situazione, la nostra Chiesa debba intendere l’appello che Gesù ha indirizzato a Pietro, in latino, “Duc in altum” (Lc 5, 4), in italiano ”Avanza in acque profonde” o “Va al largo!”. L’espressione implica due impegni inseparabili: andare alle sorgenti della tradizione cristiana e osare dispiegare la novità cristiana sia dalla parte dell’uomo come dalla parte di Dio e della sua verità».

Ma per orientare in tal senso l’azione pastorale è necessario precisare i termini di questi impegni.

Una delle priorità, come indica il Vescovo Beniamino Pizziol, è manifestare la novità cristiana all’interno della nostra società, non ai suoi margini, perché noi ne condividiamo le incertezze e le inquietudini. «Ovviamente – spiega mons. Bordignon – non si tratta di fare della fede una specie di contro-cultura, ma di manifestare la differenza cristiana in termini di rispetto di ogni persona, di solidarietà sociale e anche di speranza e di perdono».

Tuttavia va evitato il rischio di «pensare e praticare la presenza cristiana a partire da interpretazioni non più attuali». Infatti, «non è più praticabile l’antagonismo di un tempo tra la tradizione cattolica e quella laica», quindi è necessario che la religione cattolica e la stessa Chiesa si situino «“diversamente” in questo contesto assai differente». E qui «non si tratta di rassegnarsi a essere rinviati al dominio dei sentimenti individuali, marginalizzati, messi fuori dallo spazio pubblico», ma di «essere presenti all’interno della società a partire dalle proprie sorgenti, avendo il coraggio di dire ciò che le ispira in profondità».

Perciò, conclude mons. Luciano Bordignon, quello che ci manca come cristiani oggi, «in questo tempo storicamente complesso e incerto, non è tanto la cultura dell’impegno, ma una lettura della storia, cioè la capacità e il desiderio di leggere e di comprendere gli avvenimenti che noi viviamo alla luce dell’avvenimento della Pasqua. Sì, perché la forza del Cristo morto e risorto è all’opera, continua a operare nella complessità della nostra storia».
 
 
 
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