Seminario Vescovile: spazi da rinnovare per nuove attività

Mons. Guidolin illustra progetti educativi e finanziari dell'istituto

Un Seminario vescovile per una Chiesa in uscita. Potrebbe essere questa, in estrema sintesi l’idea che sta guidando da un po’ di tempo gli sforzi e i progetti che il Seminario sta portando avanti. In tale prospettiva, in qualche misura, si inserisce anche la vendita dell’ex seminario.

«La vendita all’Ulss di gran parte dell’ex seminario rientra in un piano di razionalizzazione degli immobili della Diocesi – ci spiega il rettore del Seminario mons. Carlo Guidolin – e di ripensamento dell’uso stesso dell’attuale seminario».

Don Guidolin è sereno. Certo, aver chiuso la travagliata vicenda della trattativa con l’Ulss 6 di Vicenza (durata più di otto anni) con tutte le tensioni, le mosse e le contromosse tipiche di qualsiasi transazione, deve rappresentare un peso in meno non da poco per il Rettore. «Due – afferma – erano le preoccupazioni alla base della discussione per la vendita. La prima era non svendere un immobile che aveva un valore non solo economico, considerato che era stato il risultato dell’impegno di tutte le parrocchie e di molte persone come aveva voluto l’allora vescovo Zinato. La seconda preoccupazione era la sua destinazione: il palazzo doveva continuare a svolgere un ruolo sociale a beneficio dell’intera collettività. La soluzione finale sicuramente risponde a tale criterio. Per quanto concerne il dato economico di certo è stato fatto un significativo sacrificio, ma va anche detto che i margini di trattativa del Seminario e della Diocesi, considerata la particolarità dell’immobile non facilmente vendibile, non erano ampi». Nel complesso iter che ha portato mercoledì scorso 21 ottobre alla firma dell’atto davanti al notaio, Guidolin ci tiene anche a sottolineare il metodo. «Siamo arrivati a questa decisione dopo che il Vescovo aveva consultato tutti gli organismi partecipativi previsti. Tutti si erano espressi unanimemente a favore della scelta che poi si è concretizzata».

15milioni e 300mila l’importo complessivo pagato dall’Ulss 6 al Seminario. Sull’uso di questo gruzzoletto don Carlo ha le idee chiare. «Nei prossimi due-tre anni 5-6 milioni serviranno per sanare il tetto, risanare i lati dell’edificio esclusa la facciata, la messa a norma di tutto lo stabile. Si tratta di interventi non più procrastinabili. Il resto del capitale dovrà consentire di avere, attraverso qualche forma d’investimento, una rendita annua che permetta di far fronte, almeno in parte, al disavanzo annuo di 700-800 mila euro con il quale ci troviamo a fare i conti per il funzionamento del seminario».

Ma questi interventi di ristrutturazione affrontano  problemi presenti guardando però al futuro. «Impegnarsi in queste opere di ristrutturazione – ci spiega don Carlo – è la conferma della volontà che il Seminario rimanga un ambiente della Diocesi. In tal senso si dovrà anche considerare la possibilità che esso possa ospitare altre realtà ecclesiali che attualmente trovano sede in diverse strutture diocesane. Questo dovrà essere fatto all’interno di un progetto di razionalizzazione complessivo sul quale la Diocesi sta cominciando a ragionare».

Questa scelta di aprire il seminario a una sempre maggiore osmosi con l’esterno è peraltro in corso da anni ed è cresciuta con l’ospitalità di moltissimi incontri diocesani e di tantissimi gruppi che vengono a conoscere la proposta del seminario. «A tale riguardo nel 2014 sono stati più di 1500 i ragazzi che abbiamo incontrato nei nostri spazi».

Porte aperte dunque, nella convinzione che «la riduzione dei numeri – ci dice don Guidolin – è sicuramente una questione che interpella la nostra Chiesa, ma è anche un segno dei tempi che chiede una presenza diversa del Seminario stesso nella Diocesi. E in questa prospettiva le scelte che si stanno progressivamente concretizzando indicano un cambio di passo profondo.

Da due anni i 21 ragazzi delle Scuole Medie fanno parte del Cammino vocazionale Davide che sostituisce quella che era la Comunità residenziale dei ragazzi delle Medie. Ora in un fine settimana al mese (più qualche altra occasione speciale) si ritrovano per condividere l’esperienza comune in Seminario. Poi sono seguiti in parrocchia e nelle famiglie. «Come seminario abbiamo due giovani preti che sono più fuori che all’interno, con incontri e visite continue a parrocchie, gruppi, famiglie. È anche questo un indicatore che dice come la nostra realtà sta cambiando».  18 sono invece i giovani della comunità residenziale delle superiori. «Questi frequentano istituti diversi della città e poi condividono durante la settimana la vita del Seminario». C’è poi la Comunità del Mandorlo (percorso annuale di discernimento vocazionale NdR) che conta attualmente tre giovani che «provvisoriamente trovano ospitalità in Seminario in attesa di individuare una nuova sede in città».

Anche per lo StudioTeologico ci sono importanti novità. Le prime due classi scolastiche non ci sono più in Seminario. I tre giovani che sono al primo e secondo anno della comunità di teologia frequentano la Facoltà Teologica di Padova. «La prospettiva – spiega il Rettore – è che in tre anni l’Istituto Teologico Affiliato in Diocesi concluda la sua attività. In questa prospettiva e con questi numeri anche la comunità teologica (che conta attualmente 21 persone) sta rivedendo l’organizzazione dei propri spazi secondo una dimensione più familiare. L’obiettivo complessivo è ripensare la modalità di essere del nostro seminario, tenendo conto di come la nostra Chiesa sta cambiando».

Lauro Paoletto

Articolo da La Voce dei Berici di questa setimana