Servi del discernimento nella chiesa comunione. L’intervento di mons. Daucourt, Vescovo Emerito di Nanterre


La registrazione dell’intervento di  S.E. Mons Gérard Daucourt andrà in onda su Radio Oreb  (FM 90.2 e streaming web):
 
– sabato 17 marzo 2018 alle ore 9 

 “Servi del discernimento nella chiesa comunione” S.E. Mons Gérard DaucourtVescovo emerito di NanterreVicenza, Centro “Mons. Arnoldo Onisto”, 12 marzo 2018 “Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io” (Rom 1,11-12).Con queste parole di San Paolo, Mons Daucourt ha esordito nella sua testimonianza, evidenziando come  questo incontro  è una vera opportunità di condivisione e di grazia. Tutti, come cristiani, siamo chiamati ad essere “servi del discernimento”; vivere questo servizio è il modo per essere chiesa.“Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (1Cor 12,20-21).E’ essenziale, per essere chiesa, prenderci cura gli uni degli altri; possiamo aiutarci nel discernimento, perché c’è una eguale dignità di tutti i battezzati.La chiesa è un “mistero di comunione”, dove unità e diversità sono in un continuo “equilibrio in divenire”: l’equilibrio non è frutto della staticità; per non correre il rischio che una ricerca esasperata di “unità” divenga uniformità; e che una “diversità” enfatizzata possa divenire confusione.Ciò richiede una prassi importante nel cammino pastorale ed un elemento basilare su cui poggia il discernimento: la verifica.Occorre chiedersi se l’importanza della presenza pastorale dei laici nasca solo da un bisogno e da una urgenza pragmatica, o se questa sia veramente una Grazia per vivere la complementarietà dei doni e dei carismi nella chiesa.Anche nella fase della formazione presbiterale è opportuno capire come un seminarista, futuro presbitero, valuti e apprezzi o meno la collaborazione dei laici nella pastorale.Questo è un criterio fondamentale del discernimento vocazionale.Siamo reciprocamente inviati gli uni agli altri per aiutarci, ma talvolta è faticoso ricevere il dono degli altri, perché scombina le nostre sicurezze. Ciascuno di noi è chiamato a chiedersi: “Cosa ricevo dagli altri per aiutarmi a discernere meglio la volontà di Dio?”Ciò esprime un chiaro orientamento della proposta pastorale e un atteggiamento basico di fiducia reciproca. La complementarietà ci preserva dalla confusione.Papa Francesco, rivolgendosi  ai partecipanti all’Assemblea internazionale della  Unione Apostolica del Clero (UAC) il 16 novembre 2017, sottolinea l’importanza nell’essere “esperti di spiritualità di  comunione”. “San Giovanni Paolo, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, ricordava che «la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia» è proprio questa: «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione» (n. 43). Questo comporta, in primo luogo, «promuovere una spiritualità della comunione», che diventi come un «principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano» (ibid.). E oggi abbiamo tanto bisogno di comunione, nella Chiesa e nel mondo. Si diventa esperti di spiritualità di comunione anzitutto grazie alla conversione a Cristo, alla docile apertura all’azione del suo Spirito, e all’accoglienza dei fratelli”.A questo proposito Mons Daucort ha ricordato la sua esperienza nella diocesi di Nanterre, dove il Consiglio Episcopale era composto da 8 persone, 4 uomini e 4 donne, di cui solo 2 presbiteri; questo per garantire la presenza e l’ascolto di  tutte le voci della realtà ecclesiale.Il servizio del discernimento favorisce il cammino di comunione, suscitando la consapevolezza che non si può rispondere a tutte le attese, e che la chiesa  non è una agenzia di reclutamento per rispondere alle urgenze delle attività pastorali.Siamo servi della Vocazione nella misura in cui siamo servi della Comunione.Mons Daucourt ha citato alcuni ambiti della sua esperienza pastorale, nei quali è stato fondamentale  un discernimento comunitario; per es. negli spostamenti dei presbiteri nel loro servizio pastorale.Ed ha ricordato una esperienza determinante nel suo cammino formativo di seminarista: l’incontro con la comunità religiosa delle  “Suore Domenicane di Betania” (in francese “Dominicaines de Béthaine”). E’ una congregazione religiosa fondata dal padre domenicano Marie-Jean-Joseph Lataste (1832-1869). Nel 1864 egli fu inviato dal suo priore a predicare un ritiro spirituale nel carcere femminile di Cadillac, che ospitava donne condannate ai lavori forzati per reati come il furto, l’infanticidio, l’aborto e l’omicidio. In quel contesto P. Lataste ebbe l’intuizione di iniziare una nuova famiglia religiosa per offrire alle ex detenute la possibilità di condurre vita fraterna in comunità con altre donne dal passato integro.Un pilastro essenziale della vita comunitaria a Betania è  la totale discrezione sul passato, che consente ad ogni religiosa di poter vivere una vita nuova, al di là dei suoi precedenti.Il 14 agosto 1866, a Fresnes, istituì la congregazione delle “Suore di santa Maria Maddalena di Betania”, dette poi “Domenicane di Betania”.Il grande messaggio spirituale ed esistenziale di questa esperienza è di non rimanere bloccati nel rivangare i fatti negativi della vita passata, ma di raccogliere l’invito a vivere la misericordia come un appello di  fiducia totale che  Dio ha in noi: “Dio spera sempre in voi!”In “Amoris Laetitia” Papa Francesco indica i sentieri fondamentali della misericordia: accogliere, accompagnare, discernere e integrare.L’integrazione inizia sempre dalla accoglienza.  Non serve, allora, rivangare il proprio passato;  se nella vita ci sono state delle difficoltà e delle infedeltà, ciò che conta è quello che ciascuno di noi è oggi.Da questa esperienza è nato anche un gruppo di spiritualità sacerdotale, con la certezza che l’evento della Grazia di Dio avviene per tutti.A questo proposito Mons Daucourt ha citato l’esperienza della Associazione “Devenir un en Christ”. E’ una associazione che  propone a ogni cristiano, coinvolto nella omosessualità, di crescere umanamente e spiritualmente in un clima di rispetto e di fiducia, a partire dalla situazione nella quale ci si trova e qualunque sia il proprio stato di vita (genitori o celibi, coppie omosessuali, coppie sposate di cui uno dei partner è omosessuale, persone omosessuali divorziate o separate, persone che desiderano vivere la continenza, preti e consacrati…).Ed ha ricordato una recente esperienza di proposta di  Esercizi spirituali a questa Associazione,  presso l’Abbazia di Citaux in Borgogna, parlando con commozione delle lacrime di gioia di molti partecipanti, che si sono sentiti accolti, accompagnati  e non giudicati.La relazione con Gesù è la dimensione più importante della vita cristiana; e la Grazia viene prima della morale.  Il  compito prioritario di un discepolo del signore è di essere annunciatore della Grazia.Ciò che conta nella vita non è risultare sempre dei vincitori nelle sfide esistenziali, ma essere dei combattenti.L’icona evangelica di riferimento è Gv 13, 1-15: la lavanda dei piedi. Questa è la chiesa!E se l’esperienza della lavanda dei piedi viene messa in pratica reciprocamente, non è solo una metafora della misericordia, ma una sorgente viva che aiuta a  riscoprire e liberare energie di comunione e di servizio.Ognuno è chiamato ad imparare a ricevere e a donare qualcosa.Con un criterio ben chiaro che Gesù propone ai suoi discepoli dopo l’esperienza della lavanda dei piedi:  “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi (…)  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,15-17).La chiesa può cambiare lungo il corso dei tempi e della storia;  ciò che conta è continuare a vivere la Beatitudine del servizio. 

don Nico Dal Molin