Solennità dell’Immacolata: festa per il Seminario diocesano e l’Azione Cattolica

 
L’8 dicembre il Seminario è in festa per la sua patrona: Maria Immacolata. Alle 18.00, nella chiesa del Seminario, il vescovo Beniamino presiede i vespri solenni e guida la processione mariana lungo i chiostri; seguono il buffet in refettorio e qualche sketch teatrale in sala accademica.
Sono invitati in modo particolare le famiglie dei seminaristi, gli ex-alunni e i benefattori, gli aderenti alle associazioni Madri Apostoliche e Amici del Seminario. 
 
Nello stesso giorno è in festa anche l‘Azione Cattolica che celebra la Giornata dell’Adesione.  
 
 
 Leggi l’intervista rilasciata a La voce dei Berici dalla presidente Pozzato: 
 
 Si celebra in questa giornata in tutte le parrocchie e Unità pastorali che vedono la presenza dell’associazione, perché la Madonna Immacolata è protettrice di questa realtà associativa. Ciascuna comunità si prepara alla festa in modo particolare, con un momento di coinvolgimento in una messa, seguito, normalmente, da uno conviviale vissuto, spesso, a livello vicariale. Avviciniamo Caterina Pozzato, presidente diocesana dell’Ac berica, per fare il punto della situazione sull’associazione.
Caterina, i numeri effettivi degli aderenti si sapranno a inizio 2019, ma si possono ipotizzare dei dati?«L’anno scorso si contavano 8800 aderenti. Speriamo di mantenere questi numeri, anche se talvolta ci sono delle dinamiche particolari nelle parrocchie. Comunque la vivacità degli incontri c’è ed è ben evidente, come ha dimostrato la festa giovanissimi di sabato 24 novembre al Palasport di Bassano».Parla di dinamiche particolari non proprio favorevoli all’adesione. Quali sono?«Provo a dare una mia lettura. Credo che da un lato la progressiva diminuzione di soci ci dica anche lo stato della vita dei cristiani nelle nostre comunità. Nel corso dei decenni è diminuita la presenza fisica di praticanti, e questo si riflette anche nella vita dell’Associazione che, per suo statuto e sua natura, cammina con la Chiesa. Anche l’andamento demografico – non in crescita – si ripercuote nella nostra realtà. Infine, un’associazione vive bene e garantisce una perseveranza della proposta formativa e dei numeri se è equilibrata nelle sue presenze tra ragazzi, giovani e adulti, e non sempre è così. Se l’associazione è sbilanciata viene meno una dinamica intergenerazionale, che è la ricchezza dell’Associazione».
Parla di un contesto comunitario non sempre equilibrato, ma c’è anche un altro contesto, quello politico-sociale, che oggi è permeato dalla paura. Di fronte a questo quadro che responsabilità ha l’Ac?«Aderire all’Ac per me comporta un far prevalere il senso del noi, fa cogliere il senso dell’importanza di camminare assieme e questo credo sia un forte segnale di fronte una società che ci è presentata come rissosa e frammentata. Aderire è, allora, un segno di responsabilità. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un dialogo libero e sereno. Il tema stesso che ci accompagna e che dovremmo sviluppare nei nostri percorsi formativi, ossia il senso del Generare, ci dice che essere generativi è un guardare avanti. C’è un mondo di paura, ma la prospettiva è quella di guardare con fiducia al futuro. Il fatto stesso che a livello nazionale esista un’associazione da 150 anni, indica un senso di appartenenza ampio, aperto. Papa Francesco, alla festa di questo importante anniversario, ci aveva raccomandato di camminare prendendoci cura di tutti».Dal fronte nazionale a quello europeo. Alle elezioni europee di maggio 2019 l’Azione Cattolica prenderà posizione?«Come Associazione, nel nostro piccolo, facciamo parte di quell’iniziativa chiamata Rete di Sale che prevede, nel suo percorso, anche un appuntamento di riflessione sull’Europa in vista delle elezioni europee. L’associazione non prende mai una posizione politica – partitica, ma questo non vuol dire che gli associati non debbano impegnarsi, anzi (è di sabato scorso, 1 dicembre, l’incontro con gli amministratori pubblici che hanno fatto un tratto di strada con l’Ac ndr). Lo sforzo deve essere sempre più quello di favorire l’unione dei popoli e non la chiusura nel proprio Stato».Facciamo un passo indietro e torniamo alla nostra realtà diocesana, il cui volto sta cambiando da un po’ con le Unità pastorali. L’Ac come si sta muovendo a tale riguardo?
«L’Ac accompagna questo cambiamento, perché è nella sua natura camminare assieme ai pastori nella vita pastorale e si dà da fare perché i cambiamenti avvengano con la giusta gradualità e al meglio, consapevole che spesso comportano difficoltà e che se ci sarà un accorpamento dei vicariati in zone pastorali, anche la struttura associativa dovrà essere ripensata e rimodulata in linea con quanto avviene».Margherita Grotto