Strada servizio e comunità: le tre parole dell’intensa estate scout vicentina

Dai tradizionali campi in montagna alle esperienze di servizio con i profughi

 
Accoglienza ai migranti, contatto con la natura, esperienze di animazione all’estero e percorsi di fede sono solo alcune delle attività che impegneranno i vari gruppi di scout Agesci della Diocesi nei campi estivi tra luglio e agosto.

Per la zona di Vicenza Berica, è significativa la scelta del clan di Vicenza 5 di percorrere un tratto del Cammino di Santiago di Compostela lungo la costa in prossimità dell’oceano per circa 200 chilometri. «Se solitamente il campo estivo rappresenta la conclusione delle esperienze vissute durante l’anno, per noi questo cammino è l’inizio di un viaggio di ricerca e condivisione di tutto il gruppo – spiega Emma Melison, una dei capi –. Nei mesi scorsi abbiamo lavorato assieme per autofinanziare l’uscita a Santiago, tra attività di coltivazione e manutenzione così da raccogliere i soldi necessari per partire». Rimanendo sempre nella zona di Vicenza Berica, un’altra interessante attività riguarda il gruppo di Torri di Quartesolo che ha deciso di trascorrere una settimana tra natura e storia in Val Codera. Valle in provincia di Sondrio, nota per essere stata la meta dello scoutismo clandestino durante il fascismo. E tra i 1500 associati della zona, quest’anno si aggiungono anche i 25 lupetti di Caldogno che per la prima volta affronteranno un campo estivo a Mel. «Il gruppo di Caldogno è nato nel 2015, mentre dallo scorso settembre siamo riusciti a creare anche la branca dei più piccoli – afferma Cristina Gioseffi, una delle responsabili –. In poco tempo abbiamo raccolto un buon numero di iscrizioni e questo ci fa capire che far nascere il gruppo di Caldogno è stata una scelta giusta, in linea con i desideri di ragazzi e genitori». Per la zona di Piccole Dolomiti, invece, una delle attività estive dei clan, che hanno preso a cuore l’invito di Papa Francesco, è l’accoglienza ai migranti. In particolare della comunità RS Montecchio 1, che ad agosto sarà a Como in un campo di servizio con i profughi, organizzato dalla Caritas, dove i nove ragazzi partecipanti seguiranno momenti di formazione e attività di prima accoglienza. E poi una settimana di servizio in casa famiglia per il gruppo di Valdalpone e a Lourdes per quello di Castelgomberto, mentre la comunità di Valdagno 1 sarà impegnata in una route in bicicletta da Passau a Vienna, solo per citare alcune delle tante esperienze in programma. «Il campo è un’occasione per mettersi in gioco, per incontrare e conoscere realtà e persone mettendosi al servizio del prossimo – sottolinea Alessandro Bortoluzzi, responsabile di Piccole Dolomiti con 1423 associati –. È un momento in cui ci si confronta con se stessi, ma anche con il resto del gruppo vivendo delle esperienze da protagonisti e non per sentito dire». Esperienze non da poco anche quelle che aspettano le comunità della zona di 3 Valli, tra cui il gruppo di Sarcedo che a fine mese partirà per la Romania. Il clan prenderà parte a un campo di animazione per bambini vicino a Bucarest, dopo aver approfondito nei mesi scorsi un capitolo proprio sul significato delle attività con i più piccoli. Una scelta più spirituale, invece, quella del gruppo Bassano 3 che ha deciso di trascorrere alcuni giorni nel monastero di Pra’d Mill in Piemonte. «L’anno scorso siamo stati a Scampia in un campo di servizio tra i Rom – spiega Giulia Stevan, capo clan –. Per quest’estate, invece, i ragazzi hanno scelto un’esperienza di fede e riflessione». E anche per la zona di 3 valli, con 2400 associati, non mancano i campi a stretto contatto con la natura come per il gruppo di Marostica che è pronto per una route mobile a Brentonico, così come il Bassano 1 sulle Dolomiti. Qualunque sia la destinazione, però, tutti gli scout partiranno accompagnati da un unico spirito che nasce da tre parole: strada, servizio e comunità.  La testimonianza di Lisa Menon, mamma del “lupetto” Tommy e di Luca, 6 anni “Crescere in mezzo alla natura rende più sicuri ed autonomi” Fin dalla sua fondazione, lo scoutismo si propone come un movimento educativo che ha come obiettivo principale la formazione integrale della persona già dall’infanzia. Ma cosa spinge in concreto un genitore ad iscrivere il proprio figlio agli scout? Ne abbiamo parlato con Lisa Menon, mamma di Tommy, un lupetto di 10 anni del gruppo Bassano 3. Come mai ha deciso di iscrivere suo figlio agli scout? «Sicuramente perché anche io sono stata scout per 8 anni, fino al noviziato, ed è stata un’esperienza unica che porto ancora con me. Il contatto con la natura, il sapersi arrangiare in situazioni a volte “estreme” e soprattutto la condivisione e il confronto con gli altri membri del gruppo sono tutte esperienze che mi hanno aiutato nel corso della mia vita e vorrei che anche mio figlio avesse questa opportunità. Ho iscritto Tommy al gruppo Bassano 3 a pochi mesi dalla sua nascita, dato che il numero di iscrizioni è sempre più alto rispetto alla disponibilità dei posti e ho fatto la stessa cosa con il mio secondo figlio Luca, che ora ha sei anni». Per il suo bambino, Tommy, cosa significa essere uno scout? «Io, per ora, posso dire solo che mio figlio da quando frequenta il gruppo è molto cambiato. Innanzitutto è molto più aperto e sicuro nei confronti dei coetanei ,mentre prima soffriva di un po’ di timidezza. E poi è sicuramente più autonomo, ovviamente in base ai suoi 10 anni, e non chiede più il mio aiuto per alcune semplici attività. Inizialmente Tommy ha avuto qualche difficoltà a inserirsi, appunto per il suo carattere introverso, ma ora partecipa alle riunioni e agli altri incontri con grande entusiasmo e impegno». Cosa si sente di dire a quei genitori che non sanno ancora se iscrivere il proprio figlio agli scout? «Ovviamente di affrettarsi a farlo. Alcune mamme, ma anche i papà, sono spaventati dal fatto che il gruppo si allontani da casa e trascorra giornate in mezzo alla natura in zone considerate un po’ “rischiose”. Io mi sento di confortarli perché ogni uscita viene studiata e seguita da persone responsabili, che proprio per il loro ruolo cercano di evitare qualsiasi pericolo. E poi vorrei sottolineare come a volte sia necessario allontanare i nostri bimbi almeno per un po’ da tutti i confort che abbiamo nelle nostre case, soprattutto da tablet, smartphone e computer, per riscoprire la vita all’aria aperta in un’esperienza comunitaria». Lorenza Zago