E proprio partendo dallo sguardo della fede, per poi passare a quelli delle altre virtù teologali – speranza e carità -, il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della spiritualità don Giandomenico Tamiozzo ci aiuta a stare con Papa Francesco, nell’unica sequela.
La fede cristiana è trinitaria, ma è eminentemente Cristocentrica. Su Gesù si basa la nostra fede. La fede, nel dire di Papa Francesco, è “una luce che illumina tutta l’esistenza dell’uomo; la fede nasce nell’incontro con Gesù, il Vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiarci per essere saldi nel costruire la vita”.
La fede appare come luce del cammino – continua il Papa. “Una Luce che procede dal passato, perché sgorga da una memoria fondante, quella della vita di Gesù”. Però, allo stesso tempo, poiché Gesù è risorto, “la fede è luce che viene dal futuro e dischiude davanti a noi nuovi orizzonti che ci portano al di là del nostro vivere isolato”, verso la pienezza della vita. La luce che ci viene da Gesù può illuminare gli interrogativi del nostro tempo, così bisognoso di verità sul senso della vita e sul suo compimento.
Questo è il secondo grande tesoro del cristiano: il Vangelo. Un tesoro destinato non solo ai cristiani, ma a tutto il mondo. Come la persona di Gesù è dono del Padre per tutti, così l’evangelo è un dono di luce, di conforto, di coraggio, di fraternità per tutti. Anche questo è un aspetto su cui spesso papa Francesco ritorna. Basterebbe, a proposito, prendere in mano quel grande regalo che egli ci ha fatto, prima di Natale, con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Il vangelo è sorgente di speranza, anche quando sembra che attorno a noi ci siano le tenebre, lo scoraggiamento, lo smarrimento, la tiepidezza di vita, il qualunquismo. La parola di Dio, infatti, porta novità di vita e infonde coraggio.
Papa Francesco ricorda come gli apostoli, attanagliati dalla paura nel cenacolo, a un certo punto, riempiti di Spirito Santo, sono stati travolti dall’entusiasmo di questa Parola di vita che vogliono comunicare a tutti.
Fin dalle prime battute dell’Evangelii gaudium, il Papa fa capire che la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di chi si lascia da esso toccare il cuore, pur nel rischio che il mondo attuale, con la sua molteplice e opprimente offerta di consumo e con quella tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro alla ricerca malata di piaceri superficiali, crei coscienze egoiste e chiuse nei propri interessi.
La carità! E della carità la chiesa è chiamata a essere segno e strumento, come la definisce il Concilio.
Papa Francesco ci sta invitando a vivere in una chiesa non chiusa in se stessa, ma in una chiesa che sia madre dal cuore misericordioso; una chiesa che sia casa che accoglie tutti, non alza barriere o dogane per impedire l’appartenenza; una chiesa inviata a portare il Vangelo a tutti in obbedienza e nella forza dello Spirito Santo; una chiesa che coltivi un rapporto di servizio con tutti, specie con i poveri. Quanto papa Francesco insiste per una chiesa povera per i poveri. E qui sentiamo tutto il suo background latinoamericano di una chiesa che ha fatto la scelta non esclusiva ma preferenziale dei poveri. Una chiesa capace di ascoltare il grido dei poveri e per i quali si impegna in prima fila; una chiesa sempre bisognosa di “riforma”, a tutti i livelli, dalla curia vaticana fino alle nostre parrocchie e comunità.
Ringraziamo il Signore per il dono Papa Francesco perché ci aiuta a vivere le tre virtù teologali, le tre virtù tipiche del cristiano, come singoli e come comunità ecclesiale. Ma non vogliamo dimenticare il Papa emerito Benedetto, che proprio su questa triplice pista delle virtù teologali ci aveva aiutato a riflettere con sapienza con le sue tre encicliche: Deus Caritas est, Spe Salvi e infine con la Lumen fidei, completata da papa Bergoglio.
Questo ci dice un’altra cosa splendida, unica nella storia della Chiesa: l’avere due figure come Papa Francesco e, accanto a lui, il Papa emerito. Benedetto, infatti, con il suo ministero contemplativo e orante, non cessa di accompagnare il cammino della chiesa, perché sia, come ci ripete continuamente papa Bergoglio, una chiesa a servizio dell’umanità tutta, secondo lo spirito del Vangelo, lo Spirito di Gesù.