Un cristiano senza chiesa è un impossibile ecclesiologico. Stella Morra alla Scuola del Lunedì | Registrazione audio

 
 La prof.ssa Morra ha iniziato il suo intervento, sottolineando che stiamo vivendo un tempo di transizione, che risulta il più significativo degli ultimi 15 secoli. La forma ecclesiale tridentina è oggi in via di dissoluzione, sta passando definitivamente. Questa transizione, da leggere e vivere nell’ottica della fede, sarà di lungo periodo, forse 150 anni circa. La relatrice ha proseguito con una premessa, citando Luis Gonzalez – Carvajal Santabarbara, presbitero e teologo spagnolo, il quale afferma: “Un’ape è un impossibile aereonautico: non dovrebbe volare, però vola. Anche un cristiano senza chiesa è un impossibile ecclesiologico: non dovrebbe esistere, però esiste”. Tale principio vale anche nel rapporto tra dottrina cristiana e pratica cristiana o, per meglio dire, tra la dottrina e le forme concrete della vita cristiana, tra i principi ed i processi che ne accompagnano l’attuazione. Nel nostro tempo, caratterizzato dall’esperienza del Concilio Vaticano II, si usa il lessico scaturito dal grande evento ecclesiale, ma si continua a riferirsi alla prassi nata con il Concilio di Trento. Ciò si verifica, perché tra la comprensione di un principio e la sua realizzazione i tempi sono lunghi.

La prof.ssa Morra è così passata a sviluppare il primo punto della sua relazione, incentrato sulla lettura della situazione attuale circa la sinodalità nella Chiesa. Partendo da Lumen Gentium n. 8 e passando per il documento della Commissione Teologica Internazionale sul sensus fidei (2014) e la lettera di Papa Francesco al card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (2016), la relatrice ha sottolineato l’importanza del principio battesimale inclusivo, che riconosce il sensus fidei ad ogni fedele, vale a dire che ogni cristiano gode di una propria competenza nella fede grazie allo Spirito Santo ricevuto in dono. Il passo successivo riguarda l’approfondimento del rapporto tra principio battesimale di uguaglianza e principio eucaristico di differenziazione, quest’ultimo caratterizzato da una gerarchia non intesa però in termini piramidali, ma secondo la logica di un popolo ricco di doni differenti, chiamati a interagire tra di loro per un arricchimento di tutto il corpo ecclesiale. Sorge, a questo punto, la domanda: chi sono i laici in tale contesto? La prof.ssa Morra si è chiesta: sono persone da portare in chiesa oppure vite da far fiorire? Ed ancora: dentro questa prospettiva i cristiani sono chiamati a costruire la Chiesa o il Regno di Dio? Ha quindi evidenziato che, parlando di popolo di Dio, si intende tutti i membri, senza distinzione tra clero e laicato, consapevolezza importante al fine di realizzare l’ecclesiologia conciliare e concretizzare la sinodalità. La relatrice ha poi fermato l’attenzione sulla forma ecclesiale attuale, che sostanzialmente è quella gregoriano-tridentina, con forte carattere clericale ed espressione di una Chiesa stanziale, strutturata con un clero controllato, che fatica a convivere con la mobilità, largamente intesa, propria del nostro tempo. Questa Chiesa, sulla spinta della cultura contemporanea, necessita di ripensarsi, confrontandosi costruttivamente con nuove forme e riscoprendo la dimensione profetica, letta come individuazione di ciò che di buono c’è oggi per il Regno di Dio. Non solo: la profezia chiede alla Chiesa di non concentrarsi sui rischi, ma sulle potenzialità della proposta cristiana