Visita pastorale del Vescovo a San Pietro di Montecchio: famiglia e solidarietà al centro

Lunedì sera la processione a conclusione della visita pastorale al vicariato

 
Si conclude questo fine settimana con la visita alla parrocchia di San Pietro di Montecchio Maggiore, la visita pastorale del Vescovo Beniamino al vicariato di Montecchio Maggiore.
Pizziol inizierà la visita alla parrocchia di San Pietro venerdì 26 e la concluderà domenica 28 maggio. Lunedì 29 maggio alle ore 20.30 celebrerà insieme alla comunità del vicariato la chiusura della visita con una processione che partirà dalla chiesa dei Padri Giuseppini e arriverà al Duomo di Montecchio.

La parrocchia di San Pietro fa parte, insieme a quella di San Paolo Apostolo delle Alte, di Santa Maria e San Vitale e di Santa Maria Immacolata retta dai Giuseppini, delle quattro realtà ecclesiali in cui è suddiviso il tessuto urbano di Montecchio Maggiore.

Il cammino pastorale della comunità di San Pietro si caratterizza, in particolare, per  l’attenzione verso la famiglia e le iniziative di gruppi e associazioni dell’ambito caritativo e sociale, presenti all’interno della realtà ecclesiale. Esperienza significativa in questo senso è quella della comunità Papa Giovanni XXIII presente nella comunità parrocchiale da circa trent’anni con tre realtà socio assistenziali. «È una presenza  importante per la parrocchia – dice Roberto Borghero che cura l’archivio parrocchiale –. È un segno di attenzione per i giovani e meno giovani  verso chi ha bisogno. Ci fa capire che l’impegno e la motivazione del cristiano sta in un Vangelo vissuto».

A queste realtà si aggiunge l’esperienza della casa famiglia Martin presente in parrocchia da circa un anno e mezzo. «Tutte queste realtà il Vescovo le incontrerà durante la sua Visita Pastorale», dice don Paolo Faccin parroco di San Pietro dal 2008. Il riverbero dell’esperienza della comunità Papa Giovanni XXIII si traduce nel cammino pastorale con un’attenzione alla famiglia e un impegno nella solidarietà. Il gruppo Solidarietà Montecchio Maggiore (G.S.M.), per esempio, che presta servizi gratuiti di volontariato a persone bisognose, è nato nella comunità di San Pietro, ma ora è diventato una realtà interparrocchiale.
 
«A livello pastorale e di catechesi – spiega Enrico Bomitali animatore dei corsi battesimo –  abbiamo messo la famiglia al centro. Cominciamo con i corsi di preparazione al battesimo, c’è poi un gruppo che si prende cura in maniera particolare delle giovani coppie e delle famiglie, cercando di dare delle opportunità con incontri di preghiera, ma anche di confronto su tematiche proprie per queste realtà familiari, perché riteniamo che la famiglia sia il cuore». La famiglia diventa protagonista anche nel cammino della catechesi.
 
«Nella nostra parrocchia da diversi anni seguiamo un cammino particolare – spiega Isabella Mazzuccato  responsabile della catechesi –, iniziamo con una catechesi familiare in seconda elementare per poi passare a partire dalla terza, a una catechesi frontale dove sono gli stessi genitori a essere catechisti». «Dalla terza elementare, ai genitori di questi bambini – spiega don Paolo – si chiede che diventino loro stessi catechisti, chiaramente non della classe dove c’è il proprio figlio». «Ogni anno in questa maniera subentrano dai quattro ai sette genitori – continua Isabella – che iniziano un percorso di catechesi che finisce con la cresima dei loro figli. La mamma o il papà che si rendono disponibili fanno un percorso di fede che coinvolge anche la loro famiglia. Si crea così un gruppetto di persone sempre nuove ogni anno che diventano un elemento vivo e fruttuoso per la comunità».

Altro ambito che caratterizza questa realtà ecclesiale, è quello sociale. «C’è un ricreatorio (Centro Giovanile) – spiega don Paolo – di cui è iniziata la ristrutturazione per farlo diventare un punto centrale non solo per le attività sportive, ma soprattutto di aggregazione». A questa realtà si affianca la sala cinema parrocchiale «che è l’unico cinema parrocchiale rimasto non solo a Montecchio ma anche nel circondario – spiega Roberto Borghero -, perché la parrocchia ha investito nella struttura facendo in modo che la sala rimanesse funzionante. Questo ha fatto sì che si creasse un polo che fa un servizio non solo pastorale ma anche sociale».
 
Giuseppe Bedin