Visita pastorale: il Vescovo incontra la parrocchia dei Giuseppini del Murialdo di Montecchio Maggiore

 Venerdì 28 aprile il vescovo Beniamino inizierà la Visita Pastorale nella parrocchia S. Maria Immacolata di Montecchio Maggiore. È la parrocchia più giovane del vicariato, compirà trent’anni l’8 settembre di quest’anno ed è retta dai Giuseppini del Murialdo (Congregazione di san Giuseppe). La nascita della parrocchia non ha coinciso con l’arrivo dei Giuseppini a Montecchio, la loro presenza in questa realtà risale al 1901, ma è stata la conseguenza di un cammino compiuto dalla comunità della “Valle” (toponimo che indica la zona settentrionale dell’abitato di Montecchio Maggiore).  Santa Maria Immacolata è una realtà ecclesiale costituita dalla parrocchia, dalla scuola secondaria di primo grado paritaria “Leone XIII” e dall’Associazione Murialdo che, insieme al Centro Ank’io che svolge attivita di doposcuola e il Circolo, formano l’Opera giuseppina. «La gente della Valle ha voluto la parrocchia – racconta Cecilia Menegon componente del consiglio dell’Opera – prima c’era solo l’Istituto». «Tutti siamo in questa casa – continua – e respiriamo questo carisma. Tutti facciamo riferimento ad un’opera sola». È un cammino che è nato distinto e successivamente si è unito. «Non è stato un cammino semplice quello che ci ha portati a questa integrazione, ci sono stati passi difficili». «L’Opera ha come elemento essenziale la parrocchia – spiega padre Solideo Poletti, parroco di Santa Maria Immacolata dal 2013 e al contempo superiore della comunità religiosa – che però è corroborato da altri aspetti importanti: l’aspetto sociale della scuola e del centro educativo sostenuto dall’associazione Murialdo. La parrocchia rimane come centro fondamentale però non sono da meno gli altri elementi». Ciò che unisce, innerva e fa interagire questa articolata realtà ecclesiale è il carisma del Murialdo. «C’è un carisma che si tenta di vivere all’interno della parrocchia come nell’associazione e in diverso modo nella scuola – spiega Elisa Bozzetti che si occupa della realtà giovanile». Il carisma dà lo stile al modo di agire di chi opera all’interno di questa articolata realtà ecclesiale.«Per tanti è un percorso comune – rileva Stefano Aleardi presidente dell’associazione Murialdo che sostiene il centro educativo, in merito al modo in cui le persone si impegnano e interagiscono all’interno di questa realtà – Io sono stato studente della scuola e successivamente animatore». «Uno dei collanti è rappresentato dal fatto che molte attività che hanno al centro i ragazzi sono portate avanti da parrocchiani di ogni età – evidenzia Fabrizio Vencato membro del consiglio pastorale e consigliere dell’opera -. Per esempio la sagra e il campeggio sono portati avanti da persone che hanno fondato il campeggio 40 anni fa, che inizialmente lo hanno frequentato come ragazzi. La stessa sagra della parrocchia (che si tiene l’8 settembre Ndr) a un certo momento era diventata una sagra di paese e correva il rischio di perdere di significato. Nel momento in cui ci siamo accorti di questo rischio abbiamo coinvolto maggiormente i giovani dedicando due giorni interamente a loro». «Nella parrocchia ci sono tante attività: le mamme apostoliche, il gruppo catechisti  – sottolinea Fabrizio -. Le persone sono coinvolte in maniera trasversale non ci sono compartimenti stagni». Se da un lato lo spirito del Murialdo dà lo stile all’agire della comunità, quello che spinge le persone a impegnarsi è il desiderio di «creare comunità per trasmettere la fede e portarla fuori, in modo da creare accoglienza – dice Maria Mutterle componente del consiglio parrocchiale – e vivere la comunione tra noi per annunciare il Vangelo». È un impegno che per la comunità dei Giuseppini si è tradotto anche in un’azione di accoglienza verso i richiedenti asilo. La comunità ha accordi con la Prefettura per accoglierne cinque. «È una realtà presente nella nostra comunità da due anni e mezzo – spiega don Solideo -. Doveva essere un segno per il contesto sociale, per la realtà ecclesiale di accoglienza. Questo seme è stato gettato con difficoltà. Noi vorremmo continuare l’esperienza dell’accoglienza per non perdere questo grande valore. Cinque hanno già completato l’iter burocratico, alcuni si sono collocati per conto loro, altri li abbiamo sistemati noi trovando un appartamento. In questo momento abbiamo altre cinque persone in attesa di espletare tutte le pratiche burocratiche». Giuseppe Bedin