Volto di Cristo, volto dell’uomo

Meditazione del Venerdì Santo

La Via Crucis che Papa Francesco presiede a Roma la sera del 18 aprile 2014, Venerdì Santo, è scandita dalle meditazioni (pubblicate da Libreria Editrice Vaticana) dell’arcivescovo Giancarlo Bregantini sul tema “Volto di Cristo, volto dell’uomo”. Proponiamo un estratto per ciascuna delle 14 Stazioni a supporto della riflessione e della preghiera personale.
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I STAZIONE: Gesù condannato a morte – Il dito puntato che accusa
 
La condanna inflitta in modo sbrigativo a Gesù da Pilato raccoglie le facili accuse, i giudizi superficiali tra la gente, le insinuazioni e i preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di “scarto”, con le lettere anonime e le orribili calunnie. Accusati, si è subito sbattuti in prima pagina; scagionati, si finisce in ultima!
 
E noi? Sapremo avere una coscienza retta e responsabile, trasparente, che non volga mai le spalle all’innocente, ma si schieri, con coraggio, in difesa dei deboli, resistendo all’ingiustizia e difendendo ovunque la verità violata?

II STAZIONE: Gesù è caricato della croce – Il pesante legno della crisi

Il peso della croce sotto la quale Gesù barcolla è anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l’usura, con le aziende che lasciano il proprio Paese.

Questa è la croce pesante del mondo del lavoro, l’ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più nell’ingiustizia, ma capaci, con il suo aiuto, di creare ponti di solidarietà e di speranza…

III STAZIONE: Gesù cade per la prima volta – La fragilità che ci apre all’accoglienza

In questa caduta, in questo cedere al peso e alla fatica, Gesù si fa ancora una volta Maestro di vita. Ci insegna ad accettare le nostre fragilità, a non scoraggiarci per i nostri fallimenti, a riconoscere con lealtà i nostri limiti.

Ma ci aiuta anche ad accogliere la fragilità degli altri; a non infierire su chi è caduto, a non essere indifferenti verso chi cade. E ci dà la forza di non chiudere la porta a chi bussa alle nostre case, chiedendo asilo, dignità e patria. Consapevoli della nostra fragilità, accoglieremo tra noi la fragilità degli immigrati, perché trovino sicurezza e speranza.

IV STAZIONE: Gesù incontra la Madre – Le lacrime solidali

Questo incontro di Gesù con la sua mamma Maria lungo la Via della Croce è carico di emozione e di lacrime struggenti.

Maria raccoglie tutte le lacrime di ogni mamma per i figli lontani, per i giovani condannati a morte, trucidati o partiti per la guerra, specie i bambini-soldato. Vi sentiamo il lamento straziante delle madri per i loro figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici.

Lacrime amarissime! Solidale condivisione dello strazio dei figli! Mamme vigilanti nella notte con le lampade accese, trepidanti per i giovani travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e dall’alcol, specie il sabato notte!

V STAZIONE: Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce – La mano amica che solleva

Per caso, passa Simone di Cirene. Ma quello con Gesù diventa un incontro decisivo nella sua vita. Egli, infatti, è ricordato come il padre di due cristiani: Alessandro e Rufo. Un padre che ha impresso nel cuore dei figli la forza della croce di Gesù. Perché la vita, se te la tieni troppo stretta, ammuffisce e si secca. Ma se la offri, fiorisce e si fa spiga di grano, per te e per tutta la comunità!

Qui sta la vera guarigione dal nostro egoismo, sempre in agguato. La relazione con gli altri ci risana e genera una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere, aggrappandosi all’amore di Dio. Solo aprendo il cuore all’amore divino, sono spinto a cercare la felicità degli altri nei tanti gesti del volontariato: una notte in ospedale, un prestito senza interessi, una lacrima asciugata in famiglia, la gratuità sincera, l’impegno lungimirante del bene comune, la condivisione del pane e del lavoro…
 

VI STAZIONE: Veronica asciuga il volto di Gesù – La tenerezza femminile

La Veronica è la vera immagine femminile della tenerezza. E il Signore che si ferma davanti a lei incarna il nostro bisogno di gratuità amorevole, di sentirci amati e protetti da gesti di premura e di cura.

La Veronica asciuga il volto di Gesù non solo per alleviare, ma per partecipare al suo soffrire. In Gesù, riconosce ogni prossimo da consolare, con tocco di tenerezza, per giungere al gemito di dolore di quanti oggi non ricevono assistenza né calore di compassione. E muoiono di solitudine.

VII STAZIONE: Gesù cade per la seconda volta – L’angoscia del carcere e della tortura

Riconosciamo in Gesù l’amara esperienza dei detenuti di ogni carcere, con tutte le sue disumane contraddizioni. Il carcere, oggi, è ancora troppo tenuto lontano, dimenticato, ripudiato dalla società civile. Ci sono le assurdità della burocrazia, le lentezze della giustizia. Doppia pena è poi il sovraffollamento: è un dolore aggravato, un’ingiusta oppressione, che consuma la carne e le ossa. Alcuni – troppi! – non ce la fanno… E anche quando un nostro fratello esce, lo consideriamo ancora un “ex-detenuto”, chiudendogli così le porte del riscatto sociale e lavorativo.

Ma più grave è la pratica della tortura, purtroppo ancora diffusa in varie parti della terra, in molteplici modi. Come è stato per Gesù: anche Lui percosso, umiliato dalla soldataglia, torturato con la corona di spine, flagellato con crudeltà.

VIII STAZIONE: Gesù incontra le donne di Gerusalemme – Condivisione e non commiserazione

Gesù è scosso dal pianto amaro delle donne, ma le esorta a non consumare il cuore nel vederlo martoriato. Chiede un dolore condiviso e non una commiserazione sterile e piagnucolosa. Non più lamenti, ma voglia di rinascere, di guardare avanti, di procedere con fede e speranza verso quell’aurora di luce che sorgerà ancora più accecante sul capo di quanti camminano rivolti a Dio. Piangiamo su noi stessi se ancora non crediamo in quel Gesù che ci ha annunciato il Regno della salvezza. Piangiamo sui nostri peccati non confessati.

E ancora, piangiamo su quegli uomini che scaricano sulle donne la violenza che hanno dentro. Piangiamo sulle donne schiavizzate dalla paura e dallo sfruttamento. Ma non basta battersi il petto e provare compassione. Gesù è più esigente. Le donne vanno rassicurate come fece Lui, vanno amate come un dono inviolabile per tutta l’umanità. Per la crescita dei nostri figli, in dignità e speranza.

 
IX STAZIONE: Gesù cade per la terza volta – Vincere la cattiva nostalgia

Gesù è stremato! Sembra dire, come noi, in tanti momenti bui: Non ce la faccio più!

E’ il grido dei perseguitati, dei morenti, dei malati terminali, degli oppressi sotto il giogo.

Ma in Gesù, è anche visibile la sua forza. Ci indica che c’è sempre, nell’afflizione, la sua consolazione, un “oltre” da intravedere nella speranza.

Ci aiuti la contemplazione di Gesù accasciato, ma capace di alzarsi, a saper vincere le chiusure che la paura del domani imprime nel nostro cuore, specie in questo tempo di crisi. Superiamo la cattiva nostalgia del passato, la comodità dell’immobilismo. Quel Gesù che barcolla e cade, ma poi si rialza, è la certezza di una speranza, che, alimentata dalla preghiera intensa, nasce proprio dentro la prova e non dopo la prova né senza la prova!

 
X STAZIONE: Gesù è spogliato delle vesti – La dignità

In Gesù, innocente, denudato e torturato, riconosciamo la dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli. Dio non ha impedito che il suo corpo, spogliato, fosse esposto sulla croce. Lo ha fatto per riscattare ogni abuso, ingiustamente coperto, e dimostrare che Lui, Dio, è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime.

 
XI STAZIONE: Gesù è crocifisso – Al letto degli ammalati

E lo crocifissero! Gesù non scende, non abbandona la croce. Resta, obbediente fino in fondo alla volontà del Padre. Ama e perdona.

Anche oggi, come Gesù, molti nostri fratelli e sorelle sono inchiodati a un letto di dolore, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle nostre famiglie. E’ il tempo della prova, in amari giorni di solitudine e anche di disperazione.

La nostra mano non sia mai per trafiggere, ma sempre per avvicinare, consolare ed accompagnare gli infermi, rialzandoli dal loro letto di dolore. La malattia non chiede permesso. Giunge sempre inattesa. A volte sconvolge, limita gli orizzonti, mette a dura prova la speranza. Amaro è il suo fiele. Solo se troviamo, accanto a noi, qualcuno che ci ascolta, ci sta vicino, si siede sul nostro letto… allora la malattia può diventare una grande scuola di sapienza, incontro con il Dio Paziente. Quando qualcuno prende su di sé le nostre infermità, per amore, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del Cristo crocifisso e risorto. Quella che umanamente è una condanna, può trasformarsi in un’oblazione redentrice, per il bene delle nostre comunità e famiglie. 

XII STAZIONE: Gesù muore in croce – Il gemito delle sette parole

Le sette parole di Gesù sulla croce sono un capolavoro di speranza. Gesù, lentamente, con passi che sono anche i nostri, attraversa tutto il buio della notte, per abbandonarsi, fiducioso, nelle braccia del Padre. E’ il gemito dei morenti, il grido dei disperati, l’invocazione dei perdenti.

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). E’ il grido di ogni uomo colpito dalla sventura. E Dio tace. Tace perché la sua risposta è lì, sulla croce: è Lui, Gesù, la risposta di Dio, Parola eterna incarnata per amore.

«Ricordati di me…» (Lc 23,42). L’invocazione fraterna del malfattore, fatto compagno di dolore, penetra nel cuore di Gesù, che vi sente l’eco del suo stesso dolore. E Gesù ascolta quella supplica: «Oggi con me sarai nel paradiso». Sempre ci redime il dolore dell’altro, perché ci fa uscire da noi stessi.

«Donna, ecco tuo figlio!…» (Gv 19,26). Ma è la sua Madre, Maria, che con Giovanni stava sotto la croce, a spezzare la paura. La riempie di tenerezza e di speranza. Gesù non si sente più solo. Come per noi, se accanto al letto del dolore c’è chi ci ama! Fedelmente. Fino in fondo.

«Ho sete» (Gv 19,28). Come il bambino chiede da bere alla mamma; come il malato riarso dalla febbre… Quella di Gesù è la sete di tutti gli assetati di vita, di libertà, di giustizia. Ed è la sete del più grande assetato, Dio, che, infinitamente più di noi, ha sete della nostra salvezza.

«E’ compiuto!» (Gv 19,30). Tutto: ogni parola, ogni gesto, ogni profezia, ogni attimo della vita di Gesù. L’arazzo è completato. I mille colori dell’amore ora rilucono in bellezza. Nulla è andato sprecato. Nulla gettato via. Tutto è diventato amore. Tutto consumato per me e per te! E allora, anche il morire ha un senso!

«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Ora, eroicamente, Gesù esce dalla paura della morte. Perché se viviamo nell’amore gratuito, tutto è vita. Il perdono rinnova, risana, trasforma e consola! Crea un popolo nuovo. Ferma le guerre.

«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Non più la disperazione del nulla. Ma fiducia piena nelle sue mani di Padre, l’adagiarsi nel suo cuore. Perché in Dio, ogni frazione si compone, finalmente, in unità!

XIII STAZIONE: Gesù deposto dalla croce – L’amore è più forte della morte


Prima di essere sepolto nella tomba, Gesù viene consegnato finalmente a sua Madre. Questa icona è chiamata semplicemente “Pietà”. E’ straziante, ma mostra che la morte non spezza l’amore. Perché l’amore è più forte della morte!

Lacrime e sangue sono mescolate in questa tragica consegna. Come la vita nelle nostre famiglie, che, a tratti, è travolta da perdite improvvise e dolorose, con un vuoto incolmabile, specie nella morte di un figlio.

Pietà allora significa farsi prossimi dei fratelli che sono nel lutto e non si danno pace. E’ carità grande prendersi cura di chi sta soffrendo nel corpo piagato, nella mente depressa, nell’animo disperato. 

XIV STAZIONE: Gesù è posto nel sepolcro – Il giardino nuovo

Quel sepolcro rappresenta la fine dell’uomo vecchio. E come per Gesù, anche per noi Dio non ha permesso che i suoi figli fossero castigati dalla morte definitiva. Nella morte di Cristo decadono tutti i troni del male, basati sull’avidità e la durezza del cuore.

La morte ci disarma, ci fa capire che siamo esposti a un’esistenza terrena che ha un termine. Ma è davanti a quel corpo di Gesù, deposto nel sepolcro, che prendiamo coscienza di chi siamo. Creature che, per non morire, hanno bisogno del loro Creatore.