“Davvero il Signore è risorto”

Lettera Pastorale di mons. Beniamino Pizziol alla Diocesi di Vicenza, 8 settembre 2012
 
Ed entrò per rimanere con loro

(Lc 24, 28-32)

 
Interpretazione
Il viaggio volge verso la sua conclusione e viene il momento della separazione, per cui l’anonimo interlocutore sembra voler lasciare i due per proseguire nel suo cammino.
Non è solo un trucco narrativo, ma una manifestazione dello stile di Gesù, che si lascia incontrare se si è disposti ad incontrarlo. La richiesta dei due, affinché il loro compagno di viaggio rimanga, dice molto di più dell’uso orientale dell’ospitalità, che prevede pressanti inviti rivolti all’ospite affinché accetti. È, invece, invocazione accorata della presenza del Risorto, specie quando si affacciano le ombre della prova, la notte del dubbio e del dolore: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (v. 29). Gesù accoglie questa richiesta, accettando l’invito. Ma l’espressione evangelica è assai più forte, in quanto si afferma che “entrò per rimanere con loro” (v. 29b). Non entra semplicemente per condividere un momento fugace o per farsi riconoscere, ma per “rimanere”. Quanto avviene in quella casa ha i tratti di gesti estremamente familiari ed insieme assolutamente singolari. Mettersi a tavola e spezzare il pane è cosa ordinaria, come pure pronunciare la benedizione su di esso. Il tratto singolare è che tutti quei gesti richiamano l’ultimo pasto di Gesù con i suoi discepoli: “Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 22,19). Adesso quei gesti diventano comprensibili, perché sono stati il- luminati dalla Parola. E avviene in loro una profonda trasformazione: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (v. 31). I due hanno dunque riconosciuto Gesù risorto, il vivente. Questo riconoscimento prende anche l’aspetto di un fare memoria del cammino fatto con Gesù, dell’esperienza del lavoro intimo che la sua Parola ha fatto nel loro cuore, fino a farlo ardere nel petto. È un fuoco che si è acceso in loro e che non si spegnerà più, perché è come il Battesimo in Spirito e fuoco (Lc 3,16).
 
Attualizzazione
Ogni domenica coloro che intendono partecipare all’eucaristia si mettono per strada, e non solo in senso metaforico. C’è una strada, breve o lunga, che deve essere affrontata fisicamente. Gli stati d’animo sono i più diversi. Talora anche noi ci ritroviamo nello stato d’animo dei due discepoli. Condividiamo la loro tristezza, il loro smarrimento, la loro fatica a credere.
Spesso qualcuno domanda, con aria sorniona: basta andare a Messa per essere cristiani? No. Ma, non è possibile essere cristiani senza andare a Messa.
L’Eucaristia è un passaggio essenziale, essa non conclude, ma apre la strada della testimonianza e dell’impegno. Non possiamo fare a meno di chiederci: perché, dopo aver partecipato all’Eucaristia nella nostra comunità, non torniamo a casa con il cuore ardente? Perché non veniamo trasformati dall’incontro con il Signore? Perché non avvertiamo un entusiasmo nuovo, che ci fa correre verso gli altri? Nel gesto sacramentale del pane spezzato, c’è tutto Gesù. C’è la sua compassione e la sua tenerezza; c’è l’amore smisurato che lo ha spinto a dare la vita per gli uomini; c’è la sua misericordia ed il suo desiderio di farci entrare in una comunione piena con lui.
Ogni domenica, facendo l’esperienza profonda della comunione con Gesù, possiamo riprendere il cammino della nostra vita con rinnovata speranza.
 
 
 
Il ritorno a Gerusalemme
(Lc 24,33-35)
 
Interpretazione
Il ritorno a Gerusalemme è un cammino opposto a quello fatto dai due viandanti poco prima. Se per l’innanzi erano tristi, senza più speranza, ora hanno trovato la gioia, un entusiasmo nuovo, una speranza assolutamente certa. Pur essendo ormai sera e nonostante il viaggio di ritorno a piedi sia piuttosto lungo, i due non esitano a correre a Gerusalemme.
È davvero un giorno che sembra “senza tramonto”, perché ormai la luce è dentro di loro. È un giorno che preannuncia l’interminabile tempo della missione della Chiesa, in cui ogni uomo deve essere raggiunto dalla buona notizia.
Cleopa ed il suo amico non possono più tenere solo per sé la meravigliosa notizia, ma si devono fare evangelizzatori, annunciatori della risurrezione di Gesù.
Il fatto che Gesù li abbia preceduti e sia già apparso a Simone, è segno ulteriore della grazia divina che sta convocando i discepoli dopo lo scacco della morte di Gesù.
La condivisione della medesima scoperta li avvince e li fa diventare, in modo nuovo, la comunità dei discepoli di Cristo: “Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (v. 35). Questa è la Chiesa, la prima Chiesa: la comunione tra coloro che si riconoscono nella storia di Gesù, il vivente; confessano insieme la loro fede, spezzano il pane e mettono in comune la loro esperienza di discepoli.
 
Attualizzazione
Ciascuno di noi, oggi, può incontrare personalmente Gesù, crocifisso e risorto, nella comunità cristiana, che fa continuamente memoria della Parola e dei gesti del Risorto.
Anche noi siamo chiamati a professare la stessa fede della prima comunità cristiana con le parole: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (v. 34).
L’annuncio del Signore risorto apparso a Simone diventa il sigillo di garanzia dell’autenticità della nostra esperienza di fede. Potremmo dire: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia” (dove si trova Pietro, lì c’è la Chiesa).
La presenza di Simon Pietro e del successore di Pietro conferisce unità ecclesiale alla comunità degli amici di Gesù.  Nella comunità ecclesiale presieduta da Pietro i due di Emmaus sono accolti e ascoltati. La loro esperienza vale come ricchezza carismatica, che porta ulteriore luce nella comunità; la comunità ecclesiale l’accoglie e la certifica come reale e autentica esperienza.
Questa deve essere la dinamica ecclesiale, anche ai nostri giorni nei confronti di tutte le nuove realtà carismatiche.
È lui, il Cristo Risorto, a formare la nuova comunità dei credenti, che, nella molteplicità dei doni, dei carismi, dei ministeri, attesta la comune fede in Gesù.


Conclusione
 
Tutti gli uomini e le donne che leggono la mirabile pagina del racconto dei due discepoli sono invitati a ripercorrere la stessa strada. Emmaus diventa il simbolo della vita nuova che rinasce dopo l’incontro con Cristo.
Come Cleopa ed il suo anonimo compagno ciascuno di noi è sollecitato a compiere quel cammino e a diventare testimone e annunciatore di speranza.

Vicenza, 8 settembre 2012

Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza
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01/07/2013