DISCORSO ALLA DIOCESI PER LA CONSEGNA DELLA NUOVA NOTA PASTORALE(Vicenza, chiesa Cattedrale, 14 gennaio 2018)

 
       Carissimi fratelli e sorelle,
 
       «Rendo grazie a Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo» (Fil 1,3-5).
 
       Con questo saluto dell’Apostolo Paolo desidero iniziare il nostro incontro, che rappresenta una tappa importante e cruciale per il cammino pastorale della nostra Chiesa di Vicenza.
 
       Ringrazio tutti coloro che hanno dato, in modo responsabile, il proprio contributo di riflessione e di discernimento: tanti fedeli laici, uomini e donne, consacrati e consacrate, diaconi permanenti e presbiteri. Ringrazio l’intero popolo di Dio che ha sostenuto con la preghiera questo cammino sinodale, che è stato un segno speciale di fiducia e di speranza per tutti.
 
       In questa Nota Pastorale ho voluto riportare le riflessioni raccolte sia negli incontri con i Consigli Pastorali tenuti nelle dieci zone della nostra Diocesi, sia le risposte e le considerazioni sulle 48 proposizioni, preparate dalle segreterie allargate dei due Consigli diocesani, Presbiterale e Pastorale e votate nelle assemblee del 20 ottobre dell’anno scorso.
 
       Ora desidero leggere questo sostanzioso lavoro alla luce dell’episodio evangelico della “moltiplicazione dei pani”, secondo la versione che ci viene offerta dall’Evangelista Marco. Gesù, di fronte a una folla stanca e affamata, che lo aveva seguito per ascoltare la sua Parola, sente una profonda commozione e chiede agli Apostoli: «“Quanti pani avete?”. Si informarono e dissero: “cinque pani e due pesci”».
 
       Anche noi possiamo constatare la pochezza delle nostre risorse, trepidanti e preoccupati davanti alla vastità della messe, con sofferenza prendiamo atto della sempre più esigua presenza degli operai del Vangelo. La condizione di oggi, infatti, è quella di una società liquida e frammentata, senza punti solidi di riferimento e quelli che ci sono vengono contestati in vari modi.
 
       Pertanto alcuni rifiutano in radice il mondo attuale e vivono nella nostalgia di un passato ormai andato; altri, al contrario, rifiutano il passato e prendono tutto quel che c’è di nuovo, perché tutto è possibile e accettabile. Ecco la sfida più grande dal punto di vista culturale ed ecclesiale: riuscire a custodire i valori e le conoscenze del passato e nello stesso tempo restare aperti alle novità e alle trasformazioni offerte nel periodo in cui ci è dato di vivere.
 
        Siamo chiamati a individuare dei processi nei quali la Parola di Dio annunciata, metta in moto col tempo cammini ed esperienze di fede solidi e perseveranti. Questo, comunque, non avviene senza difficoltà. Alle spalle abbiamo una pastorale che ha occupato numerosissimi spazi della vita sociale e culturale, a partire dalla parrocchia, la cui presenza nel territorio era capillare, quasi fino alla rapporto personale. La nostra Chiesa diocesana di fronte alla diminuzione del numero dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose, dei battezzati laici, in questi ultimi 25 anni non si è lasciata andare allo scoraggiamento e tanto meno si è chiusa nella rassegnazione, grazie anche all’impegno e alla lungimiranza di tanti cristiani.
 
       Abbiamo fatto un discernimento comunitario e non ci siamo fermati ai dati della cronaca, della situazione così complessa, comune a tante altre diocesi, una volta fiorenti e attive, per la abbondante presenza di fedeli laici, preti e religiosi. Ci siamo interrogati se questo dovesse essere un tempo opportuno, favorevole, un kairòs, per pensare a una nuova presenza di Chiesa nel territorio della nostra diocesi, con un nuovo volto e un nuovo stile evangelico.
 
       Vogliamo, perciò, affidarci con fede e speranza al Signore Gesù, che è e sarà sempre il fondamento, il centro, la mèta ultima della nostra vita personale e comunitaria, mettendo nelle sue mani i nostri pochi pani, non tenendoli riservati unicamente al nostro gruppo, alla nostra piccola o grande comunità, ma li consegniamo a Lui perché li spezzi per moltiplicarli e donarli a tutti.
 
       Per questo ho voluto titolare i nuovi “orientamenti circa le Unità Pastorali” con la risposta concreta data da Gesù: «Spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero loro» (Mc 6,41), in continuità con la Lettera Pastorale dello scorso anno Quanti pani avete?.
 
       I nostri pochi pani consegnati, con generosità, nelle mani del Signore Gesù, ci sono stati restituiti attraverso una molteplicità di doni, che voglio ricordare con gioia e riconoscenza.
      
       Anzitutto una nuova e diffusa ministerialità dei laici — specie quella femminile — e in primo luogo i gruppi ministeriali, il ministero coniugale, i ministri della comunione, della consolazione, quelli istituiti e quelli di fatto.
       Un altro dono consiste nella costante attenzione alla dimensione vocazionale, mediante proposte e cammini per i singoli e per i gruppi, sostenuti e accompagnati dalla Pastorale vocazionale e da quella giovanile, assieme ai diversi organismi diocesani.
       C’è anche una nuova ripresa del ministero ordinato dei Diaconi Permanenti. Ringraziamo il Signore per i cinque candidati al primo grado dell’Ordine che abbiamo accolto ieri, qui nella chiesa Cattedrale.
 
       La stessa proposta delle ‘fraternità presbiterali’ è stata accolta con una buona disposizione d’animo e con spirito di comunione da un numero consistente di presbiteri, ottenendo l’approvazione positiva di tanti fedeli laici. Un dono speciale per la nostra Diocesi sono i giovani presenti in Seminario e nella Comunità vocazionale “Il Mandorlo”: per loro chiedo una preghiera affinché il Signore continui a donare numerosi e santi presbiteri alla nostra Chiesa.
        Infine, voglio ricordare l’impegno missionario, assunto dall’intera nostra diocesi verso le Chiese sorelle di altri paesi, inviando presbiteri e laici “fidei donum”, nonostante la situazione di difficoltà in cui ci troviamo.
 
       Carissimi, in questo tempo, abbiamo riflettuto e fatto discernimento comunitario sulla dimensione liturgico-celebrativa, su quella dell’annuncio, della carità e sulla dimensione socio-culturale della vita ecclesiale. Oggi vi consegno questa Nota Pastorale considerando la globalità dell’esperienza delle Unità Pastorali a partire dai soggetti che le compongono: i cristiani laici, uomini e donne, i religiosi e le religiose, i diaconi, i presbiteri; esaminando, inoltre, i tempi — sostanziati dall’ascolto della Parola di Dio, dalla Celebrazione Eucaristica, dalla preghiera personale e comunitaria; facendo, infine, discernimento sui luoghi fisici e umani in cui si compie e si sviluppa la nostra vita di cristiani, primo fra tutti la stessa Unità Pastorale, per poi passare agli organismi di partecipazione e di comunione, all’edificio chiesa, alle case canoniche e alle opere parrocchiali.
 
       Affinché non andasse perduto il lavoro di consultazione personale e diretta, avvenuto il 20 ottobre 2017 nelle dieci zone pastorali della diocesi, ho chiesto che venissero riportati anche i risultati delle votazioni sulle proposizioni, che trovate nella parte finale della Nota.
 
       Come sappiamo, il cammino diocesano verso le Unità Pastorali è iniziato trent’anni fa con il XXV Sinodo Diocesano, conclusosi nel 1987, ed è proseguito con una prima Nota Pastorale nell’anno 1992 dal titolo La costituzione delle Unità Pastorali.
 
       Sette anni più tardi, siamo nel 1999, una nuova Nota dal titolo Unità Pastorali in cammino offriva alcune indicazioni organizzative. In questi ultimi vent’anni, le Unità Pastorali sono cresciute in quantità e in qualità ecclesiale, attraverso un cammino impegnativo, segnato da gioie e da fatiche. In questo momento nella nostra diocesi ci sono 97 Unità Pastorali che comprendono 302 parrocchie e vi sono 53 parrocchie singole. Come si può notare le Unità Pastorali sono quasi il doppio delle parrocchie singole.
 
       Nella terza parte di questa nuova Nota Pastorale ho indicato alcuni orientamenti – 16 per la precisione – che intendono accompagnare, in modo concreto e operativo, il nostro cammino di Chiesa per una nuova presenza nel territorio, con un nuovo volto e un nuovo stile evangelico.
 
       «La decisione di procedere alla costituzione delle ‘Unità Pastorali’ è dunque una scelta della nostra Chiesa, che dovrà essere accolta come atto di fedeltà al progetto di Dio che si rivela nella nostra Storia», così si esprimeva il compianto vescovo monsignor Pietro Giacomo Nonis nel novembre del 1992. Su questa strada desidero continuare anch’io, come vescovo attuale di questa Chiesa, per essere fedele alla sua Storia e alla sua bella testimonianza di fede. Le Unità Pastorali vogliono essere un’esperienza forte e bella di Chiesa, caratterizzata da un cammino permanente di comunione, di corresponsabilità e di conversione missionaria, in un contesto sociale ed ecclesiale così complesso e frammentato (1-2 orientamento).
 
       Ogni Unità Pastorale è chiamata a sostenere e ad alimentare la fede dei cristiani con i mezzi ordinari della vita ecclesiale: la Parola di Dio, la Liturgia, la testimonianza della Carità. Su questi fondamenti, poi, devono essere pensati e costruiti itinerari e cammini di formazione, che divengono necessari per tutti i battezzati: ragazzi, giovani, adulti, anziani (3 orientamento).
 
       Nelle Unità Pastorali devono essere valorizzati tutti i doni, i carismi e i ministeri: i Presbiteri, i Diaconi Permanenti, i Consacrati e le Consacrate, i Gruppi Ministeriali, i Ministeri di fatto e quelli istituiti (5-6-7 orientamento).
 
       Nella Nota ci sono anche delle indicazioni concrete e precise sulla celebrazione dell’Eucaristia e sulla preghiera comunitaria, compresa la prospettiva della diminuzione del numero delle Sante Messe o – in casi eccezionali – sulla celebrazione domenicale della Parola in attesa del sacerdote (10 orientamento).
 
       Nel testo che oggi vi consegno, vengono affrontate anche questioni di natura pratica e organizzativa con la prospettiva di un servizio responsabile e generoso alla vita della comunità, come l’apertura delle chiese, l’utilizzo delle case canoniche, delle opere parrocchiali, compresa la prospettiva dell’alienazione (o vendita) di qualche struttura non più utile alla pastorale (13-14-15 orientamento).
 
       Un orientamento specifico riguarda la gestione dei beni della comunità, mediante una maggior responsabilità del Consiglio per gli Affari Economici, sollevando così i presbiteri da gravi incombenze che rischiano di sottrarre il tempo da dedicare alla preghiera, all’annuncio del Vangelo, alla celebrazione dei Sacramenti, alla visita alle persone e alle famiglie (16 orientamento).
 
       Desidero concludere con una considerazione che mi sembra importante per la continuazione del nostro cammino pastorale.
 
       Come detto, questa nuova Nota Pastorale offre alcuni orientamenti concreti per la vita e la missione delle nostre comunità cristiane, non ha però la pretesa di essere risolutiva, né definitiva; essa rappresenta piuttosto una pietra miliare nel cammino della nostra Chiesa che «sulla strada del regno di Dio, incontra l’uomo e il mondo», come recita il titolo del XXV Sinodo Diocesano.
 
       La bella novità che ho riscontrato nel percorso che ha portato a questa Nota Pastorale è stata la intensa esperienza di sinodalità che abbiamo vissuto tutti insieme. Il testo della Nota non è stato scritto da alcuni incaricati, magari riconosciuti come esperti di Pastorale e di Teologia – che sono stati pure presenti e consultati – ma è stato il frutto della partecipazione diretta e responsabile dei Consigli Pastorali Parrocchiali, Unitari, Vicariali, Diocesani, della consultazione dei Consacrati e delle Consacrate, assieme alla Consulta delle Aggregazioni Laicali, della Comunità Diaconale, del Consiglio Presbiterale Diocesano e delle Congreghe dei sacerdoti.
 
       Questo cammino sinodale ha riempito di speranza e di letizia il mio cuore e sono convinto anche tutta la nostra Chiesa diocesana. Per questo, desidero ringraziare tutti voi qui presenti in Cattedrale e tutte le nostre comunità cristiane.
 
       Insieme, ora, affidiamo all’intercessione della Madonna di Monte Berico il cammino futuro della nostra Chiesa con la preghiera che troviamo nel fascicolo che ci è stato consegnato.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza