FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO E GIORNATA DI PREGHIERA PER LA VITA CONSACRATA(Vicenza, Chiesa Cattedrale, 2 febbraio 2015)

Carissime consacrate e carissimi consacrati, rivolgo a tutti voi un saluto cordiale e affettuoso, che estendo con gioia ai fratelli e sorelle che parteci-pano a questa Eucaristia, ai canonici, ai sacerdoti, ai diaconi e al Seminario Maggiore.
Un saluto grato e riconoscente va a monsignor Giuseppe Bonato, delegato vescovile per la Vita Consacrata.
Un saluto cordiale e fraterno a Padre Adelio Pasqualotto, sacerdote vicentino dei Padri Giuseppini del Murialdo, nominato vescovo del Vicariato Apostolico di Napo (Ecuador).
Un saluto affettuoso agli amici ascoltatori di Radio Oreb.

Celebriamo oggi la festa della Presentazione del Signore Gesù al Tempio, che è come l’anticipazione del grande dono della vita che Gesù farà sulla Croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito», Lc 23,46. Questa offerta che Gesù fa di se stesso – per le mani di Maria e di Giuseppe – porta a compimento l’antica profezia di Malachia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: «L’angelo inviato da Dio purificherà i figli di Levi… perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia». È così che l’offerta di Cristo rende possibile all’uomo, ad ogni uomo, l’offerta di se stessi.
Tutto il senso della vita umana consiste in questo, non ha altro significato: la nostra vita deve diventare un’offerta, un dono a Dio. È il vero culto del cristiano, come ci dice l’apostolo Paolo: «vi esorto ad offrire, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vo-stro culto spirituale», Rom 12,1.

Oggi celebriamo anche la giornata della Vita Consacrata, di quelle donne e uomini che hanno messo la vita intera a disposizione del Regno di Dio. Nella Chiesa, la presenza della Vita Consacrata è per tutti un richiamo al primato del Regno di Dio e un invito costante a fare della nostra vita un’offerta al Signore nell’amore ai fratelli.

Ma in che modo i consacrati possono vivere la loro vita come un’offerta gradita a Dio nel servizio ai fratelli?
Ce lo dice – con la solita incisività e genialità – Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica per l’anno della Vita Consacrata, con questa espressione: “vivete il presente con passione”. Tutti battezzati, ma in modo speciale i consacrati, hanno sentito la chiamata ad aderire interamente a Cristo, fino a poter dire con Paolo: «per me vivere è Cristo», Fil 1,21.
I voti di un consacrato hanno senso soltanto per accogliere testimoniare questo amore appassionato. Cari consacrati e consacrate, Papa Francesco vi invita a domandarvi se Gesù sia davvero il primo e l’unico amore, e – attraverso voi – pone anche a noi, vescovi, sacerdoti e diaconi, la medesima domanda: il Signore Gesù è il principio e il fine della nostra vita, il senso autentico della nostra esistenza?
I vostri fondatori e le fondatrici hanno sentito in sé la compassione che prendeva Gesù quando vedeva le folle come pecore sbandate senza pastore. Come Gesù, mosso da questa compassione, ha donato la sua parola, ha sanato gli ammalati, ha dato il pane da mangiare, ha offerto la sua stessa vita, così anche i fondatori e le fondatrici si sono posti al servizio dell’umanità a cui lo Spirito li mandava, nei modi più diversi: l’intercessione, la predicazione del Vangelo, la catechesi, l’istruzione, il servizio ai poveri e agli ammalati. La fantasia della carità non ha conosciuto limiti e ha saputo aprire innumerevoli strade per portare il soffio del Vangelo nelle culture e nei più svariati ambiti sociali.
Il Santo Papa Giovanni Paolo II esortava i consacrati ad avere la stessa ge-nerosità e abnegazione dei fondatori per mantenere vivi i carismi, con la stessa forza dello Spirito che gli ha suscitati, continuando ad arricchirli e ad adattarli, senza far perdere il loro carattere genuino, per metterli al servizio della Chiesa e del mondo.
Nella nostra diocesi di Vicenza vi è un consistente numero di consacrati (249) e consacrate (1602) che – insieme ai presbiteri e alla comunità diaconale – svolge un generoso servizio al popolo di Dio e per certi aspetti anche alla comunità civile. Come vescovo di questa chiesa desidero ringraziare il Signore per questo prezioso dono che siete voi e desidero pure ringraziare ciascuno di voi e ciascuna di voi per la vostra bella testimonianza di fede e di amore, spesso nascosta e silenziosa.
Rallegriamoci, dunque, per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziandoli per questa testimonianza di amore, di umanità e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto e obbediente. Insieme a voi, anche noi, cari fratelli e sorelle, possiamo rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana e sempre insieme possiamo elaborare forme nuove per vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali.

La suggestiva processione con i ceri accesi che abbiamo fatto all’inizio di questa celebrazione ha inteso esprimere, mediante un segno visibile, la fede in Cristo quale luce delle genti, come lo indicò il vecchio Simeone. Ma cosa ci dice questa insistenza – in tutta la liturgia odierna – sul tema della luce? Siamo chiamati ad accogliere l’invito di Gesù ad essere luce del mondo. Nessuno accende una lucerna per tenerla nascosta sotto un secchio. La Chiesa ha acceso le nostre lampade nel giorno del nostro battesimo non perché le tenessimo nascoste, ma perché la luce della fede sia portata a tutte le persone che il signore mette sul cammino della vita. Questo è anche il significato del segno della lucerna che consegnerò alla fine della Messa alle religiose e ai religiosi che celebrano quest’anno il Giubileo della Vita Consacrata. E lo farò con questo auspicio, come ci è stato detto all’inizio: che la luce della gioia, della speranza e dell’amore, riaccesa nei cuori, possa illuminare e contagiare chiunque si fa vostro e nostro compagno di viaggio.

Maria, dolce madre della Speranza, in Te è apparso il futuro del mondo e ci è stata anticipata e promessa la gloria del tempo avvenire, aiutaci ad essere pellegrini instancabili verso la patria del Regno, ottenendoci la grazia della fedeltà e la passione per vivere nel presente degli uomini l’avvenire della promessa di Dio. Amen!

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza