LITURGIA FUNEBRE PER DON ADRIANO PETTENUZZO(Chiesa parrocchiale di San Rocco di Tretto, 4 luglio 2019)

         Non avremmo mai pensato di doverci trovare qui, oggi, per celebrare il congedo cristiano da don Adriano Pettenuzzo, che il Signore ha chiamato a sé dopo poche tempo dal ricovero in ospedale.
         La sua morte improvvisa e inaspettata ha provocato in tutti noi un grande dolore, seppur illuminato dalla fede. Solo qualche mese fa, in marzo, abbiamo celebrato il funerale di suo fratello don Alfredo. Ora, noi li pensiamo insieme tra le braccia di Dio Padre, nella sua dimora di luce e di pace.
 
         Don Adriano fu ordinato presbitero il 6 aprile 1968 dal vescovo monsignor Carlo Zinato. Prete novello, fu inviato come vicario cooperatore a Pievebelvicino e poi a Sarego, a Piazzola sul Brenta e a Malo. Nel 1992 fu nominato parroco dell’Unità Pastorale Tretto, dove rimase fino alla sua morte, avvenuta presso l’ospedale civile di Santorso, fu parroco per ben 27 anni.
 
          Ho avuto modo di incontrarlo più volte, soprattutto durante gli appuntamenti comunitari dei presbiteri, ai quali era sempre presente, rimanendo perlopiù silenzioso, con un atteggiamento riservato e schivo. Don Adriano ha compiuto il suo ministero pastorale con grande bontà d’animo, sempre disponibile ad aiutare i confratelli, dimostrando un’attenzione evangelica alle persone più semplici e più bisognose.
         Era già stato segnato nella sua salute da un infarto nel tempo di Natale del 1998, e per questo mi confidò un giorno di tenersi sempre pronto all’incontro definitivo con il Signore della vita. Sentiva particolarmente significative — per la sua condizione di salute — le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito» (Lc 12,35-36).
 
La parabola del padrone e dei suoi servi è come scandita da tre momenti che, in sintesi, richiamano il senso della nostra vita e della nostra missione cristiana.
         Tutto inizia con la partenza del Signore, che se ne va lontano e affida la casa e i suoi beni ai suoi servi. Anche a noi il Signore ha affidato la grande casa che è il mondo e i suoi beni che sono la Parola, i Sacramenti e tutti i fratelli e le sorelle, in modo particolare quelli che vengono esclusi dal banchetto della vita. Il Signore ha affidato a ciascuno di noi un compito, una responsabilità, da esercitare con uno stile di servizio. Don Adriano è stato fedele al suo servizio ministeriale con fede, dedizione e zelo pastorale.
 
         La seconda scena della parabola ci dice che i servi vegliano durante la notte attendendo il ritorno del loro padrone. Hanno le vesti strette ai fianchi, come chi è pronto per un lungo viaggio e le lampade accese, vale a dire che essi sono pronti ad accoglierlo e a restare sempre con lui.
Questo deve essere l’atteggiamento spirituale di ogni battezzato. Tutto quello che pensiamo e operiamo su questa terra, durante il nostro pellegrinaggio terreno, è importante, è impegnativo, da tutti i punti di vista, personale, familiare, professionale, ministeriale, ma rimane sempre una realtà “penultima” rispetto all’incontro definitivo con il Signore, la  meta “ultima” del nostro cammino. Non attacchiamoci alle cose penultime, contingenti, provvisorie, ma guardiamo alle cose ultime.
 
         Il brano della Lettera di San Paolo ai Colossesi costituisce un programma di vita per ciascuno di noi, come lo è stato per il nostro amico e confratello sacerdote don Adriano. Con le persone che incontriamo durante le giornate siamo invitati a usare misericordia, a essere comprensivi e amabili, «sopportandoci a vicenda e perdonandoci scambievolmente, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro» (Col 3,13a). La ragione di questo comportamento reciproco è molto chiara: «Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi» (Col 3,13b). Ma tutto questo è possibile solo se ci lasciamo rivestire dalla carità di Cristo, dal suo amore.
 
         In questo modo arriviamo alla terza scena del Vangelo che ci descrive il ritorno del Signore. Se tornando troverà i suoi servi “svegli”, “vigilanti”, sarà lui stesso a servirli, ad accoglierli nella sua casa, nella sua dimora. Il Signore Dio si pone a servizio della nostra beatitudine, della nostra felicità.
 
         Ora è giunto il momento di congedarci da don Adriano, consegnando il suo corpo alla sepoltura nella ferma speranza che risorgerà alla fine dei tempi. Lo affidiamo all’intercessione della Beata Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico e lo affidiamo ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa diocesana perché gli vengano incontro e lo conducano a Dio, Padre buono e misericordioso.
         Insieme a don Adriano, chiediamo ora al Signore la grazia di sante vocazioni al Ministero Sacerdotale, alla Vita Consacrata e al Sacramento del Matrimonio. Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza