LITURGIA FUNEBRE PER DON ADRIANO TONIOLO(chiesa parrocchiale di Costabissara, mercoledì 29 marzo 2017)

       Il Signore ha chiamato a sé don Adriano Toniolo nel cuore della Quaresima, mentre la Chiesa sta camminando verso la Pasqua.
       Don Adriano fu ordinato presbitero dal vescovo Carlo Zinato il 24 giugno 1967, assegnato come cooperatore pastorale a San Bonifacio, ad Araceli e, quindi, come collaboratore pastorale qui a Costabissara. Dal 1977 al 1985 fu direttore del settimanale diocesano “La voce dei Berici”. Nel 2004 venne nominato addetto all’ufficio stampa diocesano. Per molti anni insegnò religione in diverse scuole pubbliche.
 
       La pagina tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, che abbiamo appena ascoltato, ci narra una nuova e sorprendente esperienza dell’Apostolo Paolo nella sua missione evangelizzatrice. Egli passa dalla sinagoga alla piazza, dall’ambiente biblico-giudaico all’ambiente filosofico- greco-ellenistico, ma sempre impegnato a predicare Cristo risorto.
       È importante anche per noi analizzare il discorso di Paolo alla luce delle difficoltà che incontriamo come predicatori di fronte al mondo d’oggi. La situazione culturale è certamente diversa: allora, nella cultura greca, vi era un ambiente sacralizzato e intriso di religiosità naturale, ora si tratta di un ambiente secolarizzato e dominato da una visione diversa del mondo. Bisogna riconoscere a Paolo uno sforzo reale di adattamento alla mentalità degli ascoltatori. Egli però dimostra simpatia questi filosofi, è interessato a conoscere il loro pensiero religioso, cita i loro autori, si colloca sul loro terreno. Ma nonostante lo sforzo, il risultato non sembra positivo: «quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: “su questo ti sentiremo un’altra volta”. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti» (At 17,32.34a).
 
       Il ministero pastorale di don Adriano si è compiuto — in gran parte — non nella parrocchia ma in quella piazza, complessa e interessante, che è rappresentata dalla stampa e dai nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, e così pure all’interno della comunità scolastica, in costante dialogo con studenti, insegnanti, genitori e dirigenti.
Scrive un suo amico sacerdote: «Don Adriano aveva un modo di scrivere tutto suo, frutto di tante letture e di una cultura un po’ enciclopedica. Aveva inoltre una curiosità senza limiti, che lo portava lontano, negli argomenti più eterogenei. Credo abbia trovato nell’ambiente giornalistico il modo più consono a lui di essere prete, più che una parrocchia».
 
       Fu tra i primi preti giornalisti professionisti del nostro paese, interprete originale degli eventi ecclesiali, diocesani e nazionali, e si è sempre fatto leggere con interesse, anche per il suo stile arguto e talvolta mordace. A fronte di alcuni passaggi delicati della nostra Chiesa ha sempre mantenuto la comunione, con un grande senso di fedeltà e responsabilità.
 
       Il Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato presenta alla nostra riflessione un brano che viene definito, dal punto di vista letterario, come “scena di giudizio”, il cui intento non è informare su ciò che accadrà alla fine dei tempi, bensì fornire insegnamenti su come comportarsi oggi, verso i fratelli, soprattutto verso i più poveri, e i più fragili.
Nel giudizio sulla nostra salvezza o perdizione eterna, Dio non si lascerà guidare, primariamente, da criteri di culto — quanto preghiamo — né da criteri dottrinali — quanto crediamo — ma dall’incontro con Cristo presente nella persona da aiutare: l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato. Al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore a Dio e al fratello.
 
       Don Adriano, nella sua vita, è sempre stato vicino alle persone meno garantite e più povere. Così lo ricordano i suoi colleghi e amici: «Sotto la scorza burbera, batteva un cuore generosissimo, trovava sempre il tempo per seguire le vicende travagliate di tante persone. Per non parlare dell’affetto che mostrava verso gli anziani e alcuni “poveracci”. Quando questi ultimi arrivavano nella sede de “La voce dei Berici”, chiudeva la porta del suo studio, bofonchiando, ma la riapriva facendoli uscire con qualcosa nelle tasche».
Gli va riconosciuta anche una particolare sensibilità missionaria. Così dice di sé in un’intervista nella ricorrenza dei cinquant’anni del settimanale diocesano: «Dopo aver lasciato “La voce”, mi sono dedicato maggiormente alle missioni in Africa, Sierra Leone e Costa d’Avorio; ho fatto otto viaggi, sempre laddove vi sono missionari vicentini». In queste visite ha lasciato numerosi segni di carità e di solidarietà attingendo generosamente dalle sue sostanze.
 
       Nel corso del mio ministero, ho avuto modo di incontrarlo più volte, in modo particolare durante la Visita Pastorale alla comunità parrocchiale di Costabissara. L’ho sempre ascoltato con attenzione e simpatia, ricevendo da lui narrazioni gustose, utili per conoscere alcune vicende – liete e dolorose -della nostra Chiesa vicentina, narrazioni sempre accompagnate da un sano senso di ilarità. Ora la sua vita terrena si è conclusa e noi, con questa Eucaristia, lo consegniamo a dio, Padre buono e misericordioso.
 
       Pur piangendo la sua morte, noi non siamo senza speranza ma, come l’Apostolo Paolo nell’areòpago, professiamo la comune fede in Cristo morto e risorto per la nostra salvezza.
       Il Vangelo aperto sopra la bara di don Adriano contiene promesse di vita che non saranno smentite, perché sono Parola di Dio: «Io sono la risurrezione la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, dice il Signore a Marta, la sorella di Lazzaro» (Gv 11,25). Il cero acceso accanto a lui è il simbolo di Cristo risorto: la sua luce non conosce tramonto. Tra poco aspergeremo il suo corpo con l’acqua battesimale: essa è il segno dello Spirito di vita che un giorno sveglierà questo suo corpo mortale per renderlo partecipe della gloria della resurrezione, e poi lo avvolgeremo con i profumi dell’incenso, come di aromi è stato avvolto il corpo di Gesù da Giuseppe di Arimatea e da Nicodemo.
 
       Affidiamo ora don Adriano all’intercessione della Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico. Lo affidiamo ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa diocesana perchè gli vadano incontro e lo conducono a Dio, Padre buono e misericordioso. Tutti insieme chiediamo al Signore la grazia di sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Sacerdotale. Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza