LITURGIA FUNEBRE PER DON AMADIO BERTUZZI(chiesa parrocchiale di Isola Vicentina, 26 gennaio 2018)

Don Amadio Bertuzzi, pastore buono e generoso, ha terminato la sua esistenza terrena e ha compiuto il suo passaggio alla vita eterna.
       Il Signore gli ha donato una vita lunga, ed egli si è mantenuto fedele al suo ministero anche nei giorni più difficili della sua esistenza, i giorni che hanno preceduto la sua morte. Personalmente lo ricordo con sentimenti di tenerezza e di gratitudine, per le numerose attenzioni di amicizia e di affetto che ha avuto verso di me e verso la mia cara mamma, soprattutto in occasione del Natale e della Pasqua.
 
       Don Amadio fu ordinato prete a Vicenza, il 26 giugno del 1949 dal vescovo Carlo Zinato. Per diversi anni esercitò il ministero come vicario cooperatore a Sant’Urbano di Montecchio Maggiore, a Sorio, a Santissima Trinità di Angarano e a Cagnano; di questa parrocchia — Cagnano — divenne poi parroco per più di trent’anni. Dopo la rinuncia all’ufficio di parroco prestò il suo servizio sacerdotale come collaboratore pastorale nell’ Unità Pastorale di Isola vicentina. Trascorse gli ultimi anni della sua vita alla RSA Novello, casa San Rocco, fino al giorno della sua morte.
 
       Oggi la Liturgia della Chiesa celebra la memoria dei santi vescovi Timoteo e Tito. Per questo ho voluto leggere la vita e il ministero di don Amadio alla luce delle esortazioni che l’Apostolo Paolo rivolge a Timoteo, suo prezioso collaboratore nell’evangelizzazione. Ogni discepolo di Gesù, ogni cristiano deve avere come fondamento della sua vita e della sua fede la Risurrezione di Cristo: “Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti” (2Tim 2,8).
       La Risurrezione di Gesù è l’evento più inaudito che ha segnato la Storia dell’umanità e la storia del mondo. Le nostre sofferenze e le nostre prove sono state innestate nella passione e morte di Cristo per partecipare anche alla sua stessa risurrezione. Vivere da cristiani è rivivere l’esistenza pasquale di Cristo. Da quando il Figlio di Dio, Gesù, è morto in croce nessuna sofferenza umana è più inutile, è la condivisione della croce che dà al singolo la forza di sopportare ogni cosa: “se moriamo con lui, con lui anche vivremo” (2Tim 2,11).
 
       Ora don Amadio può far proprie le parole del salmo 26 che abbiamo proclamato: “il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è la difesa della mia vita: di chi avrò paura? Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”.
 
       Il santo Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla della morte di Gesù in croce. Con l’ora di Gesù, giunge anche l’ora di Maria. Perciò la troviamo lì, ai piedi della croce: “Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius”.
 
       Le parole di Gesù rivolte alla Madre e al discepolo amato Giovanni, illuminano il significato profondo della presenza di Maria nella Chiesa, essa diventa la “Madre della Chiesa” e ogni discepolo di Gesù si sente suo figlio: «Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse alla madre: “donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “ecco tua madre!”» (Gv 19,26-27).
 
       Dopo averci consegnato Maria come nostra madre, Gesù porta a compimento la sua missione in mezzo a noi e ci dona il suo Spirito: “Gesù disse: ‘è compiuto’, e chinato il capo consegnò lo Spirito” (Gv 19,30).
 
       Don Amadio aveva una devozione speciale per Maria, la madre di Gesù. Dice un suo confratello: “era un innamorato di Maria”. Aveva partecipato a più di 40 pellegrinaggi a Lourdes, ottenendo il riconoscimento mediante la nomina a “cappellano della Grotta”.
 
       Tale amore a Maria lo ha manifestato pure nell’arricchire la parrocchia di capitelli dedicati alla Madonna. La presenza di don Amadio in casa del clero, a San Rocco, è sempre stata vivace, partecipava assiduamente agli incontri, non gli mancava la generosità del cuore: la sua camera era spesso ben fornita di dolci che distribuiva con gioia ai vicini di stanza e a coloro che incontrava. C’è un particolare importante nella sua vita di cui andava molto fiero e me ne parlava ogni volta che lo incontravo: il brevetto di pilota. Talvolta prendeva parte a qualche giro in elicottero, invitato da amici aviatori.
 
       Don Amadio per quasi settant’anni ha celebrato quotidianamente l’Eucarestia, finché le forze fisiche glielo hanno consentito. Ha annunciato il Vangelo nella predicazione, ha preparato i piccoli all’incontro con Gesù nei sacramenti, ha spronato i giovani e ha sostenuto gli adulti nel loro cammino di fede e di testimonianza di vita cristiana.
 
       Sulla bara è aperto il Vangelo: sul Vangelo ha impegnato la sua vita, per il Vangelo ha faticato perché potesse giungere a tutti, memore delle parole dell’Apostolo Paolo al santo vescovo Timoteo di cui oggi facciamo memoria: “la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna” (2Tim 2,9-10).
 
       Vergine Santa, Madonna di Monte Berico, vieni incontro a questo tuo figlio e conducilo a Gesù, Figlio tuo. Per l’amore che egli ti ha portato e nel quale si è sforzato di far crescere la sua comunità, donagli di abitare presso Dio, Padre buono e misericordioso, nella sua dimora di luce e di pace.
      
       Invochiamo i Santi e i Beati della nostra Chiesa vicentina perché lo accompagnino all’incontro con Dio e preghiamo per lui e con lui affinché il Signore doni alla nostra amata diocesi numerose e sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza