LITURGIA FUNEBRE PER DON ANTONIO BOSCHETTI(chiesa parrocchiale di Breganze, sabato 21 novembre 2015)

Improvvisa e inaspettata ci è giunta la notizia della morte di don Antonio Boschetti. Quando celebriamo il funerale di un nostro fratello battezzato, noi celebriamo il mistero pasquale di Cristo, vale a dire l’evento della Sua Morte, Sepoltura e Risurrezione. Il nostro fratello sacerdote è stato unito a Cristo con il Battesimo ed è quindi destinato a passare con Lui dalla morte alla vita, compiendo la sua Pasqua.
 
         Don Antonio nacque a Montecchio Maggiore, in una famiglia numerosa, molto legata ai Padri Giuseppini, suo zio è stato Superiore generale della Congregazione e morto in concetto di santità. Entrò in Seminario in terza media, e così lo ricorda un suo compagno di classe: «Era buono, intelligente, alquanto riservato, di carattere un po’ ostinato». Questi tratti della sua personalità lo hanno accompagnato durante la sua lunga esistenza. Il 28 giugno del 1959 fu consacrato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato, in una classe di 21 compagni.
Fu vicario cooperatore a San Pietro in Schio, a Camisano Vicentino, a Villaggio del Sole, a San Giorgio in Bosco e a San Clemente in Valdagno. Nel 1980 divenne parroco di Molina di Malo e nel 1997 parroco in solido a Breganze. Dal 2006 continuò a prestare il suo ministero come collaboratore dell’Unità Pastorale di Breganze e Maragnole. È morto improvvisamente all’Ospedale di Santorso mercoledì pomeriggio scorso.
 
         Cerchiamo ora di comprendere la vicenda umana e il ministero pastorale di don Antonio alla luce della Parola di Dio che abbiamo proclamato e ascoltato.
         La lettera dell’Apostolo Paolo ai cristiani di Tessalonica ci fa riflettere sul tempo ultimo della storia della famiglia umana. Quel tempo sul quale mediteremo nel prossimo periodo dell’Avvento che è ormai alle porte e che sarà caratterizzato dall’inizio dell’Anno Giubilare Straordinario della Misericordia, con il gesto significativo dell’apertura della Porta Santa. Paolo si propone di descrivere la seconda venuta del Signore, alla fine dei tempi, il giorno della “parusia”. Egli è convinto che la fine della storia arriverà presto e che la sua generazione non passerà prima di aver visto il Signore tornare nella gloria, e infatti dice: «Noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti» (1Ts 4,15). Il linguaggio apocalittico ricorre a una serie di immagini: la voce dell’arcangelo Michele, che assisterà Dio nel Suo giudizio, il suono di tromba, la discesa dal cielo e la successiva ascensione tra le nubi, con il corteo formato dai beati.
Tutto questo sta a dire che il tempo della venuta di Cristo è un tempo fissato da Dio, Padre buono e misericordioso. La venuta nella gloria del Signore sarà una liberazione definitiva per tutti coloro che si sono mantenuti fedeli alla Parola, e viene così descritta: «Saremo sempre con il Signore» (1Ts 4,17).
 
         Don Antonio ha annunciato e predicato la Parola di Dio, ha celebrato l’Eucaristia per oltre 56 anni, aspettando nella speranza l’incontro con il suo Signore, come diciamo dopo la consacrazione: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Ora l’attesa, desiderata nella fede, si fa incontro.
 
         Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci invita alla vigilanza e all’attesa: «Siate sempre pronti, con la cintura ai fianchi – come si usava ai tempi di Gesù per mettersi in viaggio – e le lampade accese – per partire anche di notte». Queste parole svelano il senso della vita cristiana come attesa del Cristo che viene. Vivere da cristiani, ascoltando la Parola di Gesù, i suoi insegnamenti, significa incamminarsi verso la Casa del Padre che ci aspetta per la grande festa della vita eterna. Una festa nella quale Dio stesso, nostro Padre, si farà servitore della nostra gioia: «si cingerà il grembiule e ci servirà», così dice il Vangelo. La vita cristiana è attesa fiduciosa e operosa di un incontro preparato da Dio stesso, per mezzo di Gesù, per ciascuno di noi. E allora dobbiamo mantenerci sempre pronti perché nessuno conosce il giorno e l’ora in cui il Signore Gesù verrà a chiamarci. La Sua Grazia, però, ci accompagna ogni giorno, senza abbandonarci mai, perché possiamo rispondere “eccomi” alla voce che ci chiama.
 
         Ora è giunto il momento di congedarci da don Antonio, consegnando il suo corpo alla sepoltura nella ferma speranza che risorgerà alla fine dei tempi. Affidiamolo all’intercessione della Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa perché gli vengano incontro e lo conducano a Dio, Padre Buono e Misericordioso. Insieme chiediamo al Signore la grazia di sante vocazioni alla Vita Consacrata, al Ministero Ordinato e al Sacramento del Matrimonio. Amen!
† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza