LITURGIA FUNEBRE PER DON GIOVANNI MARZARI(chiesa parrocchiale di Gambugliano, 18 giugno 2018)

 
         Don Giovanni Marzari è stato colto dalla morte — in modo improvviso ma sereno — all’età di 94 anni presso il Centro Servizi Anziani di Brendola. Mi pare di sentire dalla sua voce le stesse parole del vegliardo profeta Simeone: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,29-30).
 
         Ordinato sacerdote il 29 giugno 1950, dal vescovo Carlo Zinato, fu assegnato come vicario parrocchiale in diverse comunità a partire da Veronella e in seguito a Orgiano, Posina, Presina, San Zeno di Cassola. Fu parroco di Ancignano per 25 anni e dopo amministratore parrocchiale di Ignago e collaboratore nell’Unità Pastorale di Castelnuovo-Ignago.
 
         La sua vita si è svolta in semplicità, come si sgrana un Rosario, giorno dopo giorno, senza avvenimenti clamorosi, nel compimento dei suoi doveri di pastore d’anime, sul modello di Gesù, venuto nel mondo non per essere servito ma per servire. Ora che la sua giornata terrena si è chiusa, ci è caro pensarlo alla luce della Parola di Dio che abbiamo proclamato e ascoltato.
 
         Il profeta Isaia (25,7-9) ci ha annunciato che verrà un giorno in cui Dio eliminerà la morte per sempre e lui stesso asciugherà le lacrime su ogni volto: «In quel giorno si dirà: “Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» (Is 25,7-9).
 
         Don Giovanni è stato un sacerdote che sapeva infondere nelle persone, speranza e fiducia nel Signore, perché lui stesso viveva nella speranza e nella fiducia del suo Signore. Nei diversi incontri che ho avuto con lui, durante la Visita Pastorale nel vicariato di Castelnovo e in altre occasioni, l’ho sempre trovato pieno di vita, di entusiasmo, contento di essere prete e di annunciare il Vangelo, con gioia e generosità, a tutte le persone che il Signore metteva sulla sua strada. Ha testimoniato nel suo ministero uno stile pastorale che può essere riassunto in tre parole: vicinanza, cordialità, ascolto. Questo stile pastorale lo aveva consigliato a me nel primo incontro di conoscenza reciproca che abbiamo avuto nel gennaio del 2012.
 
         Il Vangelo di Marco ha proclamato l’evento della Morte e Risurrezione del Signore Gesù. Don Giovanni l’ha continuamente annunciato nella predicazione, per 68 anni, e l’ha celebrato nell’Eucaristia. È mirabile la grandezza di una vita che — piccola in sé — per tanti anni celebra ogni giorno l’evento più grande della Storia dell’umanità, l’evento che ci salva, la Morte e la Risurrezione di Gesù di Nazareth. Perché non c’è niente che sia più grande, per i credenti, dell’Eucaristia.
         Nelle umili mani di un uomo c’è quanto di più grande Dio stesso ci ha donato, il suo Figlio Gesù, nell’espressione suprema del suo amore per il Padre e per gli uomini. Nell’Eucaristia, infatti, in quanto Pasqua di Cristo nel sacramento, c’è veramente tutto: c’è il vertice della creazione e della redenzione, c’è la sorgente della nostra vita e della speranza di una vita nuova oltre la vita eterna. C’è già il germe della vita futura.
 
         Dice infatti Gesù: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterà nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Questa fede nell’Eucaristia, don Giovanni cercava di trasmetterla ai fedeli nella celebrazione della Santa Messa. Cercava in tutti i modi di coinvolgere i fedeli e di sollecitarli a vivere nella vita quotidiana l’Eucaristia celebrata in chiesa. Dedicò molto tempo all’ascolto delle persone, al ministero della Riconciliazione, all’accompagnamento spirituale di singoli e di comunità, in modo particolare le comunità del Cammino Neocatecumenale.
 
         Ora noi consegniamo alla terra il corpo di questo nostro fratello sacerdote, in attesa della sua risurrezione. E mentre pensiamo alla responsabilità del nostro vivere e della nostra reciproca solidarietà fraterna, nello stesso tempo, guardando a Gesù Cristo, morto e risorto per noi, ci apriamo alla speranza, confidando nell’aiuto della grazia di Dio che ci sostiene nella fatica della quotidiana fedeltà a Lui.
 
         Accanto alla bara di don Giovanni arde il Cero Pasquale, annunzio di Risurrezione; sulla bara è aperto il Vangelo che contiene parole di vita che non passeranno mai. Poi circonderemo di onore e di amore il suo corpo con l’acqua del Battesimo e con il profumo dell’incenso, per affermare che anche il suo corpo è destinato alla Risurrezione.
 
         Affidiamo ora don Giovanni alla intercessione della Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa vicentina, perché lo accompagnino all’incontro filiale con Dio Padre, ricco di bontà e di misericordia.
 
         Preghiamo con don Giovanni e per don Giovanni, affinché il Signore doni alla nostra diocesi numerose e sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza