LITURGIA FUNEBRE PER DON GRAZIOSO PIEROPAN(Duomo di Cologna Veneta, 11 ottobre 2017)

Domenica scorsa, 8 ottobre, giorno del Signore, Pasqua settimanale, don Grazioso Pieropan è passato dalla vita terrena alla vita nuova, in Dio Padre buono e misericordioso.
 
Riconoscenti al Signore per il dono di una esistenza ricca di anni e di frutti spirituali, vogliamo ricordare il suo ministero pastorale, svolto come vicario parrocchiale a Campiglia dei Berici e a Velo d’Astico, come parroco nella parrocchia di Santa Maria assunta di Orgiano per 36 anni e, infine, come collaboratore nell’unità pastorale di Cologna Veneta.
 
Fu ordinato presbitero dal vescovo Carlo Zinato il 25 giugno 1944 nel momento più drammatico della Seconda Guerra Mondiale. Giovane sacerdote, visse quegli anni come vicario parrocchiale a Velo d’Astico confidando unicamente nel Signore, convinto – come abbiamo ascoltato nel brano del libro delle Lamentazioni – che «le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, perchè grande è la sua fedeltà».
 
Nominato parroco di Orgiano nel 1954, si è dedicato totalmente a servizio della comunità cristiana, soprattutto nella predicazione del Vangelo, nella celebrazione dei sacramenti, nella cura spirituale dei ragazzi, degli adulti, e in modo tutto particolare degli ammalati. Ha lasciato anche dei segni tangibili del suo lungo ministero di parroco, come la casa della gioventù, le opere parrocchiali, il restauro della chiesa, del campanile e la casa canonica.
 
Don Grazioso è stato un sacerdote mite, riservato e umile. Ha cercato di realizzare nel suo ministero il comando di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo di Matteo: «prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29). La mentalità corrente fatica a comprendere la bellezza di una vita mite, la grandezza dell’essere piccoli secondo l’insegnamento evangelico: «ti rendo lode, Padre, Signore del cielo della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Sentirsi piccoli, essere miti, sembra oggi l’atteggiamento del perdente, di chi non è capace di farsi valere o di chi rinuncia ad affermare se stesso. Il Vangelo che abbiamo ascoltato, allora, ci dice che per capire la mitezza occorre guardare a Gesù. In lui e alla sua scuola è possibile sperimentare e comprendere la bellezza di essere miti. Chi segue Gesù lungo questa strada, che è quella del discepolo, scopre la profonda umanità di questo stile di vita, che ci realizza come figli di Dio. Il mite è una persona dall’umanità pacificata, riconciliata con sé stesso, libera da ogni egoismo e interesse personale.
 
Don Grazioso ho trascorso gli ultimi sei anni della sua vita terrena presso la casa San Rocco a Vicenza, che accoglie i nostri sacerdoti anziani e ammalati. In questa casa la sua vita era sempre silenziosa, non parlava mai di se stesso; potremmo dire che si è compiuto in lui, quanto abbiamo letto a conclusione del brano delle Lamentazioni: «è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore». (Lam 3,26).
 
Tuttavia quando, in qualche incontro, si parlava della Divina Commedia o dei Promessi Sposi, la sua sapienza e la sua memoria esplodevano in modo straordinario lasciando stupiti tutti i presenti. Ricordava, allora, la conclusione dell’incontro tra il cardinale Federigo e l’Innominato, così descritta dal Manzoni: “E si seppe poi, che a più d’uno de’ riguardanti era venuto in mente quel detto di Isaia: il lupo e l’agnello andranno ad un pascolo; il leone e il bue mangeranno insieme lo strame. Dietro veniva don Abbondio, a cui nessuno badò”. Egli attribuiva a sé tale citazione su don Abbondio, quasi per nascondersi in una profonda umiltà.
 
Don Grazioso per 73 anni si è nutrito dell’Eucaristia e finché le forze glielo hanno consentito l’ha celebrata ogni giorno con devozione intensa e grande fede. Ora l’Eucarestia, che ha trasformato la sua vita a immagine di quella di Cristo, è fiorita nell’eternità: «chi mangia di questo pane vivrà in eterno», ci ha detto Gesù.
 
Carissimi, noi stiamo celebrando l’Eucaristia, vale a dire il memoriale della morte e risurrezione di Gesù. Noi crediamo che la Pasqua di Gesù è attiva e operante nella morte di questo nostro fratello sacerdote. Tra poco consegneremo il suo corpo alla terra, sapendo che un giorno risorgerà a vita nuova.
 
Preghiamo Dio Padre buono perché accolga don Grazioso tra le braccia della sua misericordia e gli conceda il riposo eterno, nella sua dimora di luce di pace.
 
Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, dei Santi e dei Beati della Chiesa vicentina perché lo accompagnino all’incontro con il Signore della vita. Preghiamo tutti insieme il padrone della messe perché doni alla nostra diocesi numerose e sante vocazioni al sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen!

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza