LITURGIA FUNEBRE PER DON IGINO COCCO(Chiesa parrocchiale di Volpino, martedì 8 aprile 2014)


Siamo qui raccolti in preghiera per consegnare don Igino Cocco nelle mani misericordiose di Dio, nostro Padre.


Ordinato sacerdote 64 anni fa per l’imposizione delle mani del vescovo mons. Carlo Zinato, svolse il suo ministero pastorale, prima come vicario parrocchiale a Sarmego, Almisano, e Costalunga, poi come parroco qui a Volpino, dove rimase per trent’anni, quando fu trasferito alle Parrocchie di Altissimo e Campanella.


Dopo aver rinunciato all’ufficio di parroco, prestò il suo servizio come cappellano del Centro servizi di Montecchio Precalcino. Trascorse l’ultimo periodo della sua vita a Casa Annunziata in Schio e quindi presso i suoi familiari.


Alla luce della Parola di Dio che abbiamo proclamato, cerchiamo di comprendere la vita e la morte di questo sacerdote, che ha svolto con fedeltà e saggezza il suo ministero pastorale nella nostra Chiesa diocesana. Il brano, tratto dalla Lettera di Paolo ai Romani, si apre con queste parole: ‘Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?‘ (6,3). Il cristiano, con il Battesimo, è unito a Gesù Cristo morto e risorto e l’apostolo Paolo esprime questa verità attraverso il riferimento al rito battesimale. Immerso nell’acqua, il catecumeno partecipa alla morte e alla sepoltura di Gesù, il quale ha condiviso la medesima, nostra natura umana: ha attraversato la morte, ma risorgendo ha sconfitto per sempre la morte ed il peccato. Per questo, i cristiani, uniti a Cristo mediante il Battesimo, sono chiamati a vivere secondo lo spirito di Cristo e sono destinati ad una vita nuova in Dio, una vita senza fine, una vita eterna: ‘Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova‘ (Rm 6,4).


In queste ultime tre domeniche di quaresima siamo stati guidati dalla Parola di Dio alla riscoperta del nostro Battesimo. Gesù, nell’incontro con la samaritana al pozzo di Sicar, ha promesso un’acqua che zampilla per la vita eterna. Quell’acqua che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che ha posto in don Igino ed in ciascuno di noi, un germe di risurrezione, un germe di vita eterna.  Così pure nella guarigione del cieco dalla nascita, per opera di Gesù, noi possiamo intravvedere il dono della luce della fede, che ci rende possibile vivere una vita alla sequela di Cristo, che è luce per il nostro cammino, lampada per i nostri passi.


Don Igino ha accolto questa luce della fede nella sua vita e nel suo ministero. Ho avuto modo di conoscerlo, per la prima volta, durante un corso di esercizi spirituali a Villa S. Carlo. Ho potuto constatare la sua fede genuina, la grande devozione a S. Giuseppe, lo sposo dfi Maria. Nell’incontro di conoscenza reciproca mi chiese di aiutare i preti a lavorare insieme.


Come Vangelo per questa S. Messa ho proposto di ascoltare insieme la narrazione della morte e della risurrezione di Gesù, secondo l’evangelista Luca. Siamo aiutati a rivivere l’evento della Pasqua di Gesù, del suo passaggio da questo mondo al Padre, per poter comprendere anche il passaggio di don Igino da questo mondo alla vita definitiva nel Signore. Oggi nella Pasqua di Cristo celebriamo anche la Pasqua di don Igino.


La morte di Gesù è avvolta nel buio, anche il sole scompare, si eclissa, il creato stesso partecipa a questo evento di totale consegna del Figlio nelle mani del Padre: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito‘. In questa consegna piena e totale nelle mani del Padre ci vogliamo porre anche noi, oggi, consegnando a Dio, nostro Padre, le preoccupazioni, il dolore per il rapimento di don Giampaolo, don Gianantonio e suor Gilberte. Vogliamo consegnare al Signore anche le sofferenze di tante persone ammalate, in modo particolare coloro che ho incontrato durante la Visita pastorale.


Ma su questo, buio, su questa notte sorge un’alba nuova: ‘Il primo giorno della settimana, al mattino presto, le donne si recarono al sepolcro portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro ed, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù’ (Lc 23,1-3). Noi siamo fiduciosi che ogni pietra, anche la più pesante, sarà rimossa mediante la risurrezione di Gesù.


E ora presentiamo al Signore questo suo servo, don Igino. Per l’eucaristia che tante volte ha celebrato, per le parole del Vangelo che ha annunciato con fedeltà, per il perdono che ha distribuito a tanti fratelli, Dio Padre infinitamente buono lo accolga nella sua dimora di luce e di pace.


La Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, tutti i santi e i beati della nostra Chiesa, gli vengano incontro festosi per accompagnarlo davanti a Dio e affidarlo alle sue mani misericordiose. E tu, don Igino, prega per noi, prega per le persone che tanto hai servito e amato, prega per i nostri missionari rapiti, prega affinché nella nostra Chiesa fioriscano numerose e sante vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al sacramento del Matrimonio. Amen.


‘ Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza