LITURGIA FUNEBRE PER DON LUIGI BERGAMIN(chiesa parrocchiale di Tezze sul Brenta, 3 novembre 2017)

Mentre la nostra Chiesa si preparava a celebrare la solennità di tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti, ci ha raggiunto la dolorosa notizia della morte di don Luigi Bergamin.
 
       Don Luigi venne ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato il 7 giugno 1970, assieme ad altri 25 compagni di classe. Fu vicario cooperatore a Camisano Vicentino, ad Arsiero e alla Santissima Trinità di Bassano del Grappa. Nel 1985 venne nominato parroco di Spagnago, successivamente a Tremignon e a Vaccarino e dal 2012 parroco a Tezze sul Brenta. Per diversi anni insegnò religione nelle scuole medie pubbliche. Trascorse gli ultimi mesi della sua vita terrena presso “Casa Gerosa” di Bassano del Grappa.
 
       Nei 47 anni di ministero pastorale, don Luigi visse con fedeltà e dedizione il suo impegno sacerdotale nella celebrazione dei sacramenti, nella predicazione del Vangelo e nella vicinanza alle persone, soprattutto le più bisognose.
 
       Le celebrazioni di questi primi giorni del mese di novembre invitano ciascuno di noi a riflettere sulla comune vocazione alla santità, sul destino  dei credenti, sul senso della vita e della morte. Noi, oggi, siamo turbati per la morte di questo nostro fratello sacerdote, che possiamo considerare come una morte prematura, secondo una logica puramente umana. Anche i discepoli di Gesù, durante l’ultima cena, hanno provato un profondo turbamento di fronte alla prospettiva di una separazione dal loro Maestro e Signore, a causa dell’annuncio della sua imminente partenza.
Gesù, però, li invita ad avere fede nella sua persona, perché egli se ne sta andando con una finalità ben precisa: preparare una dimora per loro. «Vado a prepararvi un posto. Quando sono andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via» (Gv 14,2b-4).
 
       Gesù sembra dare per scontata, da parte dei discepoli, la conoscenza della via che porta al luogo dove lui è diretto. L’apostolo Tommaso si sente provocato a intervenire con un interrogativo: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,5). Gesù risponde a Tommaso con una grandiosa parola di auto rivelazione: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). L’unica via per accedere a Dio Padre è Gesù. La ricerca della verità, il desiderio di vita che abitano nel cuore dell’uomo si compiono solo nell’incontro personale con Gesù.
 
       Don Luigi era pienamente consapevole della centralità di Cristo nella sua vita di battezzato e di sacerdote. Condivideva con i suoi 25 compagni di ordinazione presbiterale il motto Christus omnia, preso dalla lettera di San Paolo ai Colossesi («Sed omnia et in omnibus Christus», Col 3,11b). Con questa scelta s’intendeva sottolineare l’adesione totale a Cristo come movente unificante di ogni scelta e di tutto il ministero pastorale.
       A questa scelta, don Luigi ha cercato di essere sempre fedele nella sua vita di prete, anche nei momenti più difficili del suo ministero, soprattutto nel tempo della fragilità e della malattia.
 
       La morte di una persona cara suscita sempre nei familiari e negli amici domande profonde e radicali: che senso ha vivere, amare, soffrire, morire? Cosa sarà di noi dopo la morte? I cristiani trovano una risposta a queste domande, nelle sacre Scritture, soprattutto, nelle lettere di San Paolo.
       L’Apostolo delle genti spiega ai cristiani di Roma che l’incorporazione a Cristo compiuta nel Battesimo unisce il battezzato con la morte di Cristo e con la sua risurrezione. Il credente non è più destinato a una morte eterna, a una morte tragica, senza soluzione, ma a una morte che verrà trasformata in una vita nuova e definitiva, come quella di Cristo. L’uomo “vecchio”, vale a dire l’uomo incline al peccato, rinascerà come uomo “nuovo”, con una vita nuova, per la grazia di Cristo. Questo è il destino di don Luigi, la mèta finale della sua esistenza terrena e del suo ministero.
 
       Di don Luigi voglio ricordare anche il suo sincero ed effettivo interesse per le Missioni, egli infatti coltivava rapporti fraterni con amici missionari in vari paesi del mondo e sapeva coinvolgere anche le comunità che gli sono state affidate, aprendole alla solidarietà e alla cooperazione materiale e spirituale con altre chiese lontane dal nostro territorio.
 
       Tra poco aspergeremo il suo corpo con l’acqua del Battesimo, che un giorno lo ha rigenerato per una vita che non muore. Il cero acceso accanto alla bara è simbolo di Cristo risorto, ma è anche il segno che illumina la morte cristiana: Gesù morto e risorto fa luce sul nostro passaggio dalla vita mortale alla vita eterna, alla vita che è propria di Dio.
 
       Affidiamo ora don Luigi alla grazia del Risorto, all’affettuosa intercessione della Madonna di Monte Berico — alla quale era particolarmente devoto — e invochiamo i Santi e i Beati della Chiesa vicentina perché accolgano questo nostro fratello presbitero e lo accompagnino all’incontro con Dio, Padre buono e misericordioso, nella sua dimora di luce e di pace.
 
         Preghiamo per lui e con lui perché il Signore della vita doni alla nostra diocesi numerose e sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordi

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza