LITURGIA FUNEBRE PER DON MARIO BOCCONCELLO(Chiesa parrocchiale di Sarego, giovedì 12 giugno 2014)

Ci siamo raccolti in preghiera per affidare al Signore don Mario Bocconcello, nella chiesa parrocchiale di Sarego, dov’è stato battezzato ed è cresciuto nella fede.

Vogliamo ricordare il suo ministero, svolto con dedizione e generosità, come vicario parrocchiale a Chiampo e come parroco a Tonezza, Anconetta, Grantorto, Arcugnano ed Alonte.

Negli ultimi anni della sua vita, don Mario è passato attraverso la purificazione della sofferenza ‘ partecipando così all’esperienza della Croce di Cristo ‘ da vero discepolo del Signore. Veramente egli ha preso su di sé il giogo del Signore, l’ha portato anche quando era affaticato e stanco, da discepolo ‘umile di cuore’.

Nella prima lettura ‘ tratta dal libro di Giobbe ‘ abbiamo ascoltato queste parole: ‘Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre si incidessero sulla roccia‘ (Gb 19,23-24). Ma quali sono queste parole così importanti e decisive per l’uomo? Eccole: ‘Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere‘. Queste parole sono diventate realtà nella Morte e Risurrezione di Cristo.

La nostra risurrezione con Gesù Risorto è la fede della Chiesa ed è la nostra fede. Essa illumina di speranza il nostro futuro e dà senso al nostro vivere quotidiano, che non va verso la fine di tutto, ma verso l’incontro con Colui che ci renderà partecipi della sua stessa vita.

Mi piace contemplare in questa luce pasquale la morte di don Mario ‘ autentico uomo di fede ‘ per lunghi anni, come Giobbe, segnato dal dolore; via spogliato dell’attività pastorale che gli era cara, della ricchezza della sua umanità capace di diffondere gioia, sempre più legato ‘ in tutte le sue facoltà ed energie ‘ dall’infermità e dalla debolezza nel corpo e nello spirito.

Le parole di Giobbe che la liturgia di oggi ha recitato su di lui, sono la proclamazione della sua liberazione, operata dalla morte e risurrezione del Signore Gesù. Gesù  nel Vangelo che abbiamo ascoltato usa espressioni di infinita dolcezza e consolazione, esse sono come una sindone che avvolge il corpo e l’anima di don Mario e lo consegna alla certezza della risurrezione.

Non sia turbato il vostro cuore ci dice Gesù ‘ abbiate fede in Dio Padre, e abbiate fede anche in me‘. Nella casa del Padre ci sono molti posti, tanti quanti siete voi, perché il Padre mio vi vuole tutti partecipi della festa che lui stesso vi ha preparato. Gesù stesso è andato a prepararci un posto, morendo per noi sulla Croce e risuscitando. Ora Gesù è tornato, ha preso don Mario con Sé perché sia anche lui dov’è il Risorto.

Confratelli ed amici: pensiamo a don Mario con speranza! Se il dolore per la sua morte è giusto, ci deve consolare la certezza della risurrezione di Gesù, che trascina nella Vita ogni nostra morte.

Per più di sessant’anni don Mario ‘ finché ha potuto ‘ ha celebrato l’Eucaristia, vale a dire il sacramento della Morte e Risurrezione di Gesù. Per un prete la messa è tutto: è il Pane che dà forza, l’appuntamento quotidiano atteso che dà senso al faticare, al soffrire, al morire; che sostiene nelle esperienze di amarezza e di delusione proprie di ogni padre, ed il prete è padre e pastore della comunità a lui affidata.

Questa Eucaristia di ogni giorno ‘ anche nelle ore più stanche e sorde ‘ coinvolge sempre più la nostra vita. L’Eucaristia è l’atto d’amore supremo di Gesù per la Sua Chiesa e per il mondo, posto nelle mani povere, deboli e tremanti del prete, che deve dire con Gesù: ‘questo è il mio corpo donato… questo è il mio sangue versato…’. Ed è proprio così: l’Eucaristia fa della vita del prete un corpo donato e del sangue versato. Quant’è bello e quant’è consolante pensare a don Mario ‘ davanti al Padre ‘ rivestito dei suoi 63 anni di sacerdozio, corpo donato e sangue versato , una vita spesa con Cristo, offerta a Dio per i fratelli!

Il cero acceso accanto alla bara è simbolo di Cristo Risorto, la luce del mattino, che sconfigge le tenebre ed introduce i figli di Dio nel giorno senza tramonto. La Chiesa onora con l’acqua pasquale del Battesimo e profuma d’incenso i corpi dei suoi figli morti, perché crede che un giorno anche i nostri corpi risorgeranno.

Sia pace a don Mario. Noi lo affidiamo alle mani buone e misericordiose di Dio, nostro Padre. Lo affidiamo a Gesù, il Crocifisso per amore, risuscitato dal Padre. Lo affidiamo alla Santa Madre di Gesù, la nostra Madonna di Monteberico, Colei che non abbandona mai i suoi figli per tutti i giorni della loro vita.

E tu, don Mario, ricordati di noi; ricordati di questa Chiesa di Vicenza che hai tanto amato e hai onorato con il tuo ministero generoso e gioioso. Intercedi per la nostra Chiesa, perché il Signore la benedica con la grazia di numerose e sante vocazioni al sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al ministero sacerdotale. Amen!

Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza