LITURGIA FUNEBRE PER DON NATALINO LEDRO(Duomo di Lonigo, 5 gennaio 2015)

Carissimi,
nel nostro cuore risuonano ancora le parole del prologo del Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato ieri, nella liturgia della seconda Domenica dopo Natale: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1,12).
Don Natalino, nella sua vita, ha accolto, testimoniato ed annunziato il Vangelo di Gesù, la parola fatta carne, con tanta dedizione e passione.
Fu ordinato sacerdote il 22 giugno 1958 dal vescovo Carlo Zinato ed assegnato come vicario cooperatore a Madonna della Pace per otto anni, quando fu nominato parroco, ancora giovane sacerdote, a Selva di Trissino, trasferito poi a Ponte dei Nori in Valdagno e quindi a Locara, dove fu parroco per 17 anni.
Dopo un tempo sabbatico trascorso a Saluzzo e a Cuneo, impegnato nel progetto “Nuova immagine di diocesi per una Nuova Evangelizzazione” fu nominato parroco di Presina. Lasciato l’ufficio di parroco per raggiunti limiti di età, prestò il suo servizio pastorale come cappellano della casa di riposo di Gambellara e collaboratore nell’unità pastorale di Sorio e Gambellara. Trascorse gli ultimi anni della sua vita presso la RSA Novello a Vicenza.

Poniamo ora l’attenzione del cuore e della mente alla Parola di Dio risuonata nelle Sante Scritture che sono state proclamate. Il piccolo prologo della prima lettera di Giovanni Apostolo traccia un autentico itinerario di fede per ciascuno di noi e per l’intera comunità cristiana. Tutto ha inizio dall’esperienza dell’Apostolo, vissuta direttamente con Gesù: “Noi abbiamo udito… veduto… toccato…  contemplato il Verbo della vita” (1Gv 1,1).
Questa esperienza concreta, che ha coinvolto l’intera persona dell’Apostolo, l’ascolto, la vista, il tatto, è stata trasmessa anche a ciascuno di noi attraverso la testimonianza ininterrotta della Chiesa. Tale testimonianza si fa annuncio coraggioso perché tutti possano partecipare allo stesso dono di fede.
E questo annuncio genera la comunione tra i fratelli, partecipando così alla vita trinitaria: “la nostra comunione è con il Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1Gv 1,3b).
Don Natalino ha vissuto intensamente il ministero dell’Evangelizzazione, così si esprime in una lunga lettera che mi ha inviato il 22 marzo 2012: “sento in me un fuoco che vorrebbe bruciare e annunciare un Gesù vivo, risorto, presente, follemente innamorato di ogni uomo e di ogni donna… Guai a me se non evangelizzo”.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci offre un insegnamento sul senso della vita e della morte di Gesù, e quindi anche della nostra vita e della nostra morte. Questo brano si colloca alla soglia della passione di Gesù. La sua anima è “turbata”, si potrebbe dire “sconvolta”. È lui il chicco di grano caduto nella nostra terra, seme carico di vita, ma solo la morte ne permetterà lo sviluppo. Questa legge del dono di sé fino alla totalità della vita è inserita anche nella nostra esistenza come condizione di autentica fecondità spirituale. Ogni discepolo di Gesù è chiamato a realizzare questa conformazione alla vita e alla morte di Gesù.
Mi scriveva Don Natalino: “c’è anche chi mi ha ricordato che se il granellino di grano non muore rimane solo… certamente devo morire a me stesso per vivere in Gesù”.

Quant’è bella la vita di un prete, non per le sue doti o per gli uffici ricoperti, ma perché, come l’umanità di Gesù è stata la tenda in cui il figlio di Dio ha abitato, così egli con la sua umanità, povera e fragile, proclama la Parola che salva e rende attuale nell’Eucaristia la morte e la risurrezione di Cristo e perdona con il suo cuore i peccati degli uomini. E quanto più il prete è umile, tanto più lascia emergere solo la potenza di Cristo, e così tanto più la sua vita è bella.
Desidero concludere questa omelia ringraziando il Signore per quanto ha compiuto attraverso la testimonianza fedele e generosa di questo nostro fratello presbitero. E voglio ringraziare Dio con le stesse parole contenute nel testamento spirituale di don Natalino:
Grazie, o Padre, di aver pensato a me da tutta l’eternità. Ti ringrazio di avermi fatto cristiano e sacerdote. Ti ringrazio di avermi fatto nascere in questo tempo, in questa epoca meravigliosa. Mi hai posto a fianco dei fratelli straordinari. Tu, Gesù, mi hai scelto per essere tuo sacerdote, sacerdote per la vita eterna, per guidare altri fratelli alla vita eterna. Tu mi hai amato così come sono, e io desidero amarti per tutta l’eternità”.

Dio, Padre buono e misericordioso, accogli don Natalino nelle tue braccia. Lo accolga la Vergine Maria, così invocata da lui: “Mamma del cielo, dolcissima Maria, desidero rivolgerti le mie preghiere di ringraziamento, presentami tu al mio Signore. Ho camminato con gioia sotto il tuo sguardo materno e ho insegnato ai fratelli il tuo affetto di madre”.

E tu, don Natalino, continua ad intercedere per tutte le persone che hai amato e servito: per i nostri confratelli presbiteri, per il Seminario, per la nostra Chiesa, affinché il Signore ci doni la grazia di numerose vocazioni al Sacerdozio, alla Vita Consacrata e al Sacramento del Matrimonio. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza