LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR ALESSANDRO BORTOLAN(chiesa Cattedrale, 21 marzo 2018)

 
         La Liturgia di questi giorni ci guida verso la celebrazione della Santa Pasqua, ormai vicina e sulla soglia della Settimana Santa il Signore ha chiamato a Sé il nostro amato confratello monsignor Alessandro Bortolan.
 
         Don Alessandro fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1967 dal vescovo Carlo Zinato, all’età di 33 anni dopo aver vissuto un’esperienza lavorativa. Venne assegnato come vicario cooperatore a Rosà, per un anno, e poi esercitò il suo ministero per oltre 25 anni nel nostro Seminario con il compito di Padre Spirituale del Minore, per più di vent’anni, quindi con l’incarico di vice preside della Scuola Media e di quella Superiore, nonché segretario della Scuola Media di I e di II grado.
         Nel 1990 divenne vice assistente del settore Adulti di Azione Cattolica e nel 1995 venne nominato amministratore, prima, e parroco, poi, della parrocchia di Santo Stefano qui in Città e Rettore del Tempio di Santa Corona. Nel 2006 diventò canonico residenziale e Penitenziere della Cattedrale. Gli ultimi mesi della sua vita li trascorse presso la nostra preziosa RSA Novello-San Rocco.
 
         Una caratteristica dominante di don Alessandro è stata la fedeltà piena e scrupolosa agli impegni e ai servizi che gli venivano richiesti, impegni rilevanti e delicati fino ai più umili e nascosti. Dice un suo confratello prete: «Don Alessandro non si poneva tanti interrogativi, dove lo mettevi ci stava, finché c’era necessità del suo servizio, sempre compiuto in modo ordinato e preciso». La nostra Chiesa gli deve riconoscenza e gratitudine per i lunghi anni che ha dedicato nell’accompagnamento spirituale dei seminaristi del Minore alla scoperta e al discernimento della propria vocazione. Molti dei sacerdoti che oggi concelebrano questa Eucaristia hanno avuto il dono della sua paternità spirituale.
 
         Anche don Alessandro — come Giovanni Battista — nel brano del Quarto Evangelista che abbiamo ascoltato, ha sentito urgente e ineludibile il compito di indicare a tanti ragazzi il Messia, il Salvatore. Ha saputo accompagnare, passo dopo passo, questi ragazzi sulla strada dell’incontro personale e comunitario con Gesù: «Giovanni fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse (ai suoi discepoli): ‘Ecco l’Agnello di Dio’. E i suoi discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù» (Gv 1,35-37).
 
         Egli aveva conosciuto Gesù e a Lui aveva donato tutta la sua vita e per questo poteva indicarLo anche ai giovani seminaristi, e poteva pure aiutarli a ‘dimorare con Gesù’ nella preghiera, nell’esperienza della vita comunitaria e della carità operosa. Molti di questi ragazzi non sono arrivati all’Ordinazione Sacerdotale, ma sono diventati bravi padri di famiglia, onesti lavoratori, uomini impegnati nella vita sociale e civile e come Andrea — di cui parla il Vangelo — hanno potuto annunciare ai loro amici: «Abbiamo trovato il Messia!» (Gv 1,41).
 
         In questo momento il nostro cuore è colmo di dolore per la morte del nostro caro sacerdote don Alessandro e per la morte di altri tre confratelli, in questi giorni, e così pure per la preoccupante situazione di salute di alcuni nostri preti. Questi eventi dolorosi interrogano i presbiteri, i diaconi, i consacrati e l’intera comunità cristiana sulla  fedeltà a Cristo e al suo Vangelo ma anche sulla nostra vita intesa come vocazione, chiamata del Signore a servizio di Dio e dei fratelli, nei vari compiti e ministeri.
 
         Una forte testimonianza della conoscenza di Cristo ci viene da San Paolo nel brano della Lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato. L’Apostolo afferma con decisione: «Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura per guadagnare Cristo ed essere trovato in Lui» (Fil 3,8-9).
         Don Alessandro aveva scoperto Cristo come suo Signore e lo aveva testimoniato ai seminaristi, ai suoi confratelli sacerdoti, agli adulti di Azione Cattolica, ai parrocchiani di Santo Stefano, ai fedeli penitenti che numerosi si accostavano al suo confessionale. E a noi che stiamo per entrare nella Settimana Santa, nel grande mistero della Pasqua di Cristo morto-sepolto-risorto, l’Apostolo dice in cosa consiste la conoscenza piena di Cristo, essa consiste nella «potenza della sua risurrezione, nella comunione alle sue sofferenze, facendoci conformi alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dei morti» (Fil 3,10-11).
         Ecco cosa significa celebrare la Pasqua: partecipare alle sofferenze e alla morte stessa di Cristo, nella speranza di giungere alla risurrezione dei morti.
 
         Don Alessandro — con la sua preziosa testimonianza — sostenga il nostro cammino e la nostra vocazione, affinché impariamo a porre Cristo Signore come fondamento, centro e meta ultima della nostra vita. Egli, dal Cielo, mandi sul nostro Seminario la benedizione del Signore perché sia il luogo dove si maturano le vocazioni sacerdotali a servizio della Chiesa e del mondo.
 
         La Madonna di Monte Berico, i Santi e i Beati della Chiesa vicentina lo accolgano e lo accompagnino all’incontro con Dio, Padre buono e misericordioso, nella sua dimora di luce e di pace.
         A noi ottenga di essere vigilanti nella Fede e operosi nella Carità, perché, quando il Signore ci chiamerà alla Pasqua senza fine, possiamo dire con le parole del Salmo che abbiamo proclamato: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita» (Sal 15,5).
         Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza