LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR DOMENICO PICCOLI(Chiesa cattedrale di Vicenza, 5 aprile 2017)

         Monsignor Domenico Piccoli si è addormentato dolcemente nel Signore e ora riposa nella pace; noi lo speriamo fra le braccia dell’infinita misericordia di Dio.
         Ordinato presbitero dal vescovo Carlo Zinato il 24 giugno 1962, don Domenico svolse il suo ministero pastorale come vice rettore e insegnante nel Seminario Minore; come parroco a San Francesco d’Assisi in Vicenza, a San Giovanni Battista in Arzignano, poi ancora a Vicenza, parroco della Sacra famiglia e di San Lazzaro, di San Giorgio, come Vicario foraneo del Vicariato Urbano, come incaricato diocesano per la Pastorale Scolastica e, infine, come parroco di Santa Maria di Camisano Vicentino e amministratore parrocchiale di Rampazzo. Ha condiviso gli ultimi anni della sua vita con i confratelli della Casa di accoglienza San Rocco.
 
         Dopo solo sei anni dall’Ordinazione Presbiterale, don Domenico fu nominato primo parroco della neonata parrocchia di San Francesco d’Assisi in Vicenza, divenendo il parroco più giovane della diocesi. La parrocchia nasceva all’insegna degli stimoli che venivano dal Concilio Ecumenico Vaticano II: la centralità della Parola di Dio, una particolare attenzione alle persone povere ed emarginate, una Liturgia partecipata, una catechesi esperienziale, legata fortemente alla Bibbia.  Fu un appassionato e intrepido annunciatore della Parola di Dio.
 
         Il brano che abbiamo ascoltato nella prima lettura ci presenta tutti gli elementi tipici della “vocazione biblica”: la parola del Signore raggiunge il profeta, lo chiama a una profonda e coinvolgente relazione con sé e lo abilita ad essere servitore autorevole, al di là dei suoi limiti e della giovane età. Il Signore chiede a Geremia obbedienza, disponibilità e confidenza piena, promettendo la sua assistenza contro le avversità e le delusioni del suo ministero.
         In questo modo, la vocazione di Geremia apre una riflessione sulla nostra vocazione. Dio offre a tutti — in qualunque situazione — la possibilità di essere, in maniera diversa, testimoni e annunciatori della sua Parola nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e nella nostra società, molto secolarizzata e spesso indifferente.
         Don Domenico è stato conosciuto, amato e scelto dal Signore come il profeta Geremia e sentì rivolte a sé le medesime parole che abbiamo ascoltato: «Non dire: “sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,7-8).
La attività promosse da don Domenico — come le sue idee e le iniziative che segnarono la sua vita — traevano alimento da un costante rapporto con la Scrittura, soprattutto nella forma della lectio condivisa.  La sua vita fu presto segnata dalla presenza di un male che gli rendeva difficoltoso il respiro. La cura intensa e prolungata ne fiaccò progressivamente le energie, ma non gli tolse mai la robustezza della fede, soprattutto nei momenti più faticosi.
 
         Quanto è difficile comprendere e attraversare la prova della sofferenza! La pagina del Vangelo secondo Marco ci illumina sul senso e soprattutto sul modo di vivere la sofferenza, la solitudine e l’abbandono. La morte di Gesù ha un aspetto tenebroso e oscuro, è avvolta dal buio e dal dolore del male. La legge e il potere hanno vinto e ucciso il Cristo. In questa uccisione c’è il trionfo della notte, il vertice del male. Gesù grida il proprio abbandono e nel suo grido risuona l’abbandono di tutti i perduti, di tutti gli oppressi, di tutti gli uomini senza speranza.
         Il Crocifisso è il rappresentante dei peccatori e dei perduti con i quali Gesù si è identificato nella sua predicazione e nella sua azione. Ma la morte di Gesù si tramuta in una fiducia assoluta e incondizionata in quel Dio, che è Padre, al quale appartiene ogni vita. Nel momento del massimo trionfo del male Cristo riafferma la sua fede nel Dio della vita come unico ed estremo sostegno. Ecco che proprio nella sua morte in Croce, Gesù non si rivela soltanto come il Salvatore dell’Uomo, bensì si manifesta come il Figlio di Dio, perché egli stesso trova in Dio la fonte della propria vita.
         La morte in Croce di Gesù è il centro, il fondamento e la norma della nostra fede di cristiani. Il Crocifisso è il grande libro del cristiano, perchè in quel libro il cristiano impara chi è l’uomo e chi è Dio.
 
         Don Domenico ha conosciuto e ha attraversato la prova della sofferenza tenendo fisso il suo sguardo e il suo cuore su Cristo crocifisso. La sua morte ha messo il sigillo sulla sua vita e sul suo ministero. Un prete come non vive per sé, così non muore per sé: un prete muore per la comunità, per coloro cui ha predicato, per cui ha celebrato l’Eucarestia e ha imposto le mani per perdonare i peccati.
 
         Carissimi fratelli e sorelle, l’Eucaristia è sempre una Liturgia pasquale, essa celebra la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù. Chiediamo ora al Signore Gesù di venire incontro a questo nostro fratello sacerdote don Domenico, insieme alla Vergine Maria, ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa vicentina.
Vieni Signore Gesù e dona a questa Chiesa, che piange un suo zelante e  generoso sacerdote, la grazia di Sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza