LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR FERNANDO MATTAROLLO(Bassano del Grappa, chiesa parrocchiale di San Vito, mercoledì 28 marzo 2018)

Terminati i Vespri della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il vicario generale mi ha comunicato la dolorosa notizia della morte di monsignor Fernando Mattarollo.
 
       La liturgia della Chiesa in questa Settimana Santa ci fa rivivere l’evento della Passione, Morte, Sepoltura e Risurrezione del Signore Gesù: così la Pasqua diventa la sorgente e il cuore di tutta l’azione di Dio nella Chiesa. Anche nella morte di questo nostro confratello sacerdote si compie il mistero della Pasqua di Gesù.
 
       Don Fernando fu ordinato presbitero il 29 giugno 1951, insieme ad altri 31 compagni di classe, dal vescovo monsignor Carlo Zinato, nella cattedrale di Vicenza ricostruita dopo i disastrosi bombardamenti della guerra. Svolse il suo ministero pastorale come vicario cooperatore a Lonigo, a Costozza e a San Pietro di Vicenza, con l’incarico di rettore di San Pio X, di cui divenne primo parroco nel 1959 e dove rimase fino al 1976. In seguito fu nominato parroco di Marano Vicentino, di Gambellara e quindi a Santa Maria di Marostica. Dopo aver rinunciato all’ufficio di parroco, nel 2002, prestò il suo servizio sacerdotale come collaboratore pastorale a San Vito di Bassano e a Santa Maria in Colle. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Casa Gerosa di Bassano e gli ultimi mesi nella RSA Novello, dove è morto domenica scorsa.
 
       Durante una visita che ebbi l’occasione di fargli a Casa Gerosa, mi consegnò, con umile fierezza, un libro che raccoglie gli appunti e le riflessioni del suo ministero pastorale, dal titolo “La gioia e la serenità di confidare nel Signore”, stampato nel settembre del 2012. Significativa ed eloquente rimane la presentazione del vicario generale di allora, monsignor Lodovico Furian: “ci rincuora la testimonianza di un pastore che si è riempito il cuore di tenerezza e di consolazione nella relazione viva con le persone incontrate lungo la via, nelle case, in chiesa o all’oratorio, asciugando in tal modo anche le proprie lacrime, guarendo anche le proprie ferite e fragilità”.
 
        Vogliamo, ora, comprendere la vita e il ministero di don Fernando alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Ho scelto le letture che proclameremo domani nelle nostre chiese parrocchiali, nella messa vespertina in Coena Domini.
 
       L’Apostolo Paolo — scrivendo ai cristiani di Corinto — ci ripropone fedelmente la “tradizione eucaristica” che lui stesso aveva ricevuto: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “questo è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me”» (1Cor 11,24-25).
       Conferendo agli apostoli questo mandato, Gesù li costituiva sacerdoti della nuova alleanza. Il sacerdozio ministeriale è un dono fatto da Cristo agli apostoli, non perché lo tengano per se stessi, bensì per metterlo al servizio del sacerdozio comune dei fedeli battezzati.
 
       Don Fernando ha celebrato per quasi 67 anni l’Eucarestia, il sacramento della Morte e della Risurrezione del Signore Gesù. L’Eucaristia è l’atto supremo dell’amore di Gesù per la sua Chiesa e per il mondo intero, consegnato ai suoi apostoli nell’Ultima Cena e trasmesso nella catena delle generazioni dei cristiani, come ci ha attestato San Paolo nella sua Lettera. Per un prete la Messa è tutto: è il pane che dà forza, l’appuntamento quotidiano atteso che dà senso al faticare, al soffrire, al morire, che sostiene nell’esperienza di amarezza e di delusione proprie di ogni padre, e il prete è sempre un padre e un pastore per il popolo.
 
       Don Fernando è stato un pastore generoso e instancabile per le comunità che gli sono state affidate. Così scrive ancora don Ludovico nella presentazione del suo libro: “sono lieto di rendere omaggio a una fedeltà di pastore così lunga e la sostanza di questo racconto è proprio la sua vita di pastore, prete di ogni soglia, di ogni strada, tra la gente, in un susseguirsi vario e significativo di comunità parrocchiali”.
 
       Il Vangelo secondo Giovanni che abbiamo ascoltato ci narra il momento in cui Gesù: «si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (Gv 13,3-5).
       Se il gesto e le parole sul pane e sul vino significano il dono che Gesù fa di se stesso per i suoi fino a morire, il gesto della lavanda dei piedi significa il servizio di un amore reciproco, umile, fedele, che dovrà caratterizzare la comunità cristiana nelle sue relazioni interne ed esterne: «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15).
 
       Il sacramento dell’Eucarestia e il servizio al fratello — a ogni fratello senza alcuna distinzione — provocano continuamente la comunità cristiana e ogni singolo battezzato alla conversione personale ma anche alla riconversione evangelica di tutte quelle “strutture di peccato” che contaminano il nostro mondo: le ingiustizie sociali, le guerre, il terrorismo, l’inquinamento del pianeta.
 
       Signore Gesù, ora noi ti consegniamo questo nostro fratello sacerdote: per più di 66 anni ti ha servito predicando la tua Parola, celebrando l’Eucarestia, esercitando quell’amore fraterno che lo fece imitazione di te, Buon Samaritano che si prende cura di tutte le malattie dell’umanità ferita.
 
       Vorrei concludere questa omelia con una riflessione di don Fernando che troviamo nel suo libretto: “Quando si arriva a una certa età è normale modificare l’attenzione alla scala dei valori: certe cose cui si dava importanza ora sviliscono, diventano secondarie, altre, quelle che riguardano la vita spirituale, appaiono in una luce nuova, vorrei dire più splendente. Guardando indietro mi accorgo di scoprire, con sempre maggior chiarezza, la presenza di Dio, della sua Provvidenza nella mia vita, sia nei grandi fatti come nelle piccole cose. Si avvicina il momento della trasmigrazione alla vita del mondo che verrà. Spesso ho meditato su questo passaggio, che non è solo la fine di una vita terrena, ma è tutto un mondo di conoscenze, di relazioni e realizzazioni che muore. Forse va tutto perduto? Penso proprio di no, c’è la nostra fede che ci assicura una nuova esistenza nella vita eterna”.
 
       Insieme alla Vergine Maria — la nostra Madonna di Monte Berico, – don Fernando è morto proprio nel giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo – insieme ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa vicentina vogliamo accompagnare don Fernando a Dio, Padre buono e misericordioso, nella sua dimora di luce di pace.
 
       E tu, don Fernando, prega per tutti noi, perché camminiamo, con fede e in spirito di servizio, verso la Pasqua ormai vicina. Prega per le comunità parrocchiali che hai servito con tanta dedizione e tanto amore, prega per la nostra diocesi perché il Signore ci conceda numerose e sante vocazioni al sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato.
       Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza