LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR FERRUCCIO SALA(Duomo di Lonigo, 2 gennaio 2015)

Monsignor Ferruccio Sala ci ha lasciati nel cuore delle celebrazioni natalizie, durante l’Ottava di Natale.
Il mistero del Natale mi pare la chiave più pertinente per leggere la vita e la morte di monsignor Ferruccio. Il Natale è ‘gloria’ nell’umiltà e nel silenzio: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil 2,6-7).

Monsignor Ferruccio è stato un prete buono, un uomo di fede e di preghiera, zelante nel compimento del suo dovere di pastore d’anime. Fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1947 dal vescovo monsignor Carlo Zinato. Ha svolto il suo ministero pastorale come vicario cooperatore a Novale, a San Pietro di Schio, a Santa Maria in Colle di Bassano del Grappa, e poi come parroco a Torri di Quartesolo e a Lonigo. Dopo il compimento dei 75 anni fu collaboratore pastorale a Villaverla e a Piazzola sul Brenta. Passò l’ultimo periodo della sua vita presso l’Istituto Novello, a San Rocco in Vicenza.
La morte di un fratello ci pone sempre di fronte alle grandi domande sul senso della vita e su ciò che ci attende al suo chiudersi. La Parola di Dio, letta nella liturgia, sostiene la nostra fede.

Nel brano della prima lettera di Giovanni, che abbiamo ascoltato, l’Apostolo ci indica la strada per conoscere Dio e dimorare in lui. La strada consiste nell’osservanza dei comandamenti e, tra questi, quello dell’amore a Dio e ai fratelli. Per il cristiano la conoscenza di Dio comporta delle esigenze di vita che vanno osservate: la vera conoscenza di Dio deve essere autenticata dall’osservanza dei comandamenti. Infatti, colui che mette in pratica la Parola di Dio, sperimenta l’amore di Dio e dimora in Lui, perché vive come Gesù ha vissuto e ha dentro di sé una realtà interiore che lo spinge ad imitare Cristo, il cui esempio di vita è stato l’amore. Don Ferruccio, nella sua vita e nel suo ministero pastorale, si è impegnato ad amare Dio e ad amare i fratelli. Dimostrò la sua passione, soprattutto, per l’educazione e la formazione dei ragazzi e dei giovani, “mettendoci l’anima”, in particolare a Bassano del Grappa prima nel costruire il Centro Giovanile e poi nell’organizzazione, il funzionamento e le attività. Sapeva farsi amare dai ragazzi e dai giovani ed era stimato dai genitori. Si dedicava con generosità al ministero delle confessioni. Così scrive nel suo testamento spirituale: “ti ringrazio, Signore, per il mirabile dono della fede che mi ha guidato nel cammino della mia esistenza terrena”.

Nel Vangelo abbiamo contemplato la scena della presentazione di Gesù nel Tempio di Gerusalemme a 40 giorni dalla nascita. Maria e Giuseppe, obbedienti alla legge ebraica, entrano nel tempio come semplici persone del popolo di Dio per offrire il primogenito al Signore. Fiducia ed abbandono in Dio qualificano questo gesto di offerta del Bambino Gesù, anticipo della vera offerta del Figlio al Padre che si compirà sul Calvario. Ma il centro della scena è costituito dalla profezia del vecchio profeta Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto di Israele”. Anche noi amiamo pensare monsignor Ferruccio come uomo giusto e timorato di Dio che aspettava l’incontro definitivo con il Signore della vita. Così scrive, sempre nel suo testamento spirituale: “voglio concludere la mia esistenza terrena nel nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, come l’ho iniziata al fonte battesimale”.

Possiamo mettere sulle labbra – e soprattutto nel cuore di don Ferruccio – le stesse parole del vecchio Simeone, che saranno le parole di ciascuno di noi, il Nunc dimittis servuum tuum, Domine: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Ecco le parole di don Ferruccio: “Signore, infinitamente buono e misericordioso, mi rimetto nelle tue mani sempre aperte e generosamente accoglienti. Di quanto mi hai donato ti ringrazio, e spero –  purificato dal tuo amore – di poterti lodare per sempre nell’eternità beata del tuo regno”.

Il mistero del Natale – che abbiamo appena celebrato – è la sorgente della nostra fede nella resurrezione dopo la morte, perché nell’Incarnazione il Figlio di Dio, assumendo la nostra carne, pone in essa il germe della vita stessa di Dio.
Tra poco consegneremo al sepolcro il corpo di don Ferruccio, come è stato fatto con il corpo di Gesù: noi crediamo che un giorno anche i nostri corpi risorgeranno con lui.
Tu, dolce Madre di Gesù, che, con intenso amore, lo avvolgesti in fasce e lo deponesti nella mangiatoia, e un altro giorno, con il volto distrutto dal dolore, accogliesti sulle tue ginocchia il corpo morto di lui deposto dalla Croce, accogli questo tuo figlio e nostro fratello Ferruccio nelle tue braccia e, con gli Angeli e i Santi, portalo a Gesù, perché Gesù lo consegni al Padre.

Signore, volgi il tuo sguardo su questa tua Chiesa che ti prega e ti chiede la benedizione di numerose vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al sacramento del matrimonio, perché il tuo Vangelo di salvezza sia portato a tutti gli uomini fino agli estremi confini del mondo. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza