LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR IGINO SANTACATERINA(chiesa parrocchiale di Carturo, 21 marzo 2016)

Venerdì 18 marzo, alle prime luci dell’alba – sulla soglia della Settimana Santa – monsignor Igino Santacaterina ha concluso la sua esistenza terrena, presso la casa San Rocco a Vicenza. Siamo riconoscenti al Signore per il dono di una vita ricca di anni e di frutti spirituali. Vogliamo ricordare il suo ministero pastorale, svolto come vicario parrocchiale a San Quirico, come parroco a Tonezza del Cimone, a Torrebelvicino per ben 29 anni, e, infine, a Carturo. Dopo la rinuncia all’ufficio di parroco, egli prestò il suo servizio come collaboratore presso l’unità pastorale di Grantorto e, successivamente, trascorse gli ultimi anni della sua vita presso la casa RSA Novello, fino alla morte.
 
       Abbiamo proclamato le letture fissate dalla liturgia per questo Lunedì Santo e, alla luce di questa Parola, cerchiamo di leggere la vita e la morte del nostro fratello sacerdote. In questi santi giorni ci viene proposta la figura del servo di YHWH, il servo del Signore: la sua elezione, la sua missione, la sua sofferenza sono una profezia della vicenda e della sorte di Cristo. Consacrato con lo spirito profetico, il servo deve portare a tutte le genti il diritto, la giustizia, il giudizio di Dio che non è per la condanna ma per la salvezza.
       Con la forza della mitezza e la fermezza della verità, il servo del Signore sarà deciso e perseverante nel suo compito. Gesù in prima persona ha accettato questo ministero e lo ha compiuto fino al dono supremo della sua vita; anche a ciascuno di noi è chiesto di assumere questa missione – annunciare la misericordia e la giustizia di Dio – per la salvezza di tutta l’umanità.
 
       Don Igino nel suo ministero sacerdotale si è impegnato, con tutte le forze, con i suoi doni e i suoi limiti, nell’annuncio del Vangelo di Cristo, in tutte le comunità cristiane che il vescovo gli ha affidato. Egli si presentava come un uomo austero, rispettoso e tenace. Il suo interesse prevalente era rivolto alle attività di carattere spirituale e formativo, riserbava molto tempo per la lettura e la preghiera, coltivando la passione per insegnare e predicare. Era esigente nei comportamenti, nelle scelte morali, fino ad apparire, a volte, intransigente; ma lo era soprattutto con se stesso.
 
       Il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato inizia con una indicazione di tempo: «sei giorni prima della Pasqua». Questo ci consente, oggi, di rivivere puntualmente, nella liturgia, la grazia degli ultimi eventi che prepararono la Pasqua di Gesù. La cena di Betania che viene narrata,  anticipa, in qualche modo, l’Ultima Cena. Nella casa di Betania c’è Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dalla morte, c’è Marta, una delle sorelle che serve a tavola, e vi è l’altra sorella, Maria, che compie un gesto profetico: «prende trecento grammi di profumo di puro nardo, cosparge i piedi di Gesù, li asciuga con i suoi capelli, e tutta la casa si riempie di quel profumo» (Gv 12,3). Di fronte alle rimostranze interessate di Giuda Iscariota, Gesù afferma: «lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura».
 
Tutta la vita e il ministero di don Igino sono stati segnati da quest’olio profumato, il santo Crisma, ricevuto nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordinazione Presbiterale. Il Crisma, con il suo profumo soave, spande la carità di Cristo e diviene giudizio sui nostri pensieri, sulle nostre parole e sulle nostre opere. Il Crisma è balsamo di consolazione poiché avvolge e penetra ogni nostra morte, ogni nostra sepoltura e ci introduce a una vita nuova. Il Crisma, avvolgendoci, è l’olio che ci accompagna amorevolmente verso la Pasqua eterna.
       Il profumo spirituale del Crisma emanava da don Igino soprattutto nell’incontro con le persone. Egli lasciava sempre nelle persone che incontrava una parola che rimaneva impressa nella vita e la illuminava portando frutti buoni. Egli lavorava perché la Parola di Dio non fosse solo ascoltata ma vissuta e testimoniata.
 
       La sua vita si è conclusa tenendo la mano stretta a un suo confratello sacerdote della casa San Rocco, annuendo e facendo proprie le parole che venivano pronunciate con fede: “stiamo accanto a Maria, ai piedi della Croce, per dire con lei il nostro ultimo sì a Gesù abbandonato, solo sulla Croce”. Don Igino – per oltre 71 anni – si è nutrito dell’Eucaristia. Finché le forze glielo hanno consentito l’ha celebrata ogni giorno con intensa devozione. Ora l’Eucarestia, che ha trasformato la sua vita a immagine di quella di Cristo, fiorisce nell’eternità: «chi mangia di questo pane vivrà in eterno», ci ha detto Gesù.
       Carissimi, noi stiamo celebrando proprio questo: l’Eucaristia; l’evento sacramentale della Morte e della Risurrezione di Gesù Cristo: il Mistero Pasquale. Noi crediamo che la Pasqua di Gesù sia attiva e operante anche nella morte di questo confratello e, un giorno, nella nostra stessa morte. E se consegneremo, tra poco, il corpo di don Igino alla terra, noi crediamo che un giorno, per la grazia del Signore – il Crocifisso Risorto – risorgerà.
 
       La Santa Madre di Gesù, la nostra Madonna di Monte Berico, gli angeli, i Santi e i Beati della nostra Chiesa, gli vadano incontro e lo accompagnino a Dio, Padre Buono e Misericordioso. Insieme a don Igino, chiediamo al Signore la grazia di sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Sacerdotale. Amen.
 
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza