MESSAGGIO PER KOINE`

Cari fedeli, gentili signore e signori, distinte autorità,
al termine di questa solenne Celebrazione Eucaristica della Seconda Domenica di Quaresima — nella quale abbiamo ascoltato il brano della Trasfigurazione di Gesù Cristo sul monte Tabor, secondo il racconto che ne fa l’Evangelista Matteo — mi è caro potervi rivolgere un pensiero, quasi una meditazione per questi giorni che vedono Vicenza, e la sua diocesi, impegnata a ospitare la XVII edizione di Koinè.
Una riflessione, la mia, indirizzata a tutto il “mondo” di Koinè: agli artisti, ai produttori, agli operatori dei media e di servizio, ai ricercatori e ai relatori dei convegni di studio, agli acquirenti, ai gruppi liturgici, ai ministri ordinati, ai religiosi e a ciascun battezzato. Una riflessione che vuole aiutare a pensare il luogo liturgico e il suo spazio celebrativo come lo stesso monte Tabor, il luogo della manifestazione del Divino, lo spazio dove il Deus absconditus “si vela e si rivela” nel medesimo tempo.

La pericope evangelica — in riferimento alla presenza dei tre discepoli che assieme a Gesù si trovavano sul Tabor — ci ha detto che «una nube luminosa li coprì con la sua ombra» (Mt 17,5). La Vulgata dice “nubes lucida obumbravit eos”. L’espressione, così, diventa emblematica dello spazio liturgico che diviene il luogo dove l’umanità e la divinità di Cristo si incontrano e si manifestano nella loro bellezza, ma anche nel loro “umano torpore”: «Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno» (Lc 9,32a). Nella nostra vita terrena, non siamo forse condotti da una “nube luminosa”, capace di luce e di ombra, così che possiamo conoscere Dio e, nello stesso tempo, Lui si cela a noi? 

Lo spazio liturgico, come il monte Tabor, è il luogo dove far risplendere la luce divina attraverso un’adeguata illuminazione, le vetrate, i molteplici oggetti luminosi (pensiamo agli ostensori, ai calici e alle patene, allo splendore delle casule bianche o dorate…).

Ma lo spazio liturgico è anche il luogo dove risuona — perché viene annunciata — la Parola di Dio: «E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17,2-3).

Così, abbiamo la presenza della Legge, dei Profeti e dello stesso Cristo: il Primo e il Nuovo Testamento che — nella Liturgia — vengono proclamati dall’ambone, letti dai libri liturgici per mezzo di sofisticati impianti acustici e diffusori del suono, e mediante la voce di lettori ben preparati; ma anche attraverso la presenza delle icone.

Il luogo dove la Liturgia vive e si celebra è anche lo spazio dove le persone si ritrovano, con tutta la loro umanità, spesso ferita e bisognosa di perdono: è il luogo-tenda-capanna come avrebbe desiderato fare l’Apostolo Pietro, per rimanere in contemplazione del Signore, con sentimenti misti tra gioia e timore (cfr. Mt 17,4).

In questo modo pensiamo alle nostre comunità di battezzati che si riuniscono in chiese-edifici che dovrebbero esprimere la bellezza del monte della Trasfigurazione. In esse c’è un confluire, prezioso e competente, di diversi ingegni: quello degli architetti, degli ingegneri, degli artisti, delle maestranze. All’interno delle chiese ci sono altri spazi, legati ai Sacramenti, i luoghi dove si celebra la Riconciliazione, l’Eucaristia, il Battesimo e gli altri riti liturgici. Gli arredi deputati alla celebrazione dei Sacramenti devono rendere possibile un ascolto attento, una condivisione tra fratelli e sorelle come in una famiglia: i banchi e gli inginocchiatoi. Ma c’è anche il luogo da cui arriva l’invito al raduno, al trovarsi insieme per la riunione della comunità: il campanile.

Lo spazio liturgico, infine, è anche il luogo dove trova espressione la devozione popolare, affinché il legame tra l’incontro con Dio nella Liturgia e quello — più velato — che si ha nella vita ordinaria continui e che avviene attraverso le immagini sacre, i santini, la corona del Rosario e altri oggetti.

Vi ringrazio, cari amici, della partecipazione così numerosa e qualificata all’evento e perché attraverso Koiné ci aiutate a dire e a valorizzare l’importanza della dimensione liturgica nella vita della Chiesa e delle nostre comunità.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza