MESSAGGIO PER LA GIORNATA DEL MALATO (Vicenza, Episcopio, 1 febbraio 2012)


MESSAGGIO PER LA GIORNATA DEL MALATO


(Vicenza, Episcopio, 1 febbraio 2012)


 


 


Vicenza, 1 febbraio 2012


 


 


 


Cari fratelli e sorelle,


 


            tra pochi giorni, unitamente alla Chiesa intera, celebreremo la Giornata mondiale del malato, istituita nel 1992 dal beato Giovanni Paolo II, papa che ha sempre manifestato, durante il suo lungo pontificato, grande attenzione ai malati, avendo lui fatto diretta esperienza della malattia.


            In questa ventesima edizione, il Papa ci invita a fermare l’attenzione sul passo evangelico di Luca 17, l’episodio dell’incontro di Gesù con i dieci lebbrosi, in particolare sulla frase del Signore: ‘Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!‘.


            Queste parole di Gesù illuminino la vita di ogni cristiano, sano, malato nel fisico oppure malato nello spirito, perché ci assicurano la presenza viva ed operosa di Dio nella nostra vita, se noi lo accogliamo veramente, come ci ha ben ricordato il mistero natalizio da poco celebrato.


            Benedetto XVI, nel suo Messaggio, si sofferma lungamente sui sacramenti di guarigione, vale a dire l’Unzione degli infermi e la Penitenza, sottolineando così l’importanza di prendere coscienza della realtà della malattia, non riducibile alla sola sofferenza fisica, che pur incide, spesso, profondamente nell’esistenza della persona, ma da estendere alla sfera psichica, morale e spirituale. Riconoscere con serenità e maturità che la salute complessivamente intesa non caratterizza nessuno, dovrebbe indurci a maturare una maggior sensibilità ed una attenzione più concreta a chi vive l’esperienza della malattia, in ospedale, nelle case di riposo, nella quotidianità apparentemente normale, ma che nasconde, a volte, dolori profondi.


            L’occasione della Giornata mondiale, però, mi offre il motivo per rivolgermi, in particolare, a tutte le persone che vivono la sofferenza fisica nelle varie strutture sanitarie presenti in Diocesi, ma anche nelle abitazioni private, amorevolmente assistite dai loro cari. Le parole del Signore, richiamate dal Papa, infondano in voi, carissimi malati, la forza per continuare la vostra lotta, sapendo di non essere soli, perché affiancati da Colui che, salendo sulla croce e morendo, ha condiviso fino in fondo l’amaro calice della sofferenza e del dolore.


            Mi preme anche dire una parola di sostegno e di incoraggiamento ai familiari dei malati, chiamati a percorrere con i loro cari un tratto impegnativo del cammino della vita. Sappiate che questa vostra disponibilità costituisce una medicina preziosa per i vostri cari, anche se il decorso clinico dovesse portare alla morte. Assistere i propri malati è un segno di grande amore, che testimonia più delle parole l’insegnamento donatoci da Cristo.


            Concludo con un pensiero a tutto il personale medico – sanitario operante nelle numerose strutture esistenti nella Diocesi vicentina. Vi invito a considerare la vostra professione una missione delicatissima finalizzata al bene della persona nel pieno rispetto della sua dignità dal suo concepimento alla sua morte naturale.


            Con questi sentimenti, in comunione con il Santo Padre e con tutti i vescovi della Chiesa, invoco su ognuno di voi la benedizione del Signore.


 


+ Beniamino Pizziol


vescovo di Vicenza