OMELIA DI FINE ANNO (Vicenza, chiesa di S. Michele, 31 dicembre 2011)


OMELIA DI FINE ANNO


(Vicenza, chiesa di S. Michele, 31 dicembre 2011)


 


 


 


Carissimi fratelli e sorelle,


         al termine di un anno, che per la Chiesa e per il mondo è stato quanto mai ricco di eventi, ci ritroviamo questa sera insieme per elevare un inno di ringraziamento a Dio, Signore del tempo e della storia. Potremmo ben dire che la Chiesa vive per lodare e ringraziare Dio. E’ essa stessa ‘azione di grazie‘, lungo i secoli, testimone fedele di un amore, che abbraccia tutti gli uomini e le donne del nostro mondo.


         Questa sera mi faccio voce anzitutto della Chiesa di Vicenza per innalzare a Dio un cantico di lode e di ringraziamento per l’anno, che volge al termine, segnato, come tutti gli anni, da gioie e speranze, tristezze e angosce. In questo cantico di lode e di ringraziamento ci lasciamo condurre dalle parole rivolte dall’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, per invitarli a sostenere la comunità di Gerusalemme, che si trovava in gravi difficoltà. Anche noi stiamo attraversando un periodo piuttosto lungo di travaglio e di preoccupazione, a livello locale e mondiale.


         L’Apostolo esorta i cristiani di allora e i cristiani di oggi ad aver fiducia nel Signore e di far salire a lui l’inno di ringraziamento: ‘Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente’..così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro‘.


         Siamo chiamati, questa sera, a rendere grazie a Dio per averci donato ancora un anno, 365 giorni, un tempo per vivere, per amare, per pregare, per lavorare, per incontrare tanti fratelli e sorelle. E’ giusto, questa sera, riflettere insieme sul significato del tempo che ci viene donato da Dio.


         Tante volte noi diciamo ‘ci manca il tempo‘, ‘avremmo bisogno di più tempo‘, perché il nostro ritmo di vita è diventato frenetico e concitato. Ma proprio nella celebrazione del Natale di Gesù ci è stata data la ‘bella notizia‘ che Dio ci dona il suo tempo, che Dio ha tempo per noi, che Dio entra nel tempo, nella pienezza del tempo.


         Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprire la storia e il tempo all’eternità. Il tempo è quindi un segno dell’amore di Dio, noi possiamo valorizzarlo o sciuparlo, possiamo coglierne il significato profondo o trascurarlo con superficialità.


         Tre sono i cardini che scandiscono la storia e il tempo della salvezza: all’inizio la creazione, al centro l’incarnazione e al termine la parusia, vale a dire la venuta finale del Cristo. Questi tre momenti non sono da intendersi semplicemente in successione cronologica. La creazione è continua e si attua lungo l’intero arco del divenire cosmico, fino alla fine dei tempi. L’incarnazione ‘ redenzione è avvenuta in un determinato momento storico, tuttavia estende il suo raggio d’azione a tutto il tempo precedente e a quello seguente. L’ultima venuta e il giudizio finale hanno nella croce di Cristo un deciso anticipo, così da esercitare un concreto influsso nella condotta degli uomini di ogni epoca. E allora si capisce che per i credenti il tempo non è un contenitore di eventi, che si succedono uno dopo l’altro senza significato e senza alcuna finalità, ma è l’incontro decisivo con Dio e con i fratelli nella prospettiva di una comunione piena e definitiva nel passaggio dal tempo all’eternità.


         Il modo più bello di vivere nel tempo è l’azione di grazie a Dio, l’affidamento umile e fiducioso alle sue mani e la carità operosa verso il prossimo. L’apostolo Paolo ci invita ad aprire con gioia il nostro cuore al fratello che vive nella difficoltà e ci ammonisce: ‘Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà‘.


         Quest’ultima sera dell’anno civile tanti sono i motivi che rendono il nostro incontro un inno di lode e di grazie al Signore. Dopo aver considerato i molteplici eventi, che hanno segnato il corso dei mesi in quest’anno che si avvia alla conclusione, voglio ricordare in modo speciale coloro che sono in difficoltà: le persone più povere e abbandonate, quanti hanno perso la speranza in un fondato senso della propria esistenza, coloro che stanno attraversando la prova della malattia e della sofferenza. Ma voglio anche ricordare tutti coloro che si prodigano per migliorare le condizioni di vita delle singole persone e delle comunità sociali e civili.


         Mentre ci congediamo dall’anno 2011 e ci avviamo verso un nuovo anno, la liturgia ci introduce nella festa di Maria, Madre di Dio. Chiediamo a Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, di intercedere per noi. Ci accompagni la sua materna protezione, oggi e sempre. Amen.