OMELIA NELLA SANTA MESSA DEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI(Cattedrale di Vicenza, 5 marzo 2014)

Carissimi fratelli e sorelle,


canonici, sacerdoti, diaconi,


consacrati e consacrate,


amici di Radio Oreb,


 


iniziamo con questa liturgia eucaristica, caratterizzata dall’austero rito dell’imposizione delle ceneri, il tempo quaresimale, tempo di conversione e di rinnovamento spirituale per partecipare in pienezza alla Pasqua di Cristo.


Abbiamo ascoltato l’accorato appello che Paolo rivolge ai cristiani di Corinto: ‘Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5,20b). A questo appello fa eco quello che Dio, in prima persona, rivolge al suo popolo attraverso il profeta Gioele: ‘Ritornate a me con tutto il cuore‘ (2,12). Lasciarsi riconciliare con Dio e ritornare a Lui con tutto il cuore significa riscoprire le radici e le origini della nostra fede. Ma che cosa rende possibile questo ritorno alle radici della nostra fede, al nostro Dio, che è misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore? (Gl 2,13b). Lo abbiamo sentito da S. Paolo: ‘Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo  fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio‘ (2 Cor 5,21).


Gesù Cristo è la via per ritornare al Padre; egli ci ha insegnato la strada e, per primo, l’ha percorsa. Gesù ci ha insegnato la logica dell’amore, la logica dell’incarnazione e della croce. Egli, infatti, ‘ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato‘ (GS 22).


Il brano del vangelo di Matteo, che leggiamo ogni mercoledì delle ceneri, ci indica tre buone pratiche per percorrere questa via del ritorno alle origini, al cuore di Dio Padre, seguendo la strada tracciata dal Figlio suo Gesù.


Iniziamo da una conversione del cuore e della mente verso il povero e l’indigente, colui che non è garantito nei suoi diritti, non ha voce per difendersi e corre il rischio di essere scartato dalla società. Matteo chiama questa pratica con la parola ‘elemosina’, che alla lettera significa ‘provare misericordia, compassione’ verso il prossimo, colui che incontri sul tuo cammino e che chiede il tuo aiuto. Siamo chiamati a mettere in atto una pastorale non solo attenta ai poveri, ma facendoci poveri, come ci ha insegnato nostro Signore Gesù Cristo: ‘da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà‘ (2 Cor 8,9).


Un segno concreto, in tal senso, è la colletta ‘Un pane per amor di Dio’, che propongo a tutti per educarci alla sobrietà e all’essenzialità, non per accantonare di più, ma per dare di più, soprattutto ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, in particolare quelli del Camerun che ho visitato nel gennaio scorso. Essi sono afflitti da una grave miseria materiale, come afferma Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima: ‘La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità, quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale‘.


Una seconda pratica è la preghiera personale. Pregare significa entrare in comunione personale con il Padre, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Chi prega entra nel cuore di Dio e lì trova la forza per comprendere e attraversare gli eventi lieti e tristi che la vita di tutti i giorni ci riserva.


E da ultimo, il digiuno come una buona pratica per riscoprire la libertà dello Spirito e il distacco da un pericoloso atteggiamento consumistico, che si è insinuato in ogni piega della nostra esistenza personale e sociale, specie nel nostro Occidente.


Il tempo di Quaresima ci viene offerto dalla materna pedagogia della Chiesa come ‘il momento favorevole, come il giorno della salvezza‘ (2 Cor 5,2b). Viviamo in pienezza questo tempo di grazia, aiutati, nella nostra riflessione quotidiana, anche da un prezioso sussidio preparato dall’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile.


Non mancherà la mia preghiera per voi, affinché possiate incontrare la misericordia di Dio e condividere la gioia evangelica. A voi chiedo di pregare per me.


In questo cammino quaresimale ci accompagni Maria, la madre di Gesù, la nostra Madonna di Monte Berico. Amen.


 


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza