ORDINAZIONE DEI DIACONI (Vicenza, Cattedrale, 13 maggio 2012)


ORDINAZIONE DEI DIACONI


(Vicenza, Cattedrale, 13 maggio 2012)


 


 


Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate,


venerato Capitolo,


carissimi candidati al diaconato,


 


oggi siamo riuniti nella chiesa Cattedrale per partecipare all’ordinazione diaconale di sei giovani formatisi nel nostro Seminario, uno di loro sarà ordinato per la Diocesi di Huàri in Perù.


Questa ordinazione è una grande grazia per tutti noi e una gioia immensa per me Vescovo di questa Chiesa.


Insieme al ringraziamento rivolto al Signore, vogliamo esprimere anche la nostra gratitudine ai genitori di questi ordinandi, che hanno donato loro la vita e li hanno aiutati a crescere nella fede; ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali che li hanno generati alla vita cristiana e li hanno accompagnati con la preghiera e la testimonianza evangelica.


Doverose parole di riconoscenza rivolgo, a nome di tutti voi, alla comunità del Seminario, in particolare al Rettore, al Padre spirituale, ai Superiori e agli Insegnanti.


L’ordinazione diaconale di questi nostri fratelli viene illuminata dalla Parola di Dio che la liturgia della Chiesa ha fissato per questa sesta domenica di Pasqua.


Abbiamo ascoltato, come prima lettura, una pagina decisiva del libro degli Atti degli Apostoli, che narra l’episodio della visita dell’apostolo Pietro nella casa di Cornelio.


Cornelio, centurione romano, coltivava un profondo rispetto per la religione d’Israele, pregava, elargiva elemosine, amava il popolo ebraico, al punto che, persone come queste, venivano chiamate ‘timorati di Dio’. Noi, oggi, li definiremmo ‘cercatori di Dio’.


Dall’altra parte, troviamo Pietro che, fiero della propria elezione, aveva sempre evitato i contatti con gli stranieri per non contaminarsi con gli idolatri, tenendo una precisa linea di demarcazione con i pagani.


Ma lo spirito Santo, ricevuto in dono nel giorno di Pentecoste insieme agli altri Apostoli, ai discepoli e a Maria, la madre di Gesù, lo aveva trasformato in tutta la sua persona e lo aveva spinto, con coraggio, a dare testimonianza al Crocifisso ‘ Risorto.


Nella casa di Cornelio, Pietro si rende conto che ‘Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga‘ (At 10, 34-35).


Carissimi candidati al diaconato, ecco tracciata davanti a voi una via singolare per il vostro ministero della Parola, aperto ad ogni persona, senza alcuna preferenza o discriminazione, annuncio testimoniato dalla coerenza di una vita totalmente offerta al Signore e alla sua Chiesa nel dono del celibato.                                                                                         Sappiamo bene che la parola ‘diacono’ indica il servizio che siete chiamati a rendere a Cristo, alla sua Chiesa e al mondo intero. Eppure, non siete voi ad aver deciso di mettervi a servizio di Dio, ma è Dio stesso che vi ha presi al suo servizio, come esprime bene il versetto finale della pagina evangelica che abbiamo ascoltato: ‘Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga‘.


Ma sarà possibile che il nostro frutto rimanga stabilmente, mentre siamo immersi in un contesto sociale e culturale segnato da una sempre più crescente instabilità e precarietà?


La risposta viene dal Vangelo di oggi: ‘Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore‘ (Gv 15, 9-10).


Si può partire da un grande entusiasmo per Cristo e il suo Vangelo, suscitato da una forte emozione e da un sincero sentimento, ma è necessario arrivare ad una decisione convinta e duratura, fino ad esprimere quel ‘per sempre’ a cui siete chiamati in questa ordinazione diaconale.


L’evangelista Giovanni esprime questa appartenenza totale e definitiva a Cristo, mediante  il verbo ‘rimanere’, che ricorre più volte nel brano evangelico.


In queste parole e in queste immagini, si percepisce nitido il richiamo all’Eucaristia, il sacramento che realizza questa unione intima con il Signore: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui‘ (Gv 6,56).


L’Eucaristia è il dono più grande che Dio ci ha fatto. Quando la celebriamo, entriamo con Cristo nel cuore del mondo.


Voi oggi diventate ministri dell’altare, perché siete chiamati ad annunciare il Vangelo, a preparare ciò che è necessario per il sacrificio eucaristico, a distribuire ai fedeli il corpo e il sangue del Signore.


Ma per adempiere in modo pieno questo servizio, questa diaconia, siete chiamati a ‘conformare tutta la vostra vita all’esempio di Cristo, con il cui corpo e sangue sarete a contatto nella celebrazione dell’Eucaristia‘.


Abbiamo inteso il servizio ( la diaconia ) che siete chiamati ad offrire al Vescovo e al suo presbiterio nel ministero della Parola e dell’altare. Ma desidero evidenziare anche la terza dimensione della vostra diaconia: il ministero della carità, a servizio di tutti i fratelli, in particolare dei più poveri, dei più deboli, dei meno garantiti.


Il diacono è chiamato a testimoniare con le parole e le opere l’amore e la tenerezza di Cristo ad ogni persona che il Signore gli fa incontrare lungo il cammino della sua vita e del suo ministero.


La via dell’amore è la prima e la più potente forma di evangelizzazione che la Chiesa conosca, memori di quanto abbiamo ascoltato nella prima Lettera di S. Giovanni apostolo: ‘Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio, perché Dio è amore (Deus caritas est)’ (1 Gv 4,7-8).


La Vergine Santissima, la nostra Madonna di Monte Berico, che ha custodito nel suo cuore la Parola di Dio e nel suo seno la Parola fatta carne, sia la Madre del vostro diaconato.


Sappiate trovare in questa madre tenerissima, Mater amabilis, la sorgente del conforto e della consolazione, soprattutto quando sentirete il peso della fatica del ministero. Amen.