PRESENTAZIONE DEL VOLUME IN ARGENTINA PER CONOSCERE PAPA BERGOGLIO DI DON FRANCESCO STRAZZARI(Chiesa arcipretale di Santa Maria Annunziata a Sovizzo, venerdì 25 ottobre 2013)



Eccellenza,


Padre Alfio e Padre Pierluigi,


cari fratelli e sorelle,


 


dopo l’elezione al soglio pontificio del card. Jorge Mario Bergoglio si è messa in moto una corsa tra varie case editrici per pubblicare biografie e scritti del nuovo Papa, considerando il fatto che si trattava di un uomo sconosciuto ai più, sicuramente tra il popolo di Dio, ma anche tra gli ecclesiastici del mondo intero.


In questi mesi abbiamo assistito ad un susseguirsi di uscite di libri, che hanno trovato accoglienza, perché richiesti, a partire dalla curiosità e dall’interesse suscitato da Papa Francesco, l’uomo giunto ‘dalla fine del mondo‘.


Questa sera siamo qui riuniti, ancora una volta, per presentare l’ultima fatica di don Francesco Strazzari, dedicata proprio al Santo Padre e frutto di viaggi, incontri, ricerche ai quali l’autore è abituato, vista l’intensa attività giornalistica e non solo che lo caratterizza.


Balza subito all’occhio, sfogliando il volume, il fatto che si intrecciano due storie: quella di Bergoglio e quella dell’Argentina, con qualche allargamento all’intero continente latino-americano. Risulta preziosa, oltreché interessante, la prefazione di padre José Oscar Beozzo, teologo e storico, che offre una cornice dentro la quale si sviluppano le due storie sopra citate. Egli evidenzia, innanzitutto, il fatto che Papa Francesco ha le sue origini in quella realtà umana, storica, culturale e sociale, che si identifica debolmente con le identità indo-americana e afro-americana e più con l’identità degli immigrati europei. Una constatazione importante, perché permette al lettore di meglio comprendere la complessità del continente latino-americano.


Un secondo dato significativo riguarda la V Conferenza generale dell’episcopato latino-americano, tenutasi nel 2007 ad Aparecida in Brasile, dove l’allora card. Bergoglio ebbe un ruolo fondamentale nella preparazione del documento finale, che padre Beozzo riprende nei capitoli successivi del suo scritto. Dopo le esperienze di Rio de Janeiro (1955), Medellin (1968), Puebla (1979), Santo Domingo (1992), l’incontro di Aparecida ha segnato profondamente la storia e la vita della Chiesa americana, riscoprendo la dimensione martiriale del cristianesimo, riflettendo sull’eredità del Concilio Vaticano II e sull’esercizio della collegialità episcopale, ribadendo l’opzione per i poveri ed il valore delle comunità di base, della lettura popolare della Bibbia e di una teologia propria del continente latino-americano. A questo proposito, ritengo necessario, per meglio comprendere il pensiero del Papa, anticipare la lettura del capitolo XII ‘Teologia della liberazione’, che mette in luce la cosiddetta scuola argentina, così ben riassunta da don Francesco: ‘La scuola argentina la si capisce soprattutto a partire dalla cultura come stile di vita comune di un popolo e non tanto a partire dal territorio o dalla classe sociale. Questa teologia non passa al di sopra dei conflitti sociali, benché privilegi l’unità del popolo. L’ingiustizia istituzionale e strutturale è compresa come tradimento del popolo fatto da un anti popolo. E’ una teologia che si distacca dal metodo marxista dell’analisi sociale, dalle strategie operative, dalle categorie di comprensione e accentua l’aspetto culturale e religioso-popolare‘ (pag. 99).


In questo quadro si inserisce la vicenda umana e cristiana di Jorge Mario Bergoglio, chiamato dal Signore alla vita consacrata nella Compagnia di Gesù, nella quale ricoprì incarichi delicati, e successivamente al ministero episcopale, prima come ausiliare poi come titolare dell’Arcidiocesi di Buenos Aires. Il gesuita Bergoglio ha vissuto il suo cammino, avendo alcuni punti di riferimento, ben sottolineati nella postfazione al libro da mons. Victor Manuel Fernández. Essi sono: il sentimento popolare profondo, il realismo ecclesiale, l’apprezzamento della pietà popolare, la preferenza per i poveri, la vicinanza alla classe media e agli ambienti professionali, la povertà ed austerità personale, la semplicità evangelica, la gerarchia delle verità e delle virtù, l’impegno ecumenico e filo-ebraico. La personalità del Figlio di S. Ignazio di Lojola e poi Cardinale di Buenos Aires si è confrontata con la storia del suo paese, l’Argentina, la quale, nel corso del secolo XX, ma anche in questo inizio di secolo XXI, ha affrontato situazioni e periodi difficili quali la politica peronista, la dittatura militare e la crisi economica, sociale e culturale.


Jorge Mario Bergoglio si è impastato con questa storia, l’ha vissuta intensamente e profondamente, sentendosi argentino tra gli argentini. Ha saputo essere coscienza critica e scomoda per il suo Paese, senza cercare la ribalta mediatica, ma sapendola utilizzare sapientemente. Il suo essere ed il suo agire si sono fondati, in modo convinto e sicuro, in Gesù Cristo, nella sua Parola, nella Chiesa e su quattro principi, che confermano la radice ignaziana di Papa Francesco: il tempo è superiore allo spazio, l’unità è superiore al conflitto, la realtà è superiore all’idea, il tutto è superiore alla parte.


Dalla lettura del volume, a me paiono essere queste le sottolineature capaci di farci gustare la fatica di don Francesco, che ci guida nella scoperta di Jorge Mario Bergoglio, vescovo della Chiesa di Dio, chiamato a succedere all’apostolo Pietro sulla cattedra romana, giunto da quell’America Latina, che ha donato molti, grandi pastori tra i quali ricordo S. Turibio de Mogrovejo, in tempi lontani, e mons. Helder Camara e mons. Oscar Arnulfo Romero, a noi più familiari, perché vicini nel tempo.