SANTA MESSA DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI(Vicenza, chiesa Cattedrale, 14 febbraio 2018)

 
         Iniziamo oggi il cammino della Quaresima con il rito della imposizione delle Ceneri e così siamo tutti invitati a fare esperienza della infinita misericordia di Dio. Il gesto della imposizione delle Ceneri sul capo vuole ricordarci la nostra fragilità e la nostra debolezza: l’uomo non è Dio ma viene da Dio, da Dio è stato creato e in Dio trova il senso e la direzione della propria vita.
 
         «Convertitevi e credete al Vangelo» è la formula che accompagna l’imposizione delle Ceneri. Convertirsi significa “cambiare direzione” nel cammino della vita: non, però, un piccolo aggiustamento, bensì una vera e propria “inversione di marcia”. Conversione è ripartire dalla grazia di Dio ricevuta in dono nel Battesimo e impegnarci a vivere “secondo lo Spirito di Cristo” e non secondo la “logica della carne”, la “logica di questo mondo”.
 
         Dobbiamo passare — con l’aiuto della grazia di Dio — da uno stile di vita superficiale, incoerente e illusorio, che spesso ci trascina, ci domina, ci rende prigionieri della mediocrità, alla misura alta della vita cristiana, affidandoci al Vangelo vivente e personale che è Gesù Cristo. È, infatti, la persona adorabile del Signore Gesù il fondamento, il senso profondo e la meta finale della conversione, è lui la via sulla quale siamo chiamati a camminare, lasciandoci illuminare dalla sua luce e sostenere dalla sua forza che muove i nostri passi.
 
         Il «convertitevi e credete al Vangelo», allora, non sta solo all’inizio della vita cristiana ma accompagna tutti i suoi passi. Ogni giorno è un ‘momento favorevole’ per incontrare Gesù e rimanere con lui, anche quando non mancano le difficoltà e le fatiche, le stanchezze e le cadute, anche quando siamo tentati di abbandonare la strada della sequela di Cristo e di chiuderci in noi stessi e nel nostro egoismo.
 
         Con l’imposizione delle Ceneri noi rinnoviamo il nostro impegno di seguire Gesù, di lasciarci trasformare dal suo Vangelo per abbandonare le “opere della carne” e accogliere in noi, mediante la grazia di Dio, il frutto dello Spirito, come ci viene indicato dall’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22).
 
         Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci offre delle indicazioni preziose per un vero cammino di conversione. Questo cammino comprende il digiuno, la preghiera e l’elemosina intesa come costante impegno a favore dei poveri e degli ultimi.
         Questi gesti concreti — che fanno parte della grande Tradizione ascetica della Chiesa — devono essere compiuti secondo la dimensione dello Spirito e non secondo la logica puramente mondana: «Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16b). Infatti vi è una maniera di donare che non genera l’amore ma il compiacimento verso se stessi per “essere lodati dalla gente” (cfr. Mt 6,2b).
         Vi è una preghiera che non è rivolta a Dio ma unicamente per ottenere la visibilità degli altri, “per essere visti dalla gente” (cfr. Mt 6,5b).
         Vi è un digiuno che non esprime la sobrietà e il dominio sul cibo e sulle bevande per essere più liberi e più attenti ai poveri, ma per una ostentazione compiaciuta, “per far vedere agli altri che digiuniamo” (cfr. Mt 6,16b).
 
         L’elemosina indica la gratuità, perché nell’elemosina si dà a qualcuno da cui non ci si aspetta di ricevere in cambio. La gratuità dovrebbe essere una delle caratteristiche del cristiano, il quale, conscio di aver ricevuto tutto e gratuitamente da Dio, senza alcun merito, impara a dare gratuitamente a sua volta; in questo modo l’elemosina ci aiuta a vivere la gratuità del dono.
 
         La preghiera ci richiama il primato di Dio nella nostra vita e ci ricorda che siamo fatti per lui e che solo in lui trova compimento pieno la nostra felicità. Nella debolezza e nella fragilità della nostra vita, nella polvere che siamo, noi possiamo rivolgerci a Dio ed entrare in comunione con lui proprio mediante la preghiera.
 
         Il digiuno è un invito a una vita sobria, meno dominata dalla bramosia di avere, di consumare, meno prigioniera dell’amore per se stessi, più attenta ai bisogni del prossimo, soprattutto del più povero e disagiato.
 
         La Quaresima diventa, così, un dono di grazia, un dono di quel Dio infinitamente misericordioso che non si stanca mai di noi e continua a cercare ciascuno di noi, per offrirci l’abbraccio del suo perdono e del suo amore. Se la Quaresima è un dono della grazia di Dio, però, non possiamo immaginarcela come un tempo triste e malinconico. È un cammino di speranza e di gioia verso la pienezza di vita che esplode nella Pasqua del Signore.
 
         In Quaresima, con profonda gioia, siamo chiamati a convertire il nostro cuore a Dio, consapevoli che non possiamo realizzare la nostra conversione con le nostre sole forze: è Dio che ci converte con la sua grazia!
 
         Il periodo quaresimale è pertanto un cammino di quaranta giorni in cui sperimentare — in modo efficace — l’amore misericordioso di Dio. In questo tempo siamo chiamati a mettere al centro la Parola di Dio, parola di verità e di vita, l’unica che può dare senso al nostro essere e al nostro agire. Siamo chiamati a prendere consapevolezza della verità del nostro essere, senza esaltazioni o scoraggiamenti, per aprirci al dono di grazia che ci fa creature nuove.
 
         Chiediamo al Signore di «accompagnare con la sua benevolenza i primi passi del nostro cammino quaresimale, perché alla osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello Spirito» (dalla Liturgia).
 
         Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza