SANTA MESSA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA(chiesa Cattedrale, 2 febbraio 2018)

SANTA MESSA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA
(chiesa Cattedrale, 2 febbraio 2018)
 
       Carissime consacrate e carissimi consacrati, rivolgo a tutti voi un saluto cordiale e affettuoso, che estendo a tutti i fedeli che partecipano a questa Eucaristia, ai canonici, ai sacerdoti, ai diaconi e agli studenti di teologia del nostro Seminario.

       Un saluto riconoscente va a monsignor Beppino Bonato, delegato vescovile per la Vita Consacrata, alla segreteria diocesana dell’USMI, del CISM, degli Istituti Secolari e dell’Ordo virginum. Un cordiale saluto agli amici ascoltatori di Radio Oreb.

       La giornata mondiale della Vita Consacrata viene vissuta quest’anno nella prospettiva del prossimo Sinodo dei Vescovi che ha inteso mettere a tema i giovani, la fede e il discernimento vocazionale. La nostra diocesi, in questo anno pastorale, ha proposto all’intero popolo di Dio un cammino personale e comunitario di fede e di riscoperta della propria vocazione, cammino ispirato all’icona evangelica dei due discepoli del Battista che seguono Gesù e dimorano per una giornata intera con lui nella sua casa.

       Illuminati da questa pagina evangelica, stasera, voglio riflettere con voi sulla vita di ogni battezzato, uomo e donna, e in modo particolare sulla Vita Consacrata come “cammino di ricerca” ed esperienza dell’incontro con Cristo.

       Già la processione iniziale che abbiamo compiuto con le candele accese ha espresso simbolicamente il nostro cammino verso l’incontro con Gesù Cristo, nostro Salvatore.
       Così abbiamo pregato all’inizio della celebrazione: «O Dio, fonte e principio di ogni luce, ascolta le preghiere del tuo popolo che viene incontro a te con questi segni luminosi e con inni di lode; guidalo sulla via del bene affinché giunga alla luce che non ha fine». La Chiesa, sposa di Cristo, ha sentito il grido contenuto nella parabola delle dieci vergini: «Ecco lo sposo! Andategli incontro» (Mt 25,6) e subito, alzatasi in piedi, gli è corsa incontro con le lampade accese.

       La festa che celebriamo quest’oggi è chiamata anche “festa dell’incontro”. L’incontro di Gesù con Simeone e Anna nel Tempio di Gerusalemme, infatti, appare come il simbolo dell’umanità che incontra il suo Signore. Le parole del profeta Malachia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, hanno profetizzato questo incontro: «Ecco, io manderò il mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo Tempio il Signore, che voi cercate» (Ml 3,1a).
       Nel Tempio, Simeone riconobbe Gesù come il Messia atteso e lo proclamò Salvatore e luce del mondo. Comprese che, d’ora in poi, il destino di ogni uomo si decideva sulla base dell’atteggiamento assunto nei suoi confronti: Egli — il Signore Gesù — sarà per la rovina o per la risurrezione di molti.

       Questo si ripete anche oggi: nel nuovo Tempio di Dio che è la Chiesa, gli uomini incontrano Cristo, imparano a riconoscerlo, lo ricevono nell’Eucaristia, come Simeone lo prese tra le braccia, e la sua Parola diventa per noi luce e il suo corpo forza e nutrimento. È l’esperienza, del resto, che facciamo ogni domenica, ogni volta è un vero incontro con Gesù e tra di noi..

       L’intera nostra esistenza si radica in questo incontro con Cristo, che non è esperienza legata solo a momenti di preghiera e di riflessione personale ma è il riconoscimento di lui nelle strade della vita, nella Storia, nelle lacrime e nei sorrisi delle persone. Siamo chiamati a vivere una vita spirituale, abitata dallo Spirito, ravvivata dall’incontro con il volto di Cristo che si rende visibile nel volto dei fratelli e delle sorelle.

       Papa Francesco invita ogni cristiano a rinnovare il suo incontro personale con Cristo (cfr. EG 3), a prendere la decisione di farsi incontrare da lui, di cercarlo con ogni sforzo e senza sosta. Per i consacrati e per le consacrate questo invito ha una risonanza speciale nel cuore, perché voi, consacrati e consacrate, siete essenzialmente cercatori di Dio e suoi testimoni profetici, attraverso la vostra vita e il vostro servizio nella Chiesa e nel mondo.

       L’atteggiamento di ricerca è nella vostra vita quella voglia di interiorità, quella sana e santa inquietudine che non vi fa mai sentire appagati, né di quello che siete né di quello che fate, perché il Dio che cercate è sempre oltre di voi e anche di tutti di noi, sempre al di là di quello che possiamo raggiungere.

       Gli antichi maestri dicevano che nella vita spirituale se non si va avanti, si va indietro. Forse volevano segnalare la necessità di questa vita interiore che non lascia mai inerti nello Spirito, ma sempre bisognosi di un compimento, sempre con le lucerne accese in attesa dello sposo e bene attenti a tenere controllato l’olio delle nostre lampade perché non venga mai a mancare.

       I consacrati e le consacrate sono, per vocazione, cercatori di Dio.  Cercate Dio sempre e in ogni occasione, anche dentro la confusione e l’incertezza degli avvenimenti della Storia. In questa ricerca appassionata e amorosa di Dio, come Simeone e Anna, diventate tracce di luce per segnare il cammino di tanti fratelli e sorelle, anch’essi in cerca di un senso, di una direzione per il proprio cammino, come tanti giovani uomini e donne del nostro tempo. Fatevi compagni e compagne della loro ricerca, camminate con loro, assumetene le fatiche, i pesi e le fragilità, con quella misura di compassione che avete imparato da Gesù.

       In questo nostro mondo assetato di verità e di senso, la vita dei consacrati, cercatori di Dio, diventa una memoria vivente, un segno luminoso e incandescente che non abbiamo quaggiù una dimora stabile, ma come si legge nella lettera a Diogneto: “ Essi abitano la loro patria, ma come forestieri, partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri, come ospiti di passaggio. Vivono sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi ma con la loro vita superano le leggi. In una parola i cristiani sono nel mondo ciò che lo spirito è nel corpo”.
     
       In questo momento, desidero esprimere un sincero ringraziamento — anche a nome dell’intero popolo di Dio e del nostro presbiterio — a tutti voi consacrati e consacrate che avete scelto di seguire Cristo nella povertà, nella verginità e nell’obbedienza.
       Nel mio peregrinare per il territorio della nostra diocesi di Vicenza ammiro la vostra testimonianza umile e gioiosa negli ospedali, nelle scuole,  nelle case dove vengono accolte persone sole, emarginate o disabili e nelle quali operate con un atteggiamento di completa dedizione. Vi ritrovo nelle vostre comunità religiose, spesso a servizio delle consorelle o dei confratelli ammalati, vi incontro nei conventi, nei monasteri, specie in quelli di clausura, nei quali vivete la comunione con Dio in un intenso ritmo di preghiera e di lavoro, e incontro laici consacrati, uomini e donne, testimoni umili e discreti, spesso in prima linea tra le persone più povere e più sole.

       Vi voglio ora affidare a Maria, la mamma di Gesù: “O Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, volgi lo sguardo sugli uomini e sulle donne che il tuo Figlio Gesù ha chiamato a seguirlo nella totale consacrazione al suo amore: si lascino sempre guidare dallo Spirito, siano instancabili nel dono di servire il Signore, così da essere fedeli testimoni della gioia che sgorga dal Vangelo”. Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza