SANTA MESSA DI SUFFRAGIO PER S. ECC. MONS. PIETRO GIACOMO NONIS NEL II ANNIVERSARIO DELLA MORTE(Oratorio del Gonfalone, venerdì 15 luglio 2016)

         Sono trascorsi due anni dalla morte del compianto vescovo Pietro Nonis. Nel nostro cuore e nella nostra mente rimangono impressi il ricordo, il volto, le parole e gli scritti di monsignor Nonis. Quante volte – in questi due anni – mi è capitato, in diverse occasioni, con i preti e i laici, sentire rievocate con simpatia e gusto le parole, le espressioni, gli aneddoti a riguardo del vescovo Pietro.
 
         Lasciate ora che ricordi questo caro confratello vescovo alla luce della Parola di Dio che ci è stata donata in questa liturgia. Oggi leggiamo per l’ultima volta il libro di Isaia dentro a una serie di passi profetici scritti da lui. Nella malattia di Ezechia, re di Giuda, possiamo intravedere anche la prova a cui sono sottoposti tanti nostri fratelli e sorelle, prova che è stata vissuta dal vescovo Pietro, con fedele e cristiana pazienza. Il re Ezechia si ammala gravemente e gli viene annunziata ormai prossima la morte. Egli, allora, rivolge a Dio una accorata preghiera, di cui il Salmo 38 che abbiamo proclamato è come una eco dolorosa: «Dicevo: “non vedrò più il Signore sulla terra dei viventi, non guarderò più nessuno fra gli abitanti del mondo”». Ma il Signore, attraverso il profeta Isaia, «fa tornare indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana» (Is 38,8) e concede al re ancora alcuni anni di vita.
La nostra preghiera è sempre ascoltata, come è stato ascoltato Ezechia. Non sappiamo in quale direzione, ma la preghiera è sempre efficace se ci pone in sintonia con Dio che vuole la salvezza degli uomini. Non è necessario che ogni volta le lancette del nostro orologio tornino indietro, ma dobbiamo confidare nel Signore, abbandonandoci a Lui perché queste parole sono Sue: «Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime e io ti proteggerò e ti libererò».
 
         Tornano nel mio cuore e nella mia mente le ultime settimane della vita terrena di monsignor Nonis, ma don Antonio, suo fedele segretario, e suor Luisella potrebbero dare una testimonianza migliore della mia. Da uomo acuto e intelligente aveva ormai intuito che stava per incontrare “Sorella Morte”. Tutte le riflessioni e i pensieri che aveva espresso nei numerosi funerali di preti e di laici ora si andavano concentrando nella sua mente e nel suo cuore. Recitava insieme a coloro che lo assistevano il Rosario, in un clima di pace e di abbandono. L’ho incontrato alcune ore prima della sua morte, ancora vigile e consapevole e mi è sembrato dicesse: “Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito” (Lc 23,46).
 
         L’Evangelista Matteo narra – nel brano che abbiamo letto – una delle numerose controversie tra Gesù e i farisei riguardo l’osservanza del precetto sabbatico. La legge mosaica prescriveva nel giorno di sabato l’astensione da qualsiasi lavoro, anche se particolarmente urgente, come il lavoro dei campi nel tempo dell’aratura e della mietitura.
L’affermazione di Gesù «Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mt 12,8) ha una portata sconvolgente. In primo luogo afferma che egli ha un’autorità superiore a quella di Mosè, in forza del suo rapporto speciale con Dio. Gesù, inoltre, ricolloca l’uomo al centro del vero culto: «Se aveste compreso che cosa significhi: “misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa» (Mt 12,7). Gesù ricorda ai farisei di ieri e di oggi che Dio è misericordia. E in questo Anno Giubilare Straordinario della Misericordia siamo stati accompagnati da Papa Francesco – mediante alcuni gesti semplici ma eloquenti – ad accogliere e a testimoniare la misericordia che Dio ha manifestato e donato a ciascuno di noi.
 
         Nei miei incontri con il vescovo Pietro ho potuto constatare una autentica maturità spirituale e un vero atteggiamento di bontà e di misericordia soprattutto verso chi l’aveva offeso o fatto soffrire, ma anche verso tanti fratelli che stavano attraversando situazioni complesse nella loro vita: a livello personale, familiare, sociale, religioso. In lui ho visto l’icona del Padre misericordioso e giusto, che accoglie ogni figlio che si è allontanato da casa. Ricordo, in particolare, la vicinanza ad alcuni presbiteri che avevano lasciato il ministero e verso i quali si è prodigato nella ricerca del lavoro e nel sostegno spirituale.
 
         Anche noi, oggi, chiediamo al Signore di insegnarci a dimenticare la nostra, a volte ‘spietata’ giustizia, per diventare un po’ più simili a Lui, per essere verso i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino, “sacramento” della Sua misericordia. Amen.
 
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza