SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE(Vicenza, cattedrale, 6 gennaio 2015)

Desidero, prima di tutto, porgere un saluto cordiale e affettuoso a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle provenienti da tanti paesi del mondo e che vivete lavorate nel territorio della diocesi di Vicenza.
Con voi saluto i vostri sacerdoti e tutti i presbiteri, i canonici, i diaconi, i consacrati e le consacrate qui riuniti per celebrare la solennità dell’Epifania del Signore.
Un saluto grato e riconoscente va a padre Michele De Salvia e ai suoi collaboratori dell’Ufficio Migrantes. Un saluto cordiale alle autorità presenti come anche tutti gli amici ascoltatori di Radio Oreb.

La festa dell’Epifania è il coronamento gioioso di tutto il tempo natalizio. La festa di oggi, attraverso la narrazione dei Magi che vengono dall’Oriente per adorare e portare doni al bambino Gesù, ci ricorda che tutti gli uomini di qualsiasi tempo, di qualsiasi cultura, di qualsiasi etnia possono cercare e incontrare Cristo e trovare in lui il senso della propria esistenza.
I Magi, misteriosi sapienti, partiti dal lontano Oriente, guidati da una stella, intraprendono un lungo cammino finché trovano il bambino nella grotta di Betlemme, lo adorano e gli offrono i propri doni. I Magi rappresentano tutti i cercatori di Dio, illuminati dai segni della sua presenza nel mondo. Il loro cammino è immagine del cammino che l’uomo di ogni tempo compie verso Dio.

Dio ha messo nel cuore di ogni uomo il bisogno insopprimibile della verità. L’uomo ha bisogno di dare un senso alla propria vita, ha bisogno della verità. Egli non deve guardare solo alle realtà terrene, materiali, deve alzare lo sguardo, scrutare il cielo, cercare le cose di lassù.
Per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da se stessi, delle proprie sicurezze e dalle proprie abitudini. La stella – che è apparsa ai Magi – certamente poteva essere vista anche da molte altre persone. Tantissimi avranno guardato la stella, ma i Magi l’hanno vista, vale a dire che hanno avuto uno sguardo particolare, hanno intravisto un messaggio, un invito, una pro-vocazione.

A tutti sono offerti i segni della presenza di Dio nel mondo, ma diverse sono le reazioni, le risposte. Il Vangelo ci presenta tre reazioni-risposte diverse tra loro: quella di Erode, quella dei sacerdoti di Gerusalemme e quella dei Magi.

La reazione di Erode è improntata allo sconcerto, alla paura. Erode non cerca la verità, anzi la vuole soffocare, teme che la verità gli tolga il potere. Chi è attaccato al potere, rischia di identificare la verità con il suo potere.

Una seconda reazione è quella dei sacerdoti, esperti delle Scritture, le conoscono bene ma rimangono fermi, legati ai loro riti e alle loro liturgie. In loro possiamo vedere ogni uomo che non è disposto a cambiare la sua vita, che non si mette in discussione, non si mette in cammino. Per costoro la verità è qualcosa di astratto, di teorico, qualcosa su cui discutere, per noi la verità è la persona di Cristo che ti chiede di cambiar vita e di metterti in cammino. Gesù dice di se stesso “Io sono la via”, vale a dire una strada, un itinerario per arrivare alla verità e quindi alla vita vera, a una vita senza fine. L’atteggiamento dei sacerdoti del Tempio rispecchia l’atteggiamento di noi cristiani quando riduciamo Cristo ad argomento di cui parlare. I Magi, invece, non temono di affrontare il cammino, con tutte le sue fatiche e le sue incognite. Lasciano la vita comoda e tranquilla, escono dal loro ambiente, non esitano a lasciare tutto per seguire la stella. La stella sta  ai magi come la voce del Signore sta ad Abramo: “vattene dalla tua terra, dal luogo del tuo luogo natale, dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti mostrerò” (Gen 12,2).
La maggior parte di voi, fratelli e sorelle, hanno vissuto nella propria carne, nella propria storia personale il distacco dalla famiglia, dalla propria terra, dalle proprie tradizioni, per cercare un lavoro, una vita più dignitosa, un luogo dove trovare accoglienza. Non è stata certamente la ricerca di Dio che vi ha spinto a lasciare i vostri paesi, ma la vostra fede in Dio, in Cristo, vi ha sostenuto in queste vicende, spesso drammatiche e dolorose.
E oggi vogliamo condividere con voi, prima di tutto la medesima fede, ma anche le stesse fatiche e le stesse sofferenze. Oggi vogliamo sentirci una sola famiglia formata da tanti fratelli e sorelle: filippini, nigeriani, romeni, cingalesi, ucraini, moldavi, ghanesi, ivoriani, indiani e tanti altri che non conosco e che forse ho dimenticato.

In Cristo è possibile formare una sola famiglia. Gesù Cristo, Figlio di Dio, è venuto in mezzo a noi e ci ha costituiti figli di Dio, ci ha reso possibile rivolgerci a Dio chiamandolo con il nome di Abba, Papà, Padre.
Che questa consapevolezza di essere figli di Dio, fratelli tra di noi, ci sostenga non solo in questa celebrazione della festa dei popoli, ma in ogni giorno della nostra vita. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza