SANTA MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA DI PENTECOSTE CON L’ORDINAZIONE DEI PRESBITERI(Chiesa Cattedrale di Vicenza, sabato 7 giugno 2014)

Carissimi fratelli e sorelle,
carissimi canonici, presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate,
amici ascoltatori di Radio Oreb.

Con il cuore colmo di gioia per la liberazione dei nostri confratelli sacerdoti don Gianantonio e don Giampaolo e della sorella suor Gilberte, accogliamo ora l’immenso dono che ci fa il Signore con l’ordinazione presbiterale di cinque diaconi del nostro Seminario diocesano (Andrea, Luca, Ismaele, Luca, Samuele) e di un diacono della Comunità Missionaria di Villaregia (Gabriele).
È giunta l’ora tanto attesa da voi, cari ordinandi, e preparata da diversi anni. Innanzitutto attesa dal Signore Gesù, perché è Lui che vi ha scelti e noi ‘ confortati dagli educatori del Seminario, dai docenti e dai parroci, dopo accurato discernimento ‘ ci sentiamo di accogliere questa elezione del Signore come un dono per la nostra Chiesa.           
È giunta l’ora tanto attesa dal Seminario, che oggi può rallegrarsi: consegnandovi al Vescovo per ricevere l’ordinazione presbiterale ha la consapevolezza di aver adempiuto il proprio compito. A tutti gli educatori e docenti del Seminario desidero rivolgere ‘ anche a nome vostro ‘ sentite e doverose parole di gratitudine e di riconoscenza.
Gioisce la nostra Chiesa che vi accoglie come una madre accoglie i propri figli e vi dona la grazia di essere ‘ a vostra volta ‘ capaci di generare alla vita di fede la comunità cristiana. Gioiscono il nostro presbiterio e la Comunità Missionaria di Villaregia che oggi vi accolgono nella loro famiglia e sanno che il vostro ingresso porterà nuovo fervore e nuovo entusiasmo, assieme a dei lineamenti sempre più conformi al volto di Cristo.
Ed infine è giunta l’ora tanto attesa anche dai vostri familiari. Essi, con trepidazione, vi sono stati sempre vicini e vi hanno sostenuto. Non tutti i vostri genitori, oggi, sono qui visibilmente presenti, ma sia quelli presenti fisicamente sia quelli presenti spiritualmente gioiscono e vi consegnano alla Madre Chiesa. Grazie, dunque, ai vostri genitori e alle vostre famiglie.
L’ordinazione presbiterale di questi nostri amici viene oggi illuminata dalla solenne liturgia della vigilia di Pentecoste. Vogliamo riflettere assieme sulla grandiosa e sconvolgente scena della costruzione della torre di Babele, come ci è stata narrata nel libro della Genesi (Gen 11,1-9).
L’inizio della narrazione ci pone di fronte ad un progetto di unità e di unicità messo in atto dall’Uomo. Anzitutto unità di lingua ‘ ‘tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole‘ (Gen 11,1) ‘ dentro ad una unità di luogo: ‘emigrando dall’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono‘ (Gen 11,2). A queste, fa seguito una unità di progetto: ‘Venite, costruiamoci una città ed una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra‘ (Gen 11,4). E mentre l’Uomo vuole salire verso il cielo, il Signore decide di scendere sulla terra: ‘Il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo‘ (Gen 11,5). Il racconto, quindi, si conclude con la confusione della lingua e la dispersione degli uomini su tutta la terra. Il progetto di unità si trasforma in una condizione di rottura e di dispersione, come lascia trasparire la parola Babele, che significa ‘mescolare, confondere, disperdere’.
Il tentativo dell’Uomo di sostituirsi a Dio, di conquistare il cielo attraverso le proprie forze, i propri progetti è destinato al fallimento, all’incomprensione reciproca e alla disgregazione della famiglia umana. L’umanità dispersa a Babele sembra non portare con sé alcun segno di speranza. Eppure troviamo questo segno di speranza nel racconto seguente, nella chiamata di Abramo: ‘perché in lui siano benedette tutte le famiglie della terra‘ (Gen 12,3).
Per il Nuovo Testamento il segno che corrisponde alla dispersione di Babele è nella Pentecoste, quando lo Spirito di Dio fa che gli uomini si intendano, sebbene parlino lingue diverse: ‘ciascuno li udiva parlare nella propria lingua‘ (Atti 2,6).
Lo Spirito Santo apre le frontiere, dona la gioia di comprenderci, supera la rottura iniziata a Babele, la confusione dei cuori che ci mette gli uni contro gli altri. Il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, è un popolo che proviene da tutti i popoli. La Chiesa, fin dall’inizio, è cattolica, universale: questa è la sua essenza più profonda. Così si esprime San Paolo: ‘Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito‘ (1Cor 12,13). Nella Chiesa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. In essa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo.

Cari ordinandi, in questo modo il messaggio della Pentecoste si rivolge ora direttamente a voi.
Con l’ordinazione presbiterale ‘ mediante l’imposizione delle mani del Vescovo e dei confratelli presbiteri ‘ ricevete il dono dello Spirito per la missione del Vangelo e per fare della Chiesa una casa ed una scuola di comunione. Voi vi inserite nella comunione del presbiterio, nella comunione con il Vescovo e con il successore di San Pietro, il Papa. Non sarete preti da soli: sarete preti dentro ad un presbiterio. L’unità del presbiterio non è una esigenza funzionale o di efficienza organizzativa ma un dato sacramentale, connaturato all’ordinazione presbiterale. Non sarete, dunque, individui isolati, che vivono per conto proprio la missione della Chiesa: sarete presbiteri nella comunione di un presbiterio ‘ unito al suo Vescovo ‘ ed in comunione con tutto il popolo di Dio.
La nostra diocesi è stata provata ‘ negli ultimi due mesi ‘ dal rapimento di don Gianantonio e don Giampaolo e dal forzato abbandono delle loro amatissime comunità anche da parte di don Maurizio e don Leopoldo. Che cosa ha sostenuto i nostri amici, i nostri preti e il popolo di Dio se non la fede, la preghiera e la comunione profonda fra tutti noi?
Ora ‘ tutti insieme ‘ possiamo proclamare con il Salmo 125: ‘Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia‘. Ci siamo affidati alla potente intercessione della Madonna di Monteberico e siamo stati esauditi.
Cari ordinandi, vi raccomando l’amore alla Madre del Signore! Fate come San Giovanni, che La accolse nell’intimo del proprio cuore. Lasciatevi rinnovare continuamente dal Suo amore materno. Imparate da Lei ad amare Cristo.
Il Signore benedica il vostro cammino sacerdotale. Amen!

‘ Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza