SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA(Vicenza, chiesa Cattedrale, 8 dicembre 2018)

 
         Carissimi fratelli e sorelle,
         consacrati e consacrate,
         canonici, sacerdoti e diaconi,
         amici ascoltatori di Radio Oreb.
 
         Oggi, celebriamo una delle feste della Beata Vergine Maria tra le più belle e tra le più sentite dal popolo cristiano: l’Immacolata Concezione. Conosciamo già il significato di questo dogma della Chiesa cattolica: “Maria è stata preservata, fin dal suo concepimento, da quella comune eredità del genere umano che è la colpa originale”. E questo non per meriti propri, bensì a motivo della missione alla quale, da sempre, Dio l’ha destinata: essere la Madre del Salvatore. Tutto questo avviene per l’iniziativa di Dio, per l’irrompere della sua grazia che previene ogni risposta umana. Tutto quello che avviene è grazia di Dio, che trova in Maria una risposta piena e fiduciosa: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
 
         C’è un’altra frase del Vangelo che ci dà la chiave per comprendere il senso di questa festa. L’angelo, infatti, disse a Maria: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28).
         La parola “grazia” può avere due significati. Innanzitutto “favore, perdono, amnistia”, come quando diciamo che un condannato a morte ha ricevuto la grazia. Ma può significare anche “bellezza, fascino, amabilità”, e il mondo di oggi conosce bene questo secondo significato di grazia. Anche nella Bibbia “grazia” ha questi due significati. Indica anzitutto e primariamente il favore divino, gratuito e immeritato, che — in presenza del nostro peccato — si traduce in perdono e misericordia. Ma indica anche la bellezza che deriva da questo favore divino, quello che chiamiamo lo “stato di grazia”.
 
         In Maria ritroviamo tutti e due questi significati di grazia. Maria è “piena di grazia” perché è stata oggetto di un favore, di una elezione da parte di Dio. Ella è stata “graziata”, cioè salvata gratuitamente dalla grazia di Dio, è stata preservata dal peccato originale “in previsione dei meriti di Cristo”. Ma è “piena di grazia” nel senso che la scelta di Dio l’ha resa splendente, senza macchia, tutta bella, tota pulchra. Maria è tutta piena della grazia di Dio, tutta trasformata interiormente dalla grazia e proprio in questo consiste il suo essere Immacolata. Se Maria è colmata dalla grazia di Dio, non c’è posto in lei per il peccato, non c’è stata in lei nessuna macchia di peccato; lei è tutta immacolata.
 
         È significativo il fatto che Maria, avuto questo privilegio, resti una donna umile. Maria non assume l’atteggiamento del fariseo della parabola, il quale pensa di essere anche lui immacolato, senza peccato. Infatti si presenta davanti a Dio dicendo: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo» (Lc 11,11-12). Dalla sua pretesa purezza il fariseo trae motivo per separarsi dalle altre persone con un atteggiamento di superbia. Maria, invece, rimane umile e parla di se stessa dicendo: «Sono la serva del Signore» (Lc 1,38). E poi dirà, nel Magnificat: «Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Proprio questa è la condizione per rimanere immacolati: l’umiltà. Chi non è umile, perde la purezza che gli è stata data dalla grazia di Dio. La purezza, infatti, è un dono della grazia di Dio, che non deve diventare pretesto per la superbia e per il disprezzo degli altri.
 
         Se l’Immacolata Concezione è la festa della grazia, della purezza, della bellezza, questo giorno ha qualcosa di importantissimo da dire anche a noi oggi, che celebriamo questa solennità e che siamo felici di poter contemplare questa bellezza straordinaria di Maria.
         Esistono tre specie di bellezza: la bellezza fisica o del corpo, la bellezza intellettuale o estetica, la bellezza morale o spirituale. La bellezza fisica può esserci o non esserci, esserci un tempo e poi di colpo, per una malattia, o un incidente, o per il trascorrere del tempo, non esserci più. Per questo leggiamo nel libro dei Proverbi: «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza».
         La bellezza di Maria Immacolata si colloca sul piano della santità e della grazia, è una bellezza interiore, fatta di luce, di armonia. Ma dopo aver contemplato in Maria la bellezza al suo sommo grado, ci chiediamo: che uso fa l’uomo di questo dono di Dio che è la bellezza?
 
         Questo tema stava particolarmente a cuore a Paolo VI, il quale ritorna su questo argomento in tutti i suoi discorsi, fatti come cardinale di Milano, per la festa dell’Immacolata. In uno di essi diceva: “A chi vorrebbe vedere riflessi quei raggi divini e umani della Madonna nelle anime nostre e dei nostri fratelli, stringe il cuore vedere invece tutt’altra scena. Tante anime di adolescenti e perfino di fanciulli, che sarebbero belle, candidate a tante sublimi virtù, a tanta poesia dello spirito, a tanto vigore di azione, sono subito deturpate, subito macchiate, fiaccate da un dilagare di tentazioni, che non riusciamo più a reprimere. I nostri ragazzi, le nostre ragazze, che cosa leggono? Che cosa vedono? Che cosa pensano? Che cosa desiderano? Quante anime profanate! Quante famiglie spezzate! Quante persone hanno una doppia vita! Quanti amori diventati tradimenti! Quale dissipazione di energia umana, proprio in questo groviglio di indisciplina di costume e di vizi ormai tollerati, di questa esibizione della passione e del vizio”.
 
         Forse che noi cristiani disprezziamo o abbiamo paura della bellezza, nel senso ordinario del termine? Niente affatto. Il Cantico dei Cantici celebra questa bellezza nella sposa e nello sposo, con entusiasmo insuperato e senza complessi. Anche la bellezza è una creazione di Dio, anzi, il fiore stesso della creazione materiale. Diciamo però che essa deve essere sempre una bellezza umana, e perciò riflesso di un’anima e di uno spirito. Non può essere abbassata al rango di bellezza puramente esteriore, ridotta a puro richiamo per i sensi, a strumento di seduzione, sarebbe un disumanizzarla.
 
         C’è molta incoerenza in giro a questo riguardo. Molti di coloro che fanno l’opinione pubblica si comportano come chi getta il sasso e poi, di fronte ai vetri rotti, ritira la mano. Spingono a rompere tutti i freni; celebrano come una vittoria della civiltà ogni nuovo colpo inferto al pudore; gridano all’inquisizione, ai roghi, alle crociate, appena qualcuno si azzarda a denunciare qualche eccesso manifesto, salvo poi, il giorno dopo, lavarsi le mani come Pilato, o stracciarsi le vesti come Caifa di fronte all’ennesimo crimine inaudito che ha coinvolto adolescenti o ragazzi.
 
         Maria non è una persona che rifiuta di avere contatti con gli altri per paura di macchiarsi, una persona che si separa da tutto e da tutti per rimanere nel suo isolamento e così preservare la sua purezza. Questo è un falso concetto di purezza. Invece, chi è puro deve essere disponibile alle relazioni con gli altri, per comunicare loro la grazia che egli stesso ha ricevuto da Dio. Dio ci chiama a far risplendere di nuovo — davanti agli occhi del mondo — l’ideale di una bellezza che è sì godimento ma è, prima di tutto,  rispetto e senso di responsabilità di fronte al corpo, all’affettività, alla dignità delle persone e di fronte a tutte le creature di Dio.
 
         Grazie, o Maria Immacolata, di essere sempre con noi!
         Veglia sulla nostra diocesi,
         conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie.
         Infondi la forza per rigettare il male, in ogni sua forma,
         e di scegliere il bene,
         anche quando costa e comporta l’andare controcorrente.
         Donaci la gioia di sentirci amati da Dio,
         benedetti da lui, predestinati ad essere suoi figli.
         Vergine Immacolata, dolcissima Madre nostra, prega per noi.
         Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza