SOLENNITA’ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO (Vicenza, Cattedrale, 1° gennaio 2012)


SOLENNITA’ DI MARIA SANTISSIMA


MADRE DI DIO


(Vicenza, Cattedrale, 1° gennaio 2012)


 


 


 


Carissimi fratelli e sorelle,


 


         nel primo giorno dell’anno, la Chiesa ci convoca per una celebrazione che ogni volta ci commuove per la ricchezza e la bellezza dei suoi contenuti: il Capodanno civile s’incontra con il culmine dell’Ottava di Natale, in cui si celebra la Divina Maternità di Maria e questa liturgia trova una sintesi felice nella Giornata Mondiale della Pace.


         Nella luce del Natale di Cristo, mi è gradito rivolgere a ciascuno di voi i migliori auguri per l’anno appena iniziato. Il nuovo anno civile è posto sotto lo sguardo benedicente della Santissima Madre di Dio. La Divina Maternità di Maria viene sottolineata anche nei versetti della Lettera ai Galati: ‘Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna’..perché ricevessimo l’adozione a figli‘ (Gal. 4,4-5).


         Il Natale di Cristo, che in questi giorni commemoriamo, è interamente avvolto dalla presenza materna di Maria. Mentre ci soffermiamo a contemplare il Bambino Gesù, lo sguardo non può non volgersi verso la Madre, che con il suo ‘‘ ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio.


         All’inizio di un nuovo anno, siamo invitati a metterci alla scuola di Maria, umile e fedele discepola del Signore, per imparare da lei ad accogliere, nella fede e nella preghiera, Gesù il Salvatore del mondo. Desidero invocare su questo nuovo anno la benedizione del Signore con le stesse parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura, tratta dal Libro dei Numeri (6, 24-26): ‘Ti benedica il Signore e ti protegga’.rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace‘. Si tratta della benedizione che i sacerdoti ebrei usavano invocare sul popolo al termine delle grandi feste liturgiche, particolarmente nella festa dell’anno nuovo. Nel pensiero semitico la benedizione del Signore produce, per forza propria, benessere e salvezza. Facendoci riascoltare questa antica benedizione, all’inizio di un nuovo anno, la liturgia è come se volesse incoraggiarci ad invocare, a nostra volta, la benedizione del Signore sul nuovo anno, che muove i primi passi, perché sia per tutti un anno di prosperità, di giustizia e di pace.


         E nel primo giorno dell’anno, dal 1968, per volontà di papa Paolo VI, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Pace (da 45 anni). Quest’anno papa Benedetto XVI ha pensato di rivolgersi, in modo particolare, ai giovani con il Messaggio che porta il titolo ‘Educare i giovani alla giustizia e alla pace‘, che vi invito a leggere come singoli, ma anche nelle vostre famiglie, comunità e gruppi. Di questo Messaggio intendo richiamare alcuni punti che mi sembrano utili per la nostra riflessione e l’impegno della nostra assemblea riunita oggi, nella chiesa Cattedrale, per mettere sotto la protezione di Dio questo nuovo anno. Dice il Papa: ‘E’ vero che nell’anno che abbiamo concluso, è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche’..Per questo vorrei rivolgermi soprattutto ai giovani nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo‘.


         Ma il Messaggio si rivolge anche ai genitori, alle famiglie, a tutte le componenti educative, formative, come pure ai responsabili nei vari ambiti della vita religiosa, sociale, politica, economica, culturale e della comunicazione. Educare richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso. Per questo, sono più che mai necessari autentici testimoni. Il testimone è colui che vive per primo il cammino che propone. Oggi è necessario educare le nuove generazioni alla giustizia e alla pace. La giustizia, afferma il Papa, si fonda sulla visione integrale dell’uomo, che permette di non cadere in una concezione contrattualistica della giustizia e di aprire anche per essa l’orizzonte della solidarietà e dell’amore. La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione.


         Il Pontefice, inoltre, dice parole importanti sulla promozione della pace. La pace non è semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità. La pace è anzitutto dono di Dio. Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione e alla fraternità.


         Il Messaggio del Papa si conclude con questo invito: ‘Guardiamo con maggior speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno e sentiamoci uniti nella responsabilità verso le giovani generazioni presenti e future, in particolare nell’educarle ad essere pacifiche e artefici di pace‘.


         Chiediamo a Maria, celeste Madre del Redentore, la Madonna di Monte Berico, che ci accompagni lungo tutto l’anno che oggi inizia e che ci ottenga da Dio il dono della pace per l’intera umanità.


         Santa Madre di Dio, prega per noi. Amen.