SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI(Vicenza, chiesa Cattedrale, 1 novembre 2018)

       Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
       carissimi canonici, sacerdoti, diaconi,
       consacrati e consacrate, amici ascoltatori di Radio Oreb,
 
       oggi, siamo chiamati a rendere grazie a Dio per quella «moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua», che sta in piedi davanti all’Agnello (il Crocifisso Risorto), avvolta in vesti candide, con in mano dei rami di palma, segno del martirio. Così, l’Apostolo Giovanni, nel Libro dell’Apocalisse, ci presenta i Santi.
 
       In questo Anno Liturgico possiamo ben affermare che la nostra comprensione sul significato della santità — a cui è chiamato il popolo di Dio a partire dal sacramento del Battesimo — è cresciuta e si è arricchita grazie al dono dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, dal titolo Gaudete et exultate (Gioite ed esultate).
 
       Dobbiamo, inoltre, ringraziare il Signore perché, attraverso il discernimento e l’autorità della Chiesa, ci ha dato la gioia di aggiungere dei  nuovi grani a quel “rosario di santità” che caratterizza la nostra diocesi di Vicenza.
 
       Sabato scorso 27 ottobre, infatti, in Guatemala, nel Viacariato apostolico di Izabal, è stato beatificato il missionario francescano vicentino padre Tullio Maruzzo, nativo di Lapio, nelle Valli Beriche, insieme al catechista indigeno Luis Obdulio Arroyo Navarro, francescano secolare, primo beato martire nativo del Guatemala.
Alla cerimonia di Beatificazione hanno partecipato una ventina di fedeli della nostra diocesi, accompagnati dal vicario generale don Lorenzo Zaupa e dal parroco di Lapio don Lorenzo Broggian e dall’ex parroco don Secondo Martin.
       La vicinanza ai poveri e la difesa della giustizia sono i tratti fondamentali che accomunano i due nuovi Beati. Fu proprio al termine di una giornata di denso lavoro apostolico, mentre rientravano in parrocchia, che essi furono colpiti a morte e abbandonati sul ciglio della strada. La loro testimonianza di fede e di carità, soprattutto verso gli ultimi e verso i più poveri e più emarginati, coronata dal martirio, ci fa pensare alla santità come espressione straordinaria di virtù eroiche. Ma la loro esistenza si è compiuta nella ordinarietà, secondo uno stile di vita semplice e lieto, proprio di chi è povero in spirito secondo il modello indicato dalle Beatitudini che abbiamo proclamato nel Santo Evangelo di questa Liturgia festiva.
       A questo riguardo è molto importante quanto scrive Papa Francesco al numero sette dell’Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità di ogni cristiano: «mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono il riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità» (GE, 7).
 
       Nel considerare la santità “della porta accanto” desidero aggiungere anche un altro testimone di santità che non è originario di Vicenza ma che è vissuto più di trent’anni nella nostra città, percorrendo le nostre strade, frequentando le nostre comunità, predicando nelle nostre chiese, riconosciuto venerabile il 19 maggio scorso da Papa Francesco, si tratta di padre Pietro Uccelli, missionario saveriano.
 
       Padre Pietro, umile e povero, infiammato d’amore per Dio e per i fratelli, ha speso tutta la sua vita per diffondere il Vangelo di Cristo e per soccorrere ogni persona sofferente del corpo e nello spirito.
       Fu inviato in missione in Cina nel 1906 e vi rimase 14 anni per poi essere trasferito a Vicenza, dove arrivò a metà agosto del 1921 con il compito di formare gli aspiranti missionari nella cosiddetta ‘scuola apostolica’. Visse a Vicenza fino alla morte, avvenuta il 29 ottobre 1954, e ora i suoi resti mortali sono conservati nella cappella attigua alla Casa dei Saveriani.
 
       Noi siamo consapevoli che la testimonianza di santità che risplende in tanti fratelli e in tante sorelle del popolo di Dio, umili e spesso nascosti agli occhi degli uomini, costituisce la via più semplice e più affascinante sulla quale ci è dato di percepire la bellezza e la forza liberante dell’amore di Dio, il valore della fedeltà quotidiana, feriale, a Cristo e al suo Vangelo, anche nelle circostanze più difficili.
       La santità come ideale di vita deve essere sentita come una vocazione per tutti noi, che nell’incontro con Cristo e nel seguirlo in modo radicale, scopriamo il senso della nostra vita.
E a maggio ragione, quando ci è dato di inncontrare o conoscere dei veri testimoni di santità, allora viviamo la gioiosa esperienza di essere in contatto con qualcuno che ha trovato la proprià felicità nell’offerta radicale e generosa della sua vita alla causa del vangelo.
La radice e la forza della santità si trova nell’Eucarestia, che stiamo celebrando, perché in Cristo, mediante lo Spirito Santo, diventiamo un solo corpo e un solo spirito.
 
       La Santa Madre di Dio, Regina dei Santi e Porta del Cielo, interceda sul nostro cammino di santità e sui nostri cari defunti che ci hanno preceduto nel segno della fede e che vivono in Dio, nella sua dimora di luce e di pace.
Amen!

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza