TE DEUM DI FINE ANNO(Vicenza, Tempio di San Lorenzo, 31 dicembre 2015)

            Carissimi fratelli e sorelle, consacrati e consacrate,
            sacerdoti, diaconi, amici ascoltatori di Radio Oreb,
            gentile signor Sindaco e distinte autorità.
 
            La fine di un anno civile ricorda al cristiano che la Storia è guidata da Dio e a Lui va il nostro ringraziamento per i doni ricevuti e la nostra preghiera per chiedere la sua protezione per il nuovo anno che sta per iniziare.
            I doni ricevuti dal Signore, le gioie e le consolazioni vissute nel corso di quest’anno potranno apparire sempre più piccole e povere rispetto alle fatiche e alle sofferenze. Forse, in questo momento, portiamo nel cuore — a livello personale — il dolore per la morte di una persona cara, la preoccupazione per lo stato della nostra salute o quello di persone a noi care, la ferita per un affetto entrato in crisi. Ma a livello sociale portiamo, sicuramente, nel cuore l’afflizione e l’inquietudine per gli atti di terrorismo compiuti a Parigi nel novembre scorso, per i focolai di guerre che si accendono continuamente in diverse parti del nostro pianeta, per la sorte di tanti nostri fratelli cristiani minacciati e uccisi in odio alla loro fede.
            Abbiamo ben presente quanto ci disse il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS, 1).
 
            Noi crediamo che la Parola di Dio — contenuta nelle Sante Scritture che abbiamo ascoltato in questa liturgia — è capace di dare un senso decisivo e una giusta direzione al Tempo e alla Storia che il Signore Gesù ci dona di vivere.
Quando Giovanni scrive l’Apocalisse si trova in esilio nell’isola di Patmos, “a causa della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù”, dopo aver subito crudeli torture. I cristiani stanno subendo persecuzioni violente e pare che il Signore Gesù tardi a venire. C’è la tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, dell’abbandono della fede. L’autore dell’Apocalisse ci fa capire che la Storia — anche nelle sue manifestazioni più oscure e preoccupanti — non sfugge alla signoria di Cristo, l’unico che è in grado di “aprire il libro e di scioglierne i sigilli”. A Lui, a Cristo, è possibile svelare il significato della Storia perché l’ha assunta totalmente, come proclama uno dei prefazi del Natale: «Il Verbo appare visibilmente nella nostra carne per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta» (Prefazio di Natale II).
            Gesù è vissuto ed è morto per ciascuno di noi e per tutti noi: «È stato immolato e ha riscattato per Dio, con il suo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione» (Ap 5,9b). La Passione, Morte e Risurrezione di Cristo ha reso possibile l’inizio di un cielo nuovo e di una terra nuova dove verrà asciugata ogni lacrima, non vi sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno, egli farà nuove tutte le cose (cfr. Ap 21,1-5).
 
            Il Vangelo di Matteo ci assicura che Gesù sarà sempre con noi, «tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20b). Le parole che abbiamo ascoltato sono vere, efficaci o solo consolatorie e tranquillizzanti? Possiamo già intravedere i segni della presenza del Signore nella nostra Storia presente?
            Alla luce del Vangelo sento questo Tempo che stiamo vivendo gravido di prospettive nuove e, assieme, di possibilità: sta nascendo una nuova umanità e una nuova terra. Si sta sviluppando un cammino di umanizzazione, ispirato a una coscienza morale che coinvolge l’umanità seria e impegnata, quella cristiana e quella non cristiana, come quella impegnata nelle molteplici vie della spiritualità e della ricerca religiosa. In seguito agli avvenimenti drammatici che ho poco fa ricordato, sta crescendo un maggior senso di solidarietà sociale, di responsabilità personale e pubblica. Si sta facendo strada — nelle coscienze — un deciso rifiuto di ogni forma di fondamentalismo e di fanatismo, da qualunque parte e da qualunque ideologia provenga e così pure una ferma condanna della produzione, del commercio e dell’uso generalizzato delle armi.
            Nello stesso mondo islamico sta emergendo una dissociazione da qualsiasi forma di violenza e di terrorismo, falsamente giustificata da motivi religiosi. Così non possiamo non vedere l’emergere di una nuova cultura aperta all’accoglienza, all’attenzione dei deboli e dei meno garantiti, una cultura della prossimità che crea un ambiente sempre più propenso alla riconciliazione e al perdono. In questo nostro Tempo assistiamo, pure, a una presa di coscienza ecologica, che ci spinge a impegnarci nella cura della casa comune, come ci ha chiesto Papa Francesco nella lettera enciclica “Laudato sì”. Scrive il priore di Bose, Enzo Bianchi: «Vorremo essere voce anche degli alberi che ci stanno accanto sussurrando al soffio del vento, degli animali che piangono e cantano, delle piante immobili che hanno la sola vocazione di restare là dove sono».
 
            Nell’anno nuovo che sta per iniziare siamo sollecitati dal Santo Padre a vivere, a pensare, ad agire partendo dalla consapevolezza che il Dio in cui crediamo è un Padre ricco di Misericordia e di Perdono, e questo ci mette affratella con le gradi tradizioni ebraica e musulmana che pregano Dio come “Il Misericordioso”.
            Tra poco canteremo Te Deum laudamus, “Noi Ti lodiamo, o Dio”. La Chiesa ci invita a non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. Con l’animo colmo di gratitudine ci disponiamo a varcare la soglia dell’anno 2016, ricordando che il Signore veglia su di noi e ci custodisce. A Lui, questa sera, vogliamo affidare il mondo intero, il nostro paese, il nostro territorio e la nostra diocesi.
            Deponiamo questi voti e queste suppliche nelle mani di Maria, la Madre di Gesù, la nostra Madonna di Monte Berico, che invochiamo come Madre di Misericordia. Amen!
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza