Testimoni della Misericordia che il Signore ha avuto per noi

Lettera pastorale alla Diocesi di Vicenza
per l’anno 2015 - 2016
 
SUGGERIMENTI PASTORALI

Nella seconda parte della lettera vorrei indicare alle comunità cristiane alcuni suggerimenti pastorali che non vanno intesi come se fossero delle strategie pastorali o degli atti di volontarismo individuale e comunitario e tantomeno una lista di cose da fare. Si tratta di indicazioni che chiedono il discernimento comunitario svolto nell’umiltà e nella consapevolezza della propria fragilità, evitando la pretesa di possedere la risposta a tutti i problemi. Così pure ogni proposta è aperta ad accogliere il contributo di tutti, in modo particolare di coloro che sono impegnati per la costruzione di un mondo migliore.
Ciò che segue è frutto anche della riflessione degli Uffici e del Consiglio pastorale diocesani sul tema della misericordia, offerto a partire dalle quattro dimensioni della vita pastorale, auspicando che attorno ad esse trovino dei punti di comunicazione, scambio ed incontro, quanti operano nella comunità e non di rado non si conoscono e camminano per strade parallele.
Le ricordo come le stiamo vivendo nella visita pastorale.

La dimensione orante e celebrativa della Chiesa (la vita liturgica). In essa confluiscono i ministeri di quanti animano le celebrazioni e la preghiera della comunità.

La dimensione educativa (l’ascolto della Parola). Raccoglie coloro che si prodigano per la forma- zione nella comunità cristiana(catechesi); coloro che in molte maniere collaborano all’annuncio del Vangelo a quanti ancora non lo conoscono (missione); coloro che ricercano vie di dialogo e di comunione con i credenti di altre confessioni cristiane (ecumenismo) o di altre religioni (dialogo interreligioso).

La dimensione caritativa e fraterna. Comprende tutte le forme con le quali la comunità si prende cura dei più piccoli e dei poveri, per sostenerli nelle loro necessità e per renderli protagonisti e responsabili della propria liberazione.

La dimensione sociale e culturale. Si tratta di un aspetto spesso trascurato dalle nostre comunità. A questa dimensione vanno richiamati quanti vivono la testimonianza credente nei diversi ambienti di vita e collaborano, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, all’edificazione di una società più umana, fraterna e solidale.

 

Celebrare la misericordia

La Chiesa celebra la misericordia di Dio in tutte le sue azioni liturgiche: la invoca e la riconosce già presente perché «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,19). Se nelle azioni liturgiche siamo invitati a celebrare la misericordia di Dio è molto importante considerare come le svolgiamo affinché comunichino un volto di Dio paterno e materno, volto di pietà e di tenerezza, di accoglienza e di fiducia.

• Nel celebrare i Sacramenti, segni concreti della grazia divina, possiamo valorizzare quelle parti in cui maggiormente emerge il tratto misericordioso dell’azione salvifica di Dio. Nella celebrazione dell’Eucaristia si curi in particolare l’atto pe- nitenziale (quando è possibile la sua introduzione faccia riferimento a situazioni di peccato concrete della comunità e del territorio), le preghiere dei fedeli (accolgano ed esprimano gli aneliti di misericordia della realtà locale e della comunità cristiana), il segno di pace (appaia evidente atto riconciliativo, di incontro e fraternità).

• Un’attenzione del tutto particolare si ponga al Sacramento della Penitenza, specialmente preparato e vissuto nel contesto di una celebrazione comunitaria. Il battezzato è una persona perdonata, riconciliata con Dio e quindi con se stesso e con le tensioni che lo dividono. A partire da questa riconciliazione diviene allora più facile offrire agli altri la stessa esperienza di perdono della quale noi, per primi, siamo stati gratificati. Il Sacramento della riconciliazione è un’esperienza meravigliosa e trasformante, capace di far rivivere in noi ogni giorno la gioia dell’esperienza battesimale. Perdonati a nostra volta possiamo diventare operatori di pace, capaci di far sorgere intorno a noi riconciliazione e perdono. La celebrazione del sacramento della Riconciliazione ha poi una valenza sociale e comporta la conversione del cuore: è un itinerario penitenziale. Il perdono quindi non è semplice condono, quasi un chiudere gli occhi su ciò che è stato, una certa facile condiscendenza al male, tutt’altro: è riconoscimento dell’esperienza del male e trasformazione di esso attraverso un’azione creativa e positiva.

• Le Comunità riscoprano e vivano con frutto anche le Celebrazioni penitenziali che non prevedono al loro interno la riconciliazione del singolo penitente (Rito della Penitenza nn. 36-37 e Appendice II): educare al riconoscersi insieme peccatori e al domandare insieme perdono è una via da non trascurare per far crescere nel nostro ambiente ecclesiale l’autentico senso del peccato, il sincero desiderio di conversione e il deciso proposito di riparare, che nascono immancabilmente solo dall’incontro stupito e ammirato con l’an- nuncio della misericordia divina.

• In questo Giubileo della Misericordia, che inizierà terminato il Sinodo sulla famiglia, non si ven- ga meno nel lavoro della riconciliazione matrimoniale e familiare, come bene della convivenza pacifica.
“È perciò urgente un’ampia opera di catechesi circa l’ideale cristiano della comunione coniugale e della vita familiare, che includa una spiritualità dell’accoglienza e del perdono reciproco”.

• Ricordiamo anche il sacramento dell’unzione degli infermi, che comporta il perdono dei peccati, manifesta concretamente la misericordia di Dio verso i sofferenti e la solidarietà con essi nella comunità cristiana. Lo si tenga presente soprattutto quando lo si celebra nella forma comunitaria con gli anziani e gli ammalati.

Il pellegrinaggio sarà l’esperienza più evidente e condivisa dell’anno giubilare, con le sue straordinarie valenze antropologiche che permetteranno a tutti di tradurre in scelte concrete la disponibilità alla conversione, nella pazienza di conquiste progressive e con il coraggio di gesti autentici di penitenza e di carità.

Papa Francesco suggerisce continuamente l’atteggiamento della preghiera costante e dell’ascolto della Parola di Dio: l’Anno giubilare veda intensificarsi l’ora di adorazione, la Lectio biblica e tante altre forme di preghiera che possono esse- re proposte e valorizzate anche in quelle Comuni- tà che non hanno un presbitero residente: possiamo ormai contare sulla competenza e la diffusione di laici preparati e generosi. Si valuti attentamente – a livello parrocchiale e/o vicariale – l’iniziativa “24 ore per il Signore”.

 

Educarci ed educare alla Misericordia

È necessario essere riconciliati con Dio, in pace con se stessi e in armonia con i fratelli per essere suoi am- basciatori, credibili annunciatori del Vangelo. Per questo è importante che un cristiano abbia la piena consapevolezza del proprio peccato e non lo sottovaluti. La coscienza del proprio peccato e del perdono ricevuto fonda la convinzione dell’annuncio e la te- stimonianza della carità.

A coloro che sono impegnati in questa dimensione può essere utile riflettere sul proprio cammino di fede riconoscendovi il perdono ricevuto da Dio e dai fratelli. La consapevolezza di quanto siamo quotidianamente perdonati ci aiuta ad assumere atteggiamenti comprensivi e pazienti verso gli altri. Se riconosciamo quanto bene ci ha fatto ricevere il perdono e di come sia stato motivo di rinascita e di vita nuova sorgerà in noi il desiderio di offrire questa opportunità a coloro che incontreremo.• Gli incontri di catechesi, a tutti i livelli, verso fanciulli e ragazzi, giovani e adulti, partano dall’offrire a coloro che vi partecipano uno sguardo di misericordia e di perdono. Non siano gli atteggiamenti inadeguati e immaturi delle persone a noi affidate a frenare il nostro slancio accogliente e il desiderio di bene: solo l’amore cambia la durezza dell’uomo, solo il perdono rinnova il cuore.
 • Possiamo collocare in questa dimensione della pastorale alcune delle sette opere di misericordia spirituale, per esempio: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori. Ci ricordano che il Vangelo è per tutti: non ci frenino le miserie umane ma ci ricordino le parole dette da Gesù davanti alla prova della croce “Ma proprio per questo sono venuto” (Gv 18,37). Educhiamoci all’ascolto empatico e sincero dell’altro. Nella parabola il servo cattivo non ascolta la supplica dell’altro e non accorda il condono del debito perché non ha saputo riconoscere il perdono ricevuto. Curiamo di avere gli stessi sentimenti di Gesù, come scrive san Paolo ai Filippesi «Non fate nulla per spirito di rivalità o per va- nagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (2,3-5). Evitiamo i linguaggi che allontanano: quello moralistico, il linguaggio della logica del merito, o peggio del “chi è dentro e chi sta fuori”.
• Invito i presbiteri, ma non solo loro, a riscoprire la bellezza dell’accompagnamento spirituale in modo particolare dei giovani e delle giova- ni coppie. L’accompagnamento spirituale può culminare con la celebrazione del sacramento del perdono. Nella Guida spirituale, ma anche nella predicazione, si pongano alcune domande: Guarda al male delmondo: cosa ci vedi? Cosa cogli della malizia e della cattiveria? Ora osserva i tuoi doni, i tuoi talenti: tu puoi contribuire a migliorare il mondo? Come puoi farlo?
• Rinnovo l’invito a programmare anche in que- sto nuovo anno pastorale la settimana della comunità: una settimana da dedicare all’ascolto della Parola di Dio e a pregare insieme. Un modo concreto per non essere sopraffatti dalle preoccupazioni e ricordarci che se sono fonda- mentali le relazioni tra queste, al primo posto, c’è la relazione con Dio. Lasciamoci consolare e guarire dall’amore misericordioso di Dio Padre.
• Una particolare attenzione va posta al dialogo ecumenico e al dialogo interreligioso.
Nella Bolla di indizione del Giubileo, Papa Francesco ci ricorda che “la misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa”.
In questo tempo in cui gli uomini corrono il rischio di travisare il nome e l’agire di Dio nel mondo, ci sostenga la comune invocazione del “Dio Misericordioso”.

 

Testimoniare la Misericordia

Alla luce della Parola di Dio che abbiamo approfondito, la prima carità che chiedo alle comunità cristiane è quella dell’amore reciproco e della correzione fraterna. Quanto tempo viene sprecato per conflitti e incomprensioni nelle nostre comunità!
La parabola del servo spietato getta una particolare luce sulla dimensione caritativa della pastorale che vogliamo guardare non tanto dal punto di vista del bene da fare quanto della sua valenza pedagogica, perché la carità non è l’impegno di un gruppo che la “fa” a nome di tutti: la carità è un atteggiamento costitutivo dell’essere cristiano. La vera carità è promozione dell’altro, chiede di farsene carico e non può essere fatta da pochi ma da tutti, da una comunità intera. Solo insieme possiamo affrontare situazioni di grave povertà.
• Nelle nostre parrocchie si faccia in modo di passare dalla modalità dei “gruppi caritas che fanno la carità” a uno “stile caritas”, cioè a un modo di abitare il territorio. L’emergenza dei profughi e dei richiedenti asilo è un’emergenza tuttora presente: rivelativa di dinamiche mondiali a cui non possiamo sottrarci. Torno pertanto a incoraggiare ogni vicariato (o più vicariati insieme) ad avere un luogo effettivo, sostenuto economicamente e con il volontariato di tutte le parrocchie, dedicato all’accoglienza di persone bisognose.
• C’è molta solitudine nelle nostre case, nei quartieri residenziali: sarà utile promuovere un “ministero della visitazione” che abbia come servizio la visita alle famiglie, coinvolgendo uomini e donne che ne hanno il carisma.
• Ognuno di noi si prenda cura di qualcuno e tutta la comunità insieme si adoperi per le situazioni più difficili e onerose. Domandiamoci: ci stanno a cuore gli altri? Riusciamo a non giudicare la povertà, a non vederla come una colpa, come un debito? La nostra condizione di uomini e donne perdonati ci invita a non fare calcoli perché il Padre non li ha fatti con noi. La nostra generosità sia senza numeri e consultivi, non sia calcolata: si dia con larghezza perché tutto è grazia ed è data in abbondanza.
• Le sette opere di misericordia corporale possono essere considerate durante l’anno giubilare come momento di verifica e rilancio della vita fraterna e caritativa delle nostre comunità. Ci può aiutare il capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo. Ricordiamole: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.

 

Misericordia e Giustizia

Nella dimensione pastorale della testimonianza cristiana nel sociale va affrontato il rapporto tra misericordia e giustizia: «Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore» (MV n.20).
Il versetto 31 della parabola del servo spietato ci racconta che non è Dio ad accorgersi del comportamento malvagio del primo servo verso il secondo: sono gli altri servi che, addolorati per ciò che avevano visto, vanno a riferire al padrone tutto l’accaduto. Questo aspetto ci suggerisce il ruolo dei cristiani nel mondo. Come sentinelle vigilano e osservano la realtà: con sguardo evangelico riconoscono i comportamenti di ingiustizia, sopraffazione e violenza presenti nella società e nel territorio in cui abitano, e li denunciano. L’indifferenza è una grave malattia del nostro tempo e in qualche modo ci rende corresponsabili del male.

Alla denuncia deve seguire un’azione di guarigione rivolta a tutte le persone coinvolte. Agli aguzzini va rivolto un accorato appello alla conversione con l’offerta del perdono. A coloro che sono feriti nella dignità di esseri umani va garantita una fraternità che li integri nella comunità e nella società.
• Mettiamoci in ascolto del territorio che abitiamo per individuare le situazioni bisognose di misericordia, che attendono uno sguardo di perdono e compassione, un appello di conversione e cambiamento. Riconosciamo le fatiche della nostra gente e offriamo tutta la nostra attenzione compassionevole. Potrebbe essere utile promuovere dei forum delle associazioni per svolgere questa azione di rilevazione dei luoghi che attendono il Vangelo della misericordia, per impostare con maggior convinzione una pastorale in uscita, una pastorale dell’incontro e del dialogo.

• Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ ci ricorda che anche il creato e il cosmo attendono dall’umanità una rinnovata consapevolezza ecologica. Abbiamo bisogno di celebrare una riconciliazione con tutto il creato che si ribella allo sfruttamento sconsiderato delle risorse e alla violenza esercitata su tutte le altre creature: vegetali, animali, ecc.
• Mettiamo al centro l’impegno per la pace e la pacificazione contro ogni forma di violenza e discriminazione. In una società globalizzata è importante conoscere per accogliere. Sosteniamo iniziative che aiutino l’accoglienza e la non violenza.

 

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04/09/2015