VEGLIA PASQUALE(Chiesa Cattedrale di Vicenza, sabato 19 aprile 2014)

Rivolgo un saluto cordiale ed affettuoso a voi:
fratelli e sorelle,
canonici, sacerdoti, diaconi,
consacrati e consacrate.
A voi catecumeni:
Barbara (dal Ghana),
Beatrina e Gabriela (due sorelle albanesi)
che riceverete tra poco i sacramenti dell’iniziazione cristiana,
e a voi amici del cammino neocatecumenaleche
siete qui riuniti ‘ insieme a tutta la comunità ‘
per rinnovare le promesse battesimali.

In questa santissima notte la Chiesa veglia in attesa di incontrarsi con il suo Sposo, che giunge nella vita dei credenti e nel cuore della stessa storia umana con il fulgore della sua risurrezione.

La Veglia Pasquale ‘ madre di tutte le veglie ‘ con la straordinaria ricchezza e bellezza dei suoi simboli, ci aiuta a gustare e a rivivere l’evento della risurrezione di Gesù.

Desidero ora ricordare ‘ sinteticamente ‘ alcuni di questi simboli.

1] il simbolismo del fuoco e della luce. All’inizio della Veglia Pasquale, abbiamo acceso le nostre candele attingendo la luce dal cero pasquale, simbolo di Cristo Risorto a significare che siamo stati illuminati da Lui e ‘ così ‘ anche noi siamo diventati ‘portatori di luce’;

2] il simbolismo della Parola. L’abbondante messe di letture che abbiamo ascoltato ci ha aperto alla comprensione dei principali eventi della Storia della Salvezza e ci ha fatto capire che la Parola di Dio è unica, efficace, realizza ciò che dice: ‘È come la pioggia e la neve che scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver operato quello che Lui desidera e senza aver compiuto ciò per cui l’ha mandata’ (Is 55,10-11);

3] il simbolismo dell’acqua. La misteriosa potenza dell’acqua, evocata nella parola del profeta Ezechiele ‘ ‘vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati’ ‘, preludeva e prefigurava l’acqua del fonte battesimale che ci rigenera alla vita di figli di Dio. Attraverso le catecumene Barbara, Beatrina e Gabriela, questa sera, nel loro Battesimo ci viene manifestato il culmine dell’amore di Dio e l’inizio del loro cammino di fede;

4] il simbolismo dell’Eucaristia. L’Eucaristia è il memoriale della morte e della risurrezione di Cristo. L’Eucaristia è il segno più forte e più efficace della comunione effettiva tra tutti i battezzati, ma è anche un segno di comunione per il nostro mondo inquieto e diviso.

Carissimi,
noi possiamo partecipare pienamente a questa santissima Veglia Pasquale perché abbiamo vissuto con intensità l’evento della morte e della sepoltura del nostro Signore Gesù.

Ci siamo recati ‘ uno ad uno ‘ commossi ed addolorati, ad abbracciare Gesù Crocifisso e a baciare i suoi piedi, inchiodati al legno del patibolo. Abbiamo osservato con tenerezza Giuseppe d’Arimatea che schioda dolcemente Gesù dalla Croce per proteggerlo e custodirlo, come l’aveva protetto un altro Giuseppe quando era bambino. E dopo averlo consegnato alle mani amorose di Maria per un ultimo bacio materno lo depone nel grembo della roccia.

La pietra è rotolata, tutto è silenzio, è iniziato il sabato, il giorno del grande riposo. La creazione trattiene il respiro, la terra è sfinita, tutto dorme ed attende. Tutto tace, ma nella speranza. Mentre l’anima è scesa fino al profondo degli inferi per portarvi la vittoria, il corpo di Gesù dorme pacificamente nella tomba, in attesa della meraviglia di Dio.

Sotto la terra, nel profondo delle nostre anime, una scintilla di fuoco si è accesa. È la veglia di Pasqua, un fuoco nuovo è stato acceso e ad esso hanno attinto innumerevoli fiammelle di luce. Il nuovo Adamo ‘ Gesù Cristo ‘ tende la mano al primo Adamo, lo solleva e lo libera dalle catene della morte.

E mentre la tomba viene sigillata con una grossa pietra, vi sono alcune donne ‘lì, sedute di fronte, che osservavano il luogo in cui veniva posto il corpo di Gesù’ (Mt 27,61). Esse erano tra le molte donne che ‘avevano osservato da lontano’ (Mt 27,55) gli eventi della crocifissione. Mentre tutti erano fuggiti (26,56) le donne sono rimaste, continuando ad accompagnare con discrezione e nel silenzio il loro Maestro, sino alla morte ed oltre la morte.

Il Vangelo afferma che ‘Maria di Magdala e l’altra Maria, dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana andarono a visitare la tomba’ (Mt 28,1). Non è solo una visita alla tomba, ma una ricerca: ‘so che cercate Gesù, il crocifisso’ (Mt 28,5) dirà loro l’angelo. È la ricerca mossa da un umanissimo sentimento d’amore, che non si arresta neppure di fronte al muro invalicabile della morte. Le donne, come il padre Abramo, confidano in una speranza divina, contro ogni limitata speranza umana.

A questa speranza affidabile vogliamo consegnare tutte le nostre paure, le nostre sofferenze, per noi stessi e per tutti i fratelli e le sorelle che stanno vivendo l’ora del dolore e della prova. Ricordiamo in modo particolare don Gianantonio, don Giampaolo e Suor Gilberte. Ma questo sofferto silenzio e questa momentanea quiete vengono sconvolti da un terremoto e dalla discesa del messaggero celeste, fatti straordinari ‘ rivelativi dell’agire di Dio ‘ per farci capire che la risurrezione è un evento divino.

L’angelo che siede sulla pietra tombale che sigillava il sepolcro, indica la vittoria sulla morte: con la risurrezione di Cristo la morte è ridotta a sgabello, a scranno. Risuonano le parole della Scrittura: ‘Dov’è, o morte, la tua vittoria?’ (1Cor 15,55).

Le donne assistono all’atto con cui l’angelo rotola via la pietra dal sepolcro. Tutto avviene mentre Gesù non è più lì nella tomba. La tomba aperta non è la condizione della risurrezione, è la risurrezione che svuota la tomba: ‘Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto’ (Mt 28,6).

L’evento della risurrezione atterrisce le guardie che rimasero come morte: ‘per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte’ (Mt 28,4). Se le donne sono rese gioiose dall’annuncio e partecipano alla risurrezione diventando evangelizzatrici, le persone chiuse nell’incredulità, nella menzogna (Mt 28,11-15) entrano nella morte di cui erano custodi e di cui ora si trovano preda.

La risurrezione imprime un’accelerazione alla storia ed ormai si impone di annunciare presto l’evento centrale della storia umana: ‘presto andate a dire ai discepoli… (Mt 28,7) abbandonato in fretta il sepolcro... (Mt 28,8)’. Dalla parola di Cristo, a quella dell’angelo, si passa alla parola della Chiesa che annuncia Cristo Risorto. L’annuncio che le donne portano correndo ai discepoli, è l’annuncio che ci scambiamo noi, in questa Veglia Pasquale: ‘Cristo è risorto, è veramente risorto!’.

Questo è il mio augurio pasquale che rivolgo a tutta la Comunità vicentina nelle sue varie realtà:
a voi, fratelli e sorelle, in modo particolare a coloro che stanno vivendo l’ora della prova della malattia, della sofferenza, della solitudine e dell’abbandono;
a coloro che hanno perduto il lavoro o, specie tra i giovani, non trovano occupazione;
a coloro che temono di perdere, in breve tempo, il frutto delle loro fatiche e del loro impegno;
a voi giovani, che aspirate ad una vita piena di significato e di autentica gioia;
alle autorità civili e militari, che hanno il gravoso compito di custodire, difendere e promuovere il bene comune;
a tutti i fratelli e sorelle delle differenti confessioni cristiane, di altre fedi religiose e a tutti gli uomini e donne che vivono nel nostro territorio.

A tutti buona Pasqua! Cristo è risorto, è veramente risorto!