XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO(Vicenza, chiesa Cattedrale, 4 novembre 2018)

       Un saluto cordiale a tutti voi che partecipate a questa Santa Messa,  saluto il Signor Sindaco, l’avvocato Francesco Rucco e tutti i sindaci qui presenti.
 
       Saluto il Signor Prefetto, dottor Umberto Guidato, il Ministro degli Affari Regionali, signora Erika Stefani, il Generale di Brigata e direttore del Coespu, dottor Giovanni Pietro Barbaro, assieme a tutte le Autorità civili e militari.
 
       Un saluto affettuoso ai sacerdoti, al diacono, ai consacrati e alle consacrate e agli alunni di alcune Scuole della nostra città.
 
       Il 4 novembre è una data storica per il nostro Paese, per la nostra Patria. Quest’anno, infatti, ricordiamo i 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, la più spaventosa guerra che l’umanità avesse mai conosciuto fino ad allora. Secondo gli storici, con la conclusione di quella assurda guerra, si realizzò la vera nascita della nostra nazione. Per questo, il 4 novembre è considerato anche il giorno della “Festa dell’Unità Nazionale”.
 
       Oggi celebriamo anche la giornata delle Forze Armate, il cui motto è assai eloquente: “noi per voi”. Desideriamo esprimere a loro il nostro ringraziamento per l’impegno, la dedizione, la professionalità con cui si adoperano per garantire la sicurezza dei cittadini. In questa Santa Messa vogliamo inoltre ricordare tutti i morti, civili e militari, della Prima Guerra Mondiale.
 
       Prima di riflettere sulle letture che abbiamo proclamato, desidero rievocare quei giorni, il 3 e il 4 novembre 1918, in cui fu firmato e reso pubblico l’armistizio tra l’Italia e l’Impero Austroungarico, e lo faccio attraverso la lettera che il vescovo monsignor Ferdinando Rodolfi diffuse in tutta la diocesi, dal titolo: “Raccomandazioni dopo l’armistizio”.
       La lettera inizia richiamando la fedeltà al voto compiuto il 25 febbraio 1917 dinanzi alla Madonna di Monte Berico, voto che prometteva di erigere una chiesa votiva della pace, l’attuale chiesa della Madonna della Pace, e prendeva la decisione di celebrare ogni anno la festa della della Natività di Maria l’8 settembre. Ecco le parole del vescovo Rodolfi: “Non un palmo della diocesi venne calpestato dal nemico dopo la nostra promessa. Diamo lode a Dio e siamo riconoscenti alla Vergine Santa di Monte Berico”.
       Il vescovo, poi, richiama, con grande saggezza, i doveri necessari e conseguenti alla nuova situazione che si era creata dopo la firma dell’armistizio: “La legittima esultanza dell’animo non faccia però dimenticare a nessuno, né i doveri della temperanza, né quelli del rispetto a se stessi e agli altri. Nessuno trascenda a disordini. Non sarà possibile avere  presto a casa i nostri soldati, bisogna avere pazienza ancora un poco. Voi, poveri e gloriosi profughi, sentite il desiderio della casa, del podere, della famiglia, ma il vostro legittimo desiderio non sarà possibile venga attuato subito. La fine delle ostilità, l’armistizio, la pace vicina, sono delle sante cose, ma non moltiplicano il frumento nel granaio, né i buoi nelle stalle. Non potrà tornare subito l’abbondanza, passeranno mesi in cui i viveri saranno misurati, si dovrà usare parsimonia. Non lasciatevi ingannare dai sobillatori, i quali non mancano mai di sfruttare qualsiasi circostanza contro l’autorità costituita. Un poco di pazienza ancora e saremo nella pace con i nostri soldati tra noi. Allora convergeremo alle belle e care e sante opere della pace, quelle energie che sin qui abbiamo speso per le faticose opere della guerra. E vi sarà molto da fare nella vita privata e nella pubblica, nell’agricoltura e nelle industrie, nella vita civile e in quella religiosa. Serbiamo per quei giorni le sane energie del nostro spirito, predisponiamoci con calma serena e forte”.
 
       In questa giornata — permeata dalla memoria dolorosa di milioni di uomini e di donne, civili e militari, morti durante la Prima Guerra Mondiale, ma anche dalla memoria dell’evento tanto atteso e sperato della conclusione della guerra, esattamente 100 anni fa, vogliamo lasciarci illuminare dalla Parola di Dio.
 
       Nel Vangelo abbiamo sentito che un giorno uno degli scribi chiese a Gesù: “qual è il più importante di tutti comandamenti?”. La domanda era giustificata. Infatti i maestri della Legge avevano enumerato ben 613 precetti e si avvertiva il bisogno di cogliere l’essenziale, di conoscere un comandamento che, in qualche modo, li riassumesse tutti.
       Gesù risponde che l’essenziale, il cuore del Vangelo che dà senso e pienezza alla vita, è l’amore a Dio e l’amore al prossimo. Il primo comandamento è: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12,29-31a). E conclude dicendo: “non c’è altro comandamento più grande di questi”(Mc 12,31b). Dunque il comandamento più importante è compreso in due comandamenti, l’amore di Dio e del prossimo.
       Gesù afferma che il comandamento dell’amore di Dio sta al primo posto ma esso non è separabile dall’amore del prossimo. Pur rimanendo distinti, i due comandamenti si intrecciano, si richiamano, si rafforzano a vicenda. Più amo veramente Dio più amo gli altri. L’amore di Dio e del prossimo è il cammino da percorrere per realizzare in pienezza la nostra vita.
 
       Nel brano della lettera ai cristiani di Efeso, Paolo mostra la novità operata da Cristo nella storia della salvezza. Cristo attraverso il dono di sé crea un “uomo nuovo”, riconciliato con Dio. L’Apostolo afferma che Gesù è la nostra pace, e questa pace ora viene annunciata ai vicini e ai lontani. La pace costituisce la sostanza stessa del messaggio biblico. Le Scritture sono “l’Evangelo della pace” (Ef 6,15), e la pace è l’armonia dell’umanità tutta con Dio, con se stessa, con il mondo. Gesù dice: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”(Mt 5,9): la conquista della pace comporta sempre sacrifici, ecco perché occorre educarci alla pace ed è necessaria una scuola della pace.
 
       Anche i credenti sono spesso vittime di logiche competitive e vivono in una realtà conflittuale. La Pacem in terris di Papa Giovanni XXIII ci ha indicato i quattro pilastri su cui poggia la pace: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà. Nel villaggio globale, del quale tutti siamo ospiti, l’uomo — anche il più lontano e smarrito — diventa il mio prossimo, colui che rispecchia in me la vicenda della sua sofferenza e della sua speranza.
       Invochiamo la pace, che è il Vangelo di Cristo e il Vangelo della vita, con questa preghiera che siamo soliti rivolgere a Maria, la mamma di Gesù, nelle occasioni più importanti della nostra storia personale e comunitaria:
 
Santa Madre di Gesù,
Madonna di Monte Berico,
Madre di Misericordia,
patrona della nostra diocesi e del nostro popolo,
Tu ci hai raccolti ancora una volta
sotto la tua protezione materna,
veglia sul nostro cammino,
aiutaci a seguire Gesù, via, verità e vita.
 
Ti affidiamo le nostre comunità,
le nostre famiglie e le nostre persone.
Prenditi cura della nostra salute,
del nostro lavoro, dell’armonia delle nostre famiglie.
 
Ti preghiamo per i popoli lacerati
dalle guerre e dalle calamità naturali,
per tutti coloro che stanno attraversando
la prova della sofferenza e della malattia,
per coloro che hanno smarrito il senso della vita,
per i cristiani perseguitati a causa della Fede.
 
Ti preghiamo per gli uomini chiamati a governare i popoli,
perché sappiano portare a compimento
le attese di giustizia e di pace
che sono nel cuore di tutti.
 
Accogli, Padre Santo, la supplica
che sale a Te da questo popolo
e per l’intercessione di Maria, Regina della pace,
benedici la nostra Chiesa
e l’intera famiglia umana.
Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza