Amori e confini: le coppie miste tra Islam, educazione dei figli e vita quotidiana

Il libro di un giovane ricercatore vicentino per andare oltre facili stereotipi

 
“Amori e confini” è il titolo del libro presentato il 3 marzo 2017 alle 17 al Palazzo delle Opere Sociali a Vicenza. Già il titolo racconta di un amore maturo, capace di darsi dei limiti di non invasione.
L’oggetto di questa ricerca curata dal vicentino Francesco Cerchiaro è l’amore nelle coppie miste, cioè nelle coppie formate da persone appartenenti a religioni diverse.
La prefazione è firmata dal prof. Stefano Allievi, uno dei sociologi più autorevoli e competenti , soprattutto conoscitore del mondo islamico, docente all’Università degli Studi di Padova.

Prof. Allievi, può sembrare una domanda scontata, ma perché è importante mantener desta l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema dei matrimoni misti? Di fatto le coppie miste sono ormai esperienza comune della nostra quotidianità, perché serve raccontare “l’amore misto”?

Il primo motivo per cui è necessario aiutare l’opinione pubblica a riflettere sul tema delle coppie miste è che, in generale, l’opinione pubblica non ha idea in realtà di cosa si tratta. Un gran numero di persone  non sa esattamente a cosa ci si riferisce con l’espressione “coppia mista”. Non ci chiediamo mai a quale mixité ci riferiamo: ci sono coppie miste linguisticamente, per razza, giuridicamente (cioè come nazionalità) … I casi sono tanti e non si possono ridurre ad un’unica situazione.
Sono già un numero importante e saranno sempre più. Il problema è che l’opinione pubblica si riferisce prevalentemente alla parte di popolo che finisce sui giornali per motivi di cronaca, ma quella parte di popolo non è la totalità. Mi riferisco a quanti scoprono la diversità e la amano una volta scoperta: dico questo riferendomi ad esempio al 35 % degli studenti italiani che vivono un’esperienza Erasmus e finiscono con il sposare persone di diversa nazionalità. Di fatto, chi è contro la diversità, lo è perché non la conosce. Quando la diversità è un fatto acquisito, che fa cioè parte dell’esperienza quotidiana, non è un problema.

Nel libro si parla di continue rinegoziazioni cui la coppia mista è chiamata. Quali sono secondo Lei quelle più delicate oppure le più rilevanti?

Vorrei fare una premessa prima di rispondere. Parlare di coppia mista è già una visione ideologica: siamo noi a decidere che la mixité è qualcosa di strano.
Quando intervengo su questo tema, chiedo sempre di pensare a cosa possa esserci di più diverso di una coppia tra un uomo e una donna… nulla.
La coppia mista è una costruzione sociale esterna molto potente, ma per chi la vive non è qualcosa di strano. Anzi. Chi vive in una delle così dette coppie miste ha trovato un’affinità molto forte, ma non una diversità: ha trovato cioè mille ragioni per cui si sente affine a quella persona.
Forse, la difficoltà viene da alcune visioni religiose che prevedono l’appartenenza dei figli ad una delle due religioni, ma di fatto per chi vive la mixité, non è un problema quello della religione dei figli, quanto piuttosto uno degli oggetti di negoziazione. Infatti, quando queste coppie si separano, i problemi non sorgono per questioni religiose, ma perché hanno diversità di nazionalità e, quindi, la legislazione che disciplina lo scioglimento del matrimonio differisce da paese a paese.
Rischiamo di attribuire tutti i problemi alla religione, quando non è così.
A livello italiano, non c’è alcun indicatore che ci dica che i matrimoni misti non funzionino… c’è solo una sensazione generale. Sappiamo che quando vanno male, vanno peggio per le implicazioni di cui sopra, ma non sappiamo quando vanno bene perché non fanno notizia.
Vanno certamente distinti i matrimoni di comodo, anche quelli fatti in Italia online in zone depresse. Sono situazioni di marginalità di ogni tipo perché si va a prendere una persona che è in condizioni peggiori del partner.
Per quanto riguarda le rinegoziazioni, sono tutte delicate: cibo, celebrazioni delle feste, educazione dei figli… Bisogna distinguere le coppie in cui entrambi tengono alle loro tradizioni, perché spesso i partner di una coppia mista non sono praticanti. Con le nostre precomprensioni, rischiamo di costringerli ad essere più appartenenti al loro mondo culturale di origine di quanto non lo siano realmente. Del tipo che se mi sposo con un’italiana, nessun problema, ma se è straniera… sono guai.

Ci sono attenzioni da avere secondo Lei?

Suggerirei di verificare una cosa in particolare: quello che noi chiamiamo religione, se facciamo un’indagine più approfondita, scopriremo che si tratta di livello d’istruzione e di classe sociale… E’ l’educazione la via per l’incontro e la reale conoscenza dell’altro.
Ritengo importante un ascolto umile, un’attenzione tranquilla, disarmata, senza verità già pronte… senza il “te l’avevo detto”!
Queste coppie sono una realtà bella, significativa e possono stupirci: tra le cose che accadono c’è la disponibilità maggiore ad “assaggiare” la diversità. Abbiamo tanto da imparare da queste coppie.

 

Naike Monique Borgo
 
 
 
Francesco Cerchiaro
 
 
AMORI E CONFINI
 
 Le Coppie Miste tra Islam, Educazione dei figli e Vita quotidiana: Una ricerca universitaria sulla FAMIGLIA IN TRASFORMAZIONE, avanguardia del mondo di domani.
 
Prefazione di Stefano Allievi. Guida Editori, Dicembre 2016