Assemblea dei cori giovanili: sabato 21 febbraio

Dimmi quello che canti e ti dirò chi sei

 
Giovani e musica: un connubio inscindibile. Ma se parliamo di giovani e musica liturgica, vale ancora la relazione? Dalla collaborazione tra l’ufficio diocesano per la pastorale giovanile e l’ufficio liturgico, nasceva, un anno e mezzo fa, un’équipe professionale di musicisti e direttori di cori, creata proprio per qualificare il repertorio di canti e permettere una formazione liturgica dei cori giovanili della diocesi di Vicenza.

Sabato 21 febbraio, sono proprio i giovani appartenenti ai cori delle parrocchie, dei gruppi ecclesiali, dei movimenti e associazioni, ad essere chiamati a un pomeriggio di insegnamento e confronto al Centro “Arnoldo Onisto” a Vicenza, con inizio alle ore 15.

«La volontà è di formare i cori giovanili al senso della musica liturgica – così don Andrea Guglielmi, assistente unitario dell’Azione Cattolica -. Perché scegliere proprio quel canto? In quale momento della Messa proporlo? Che tipo di linguaggio musicale esprime? Sono alcune delle domande che vogliamo proporre e a cui cercheremo di rispondere tutti insieme, attraverso una formazione interattiva».

Ma qual è oggi il rapporto tra giovani e musica liturgica? Don Andrea si chiede, anzitutto, se c’è formazione o improvvisazione, fedeltà o assenteismo all’interno del servizio che si rende all’assemblea. Da qui la riflessione si fa più ampia e abbraccia il delicato tema del “rapporto tra giovani e celebrazioni”.

«I giovani che prestano un servizio, come quello del canto, all’interno della propria comunità necessitano di essere accolti, non bacchettati da questa. Spetta alla comunità, infatti, chiedere con carità, amicizia e simpatia, un servizio di qualità». Va, a tal proposito, incentivata la formazione, ricordando che l’appartenere ad un coro diventa anche un’opportunità di aggregazione e di servizio di pastorale giovanile. «Un’idea dell’équipe è quella di accompagnare, in futuro, i giovani desiderosi di prestare il servizio di canto nella loro comunità o che già sono inseriti in un coro con una formazione direttamente “a casa loro”, nei vicariati, per dare un valore e una qualità maggiore al tutto».
Dare quella “nota in più”, melodicamente parlando, perché anche la musica è una di quelle strade che, solleticando l’anima, aiutano a tenere accesa la propria vita interiore.

Margherita Grotto
 
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana.