“Cristo è risorto! E con lui anche la nostra vita può cambiare”

Forte invito alla speranza nell'omelia di Pasqua del Vescovo di Vicenza

trong>La Resurrezione di Gesù è come un terremoto, che viene a darci la possibilità di tornare a sperare, di non arrenderci davanti al male, di guardare le cose e dunque di vivere in modo diverso. L’amore è più forte del male e perfino della morte. Vorrei che questo messaggio di speranza raggiungesse tutti in questo giorno di Pasqua, ma in particolare gli anziani, i malati, chi si sente emarginato, i disoccupati, i giovani che cercano un senso per la loro vita e tutti coloro che si adoperano con generosità per il bene comune. Cristo è Risorto. E con lui anche la nostra vita può cambiare”. 

 
Don Alessio Graziani  

“Anche noi, spesso prigionieri da funi di morte, attendiamo il messaggero celeste che reca l’annuncio della Risurrezione”.

Con queste parole il Vescovo Beniamino Pizziol ha commentato il Vangelo prima nella notte di Pasqua (vai al testo dell’omelia) e poi la domenica mattina nella Messa di Risurrezione. Un’assemblea numerosa e raccolta ha partecipato sabato notte, 19 aprile 2014, in Cattedrale alla suggestiva veglia pasquale, la “madre di tutte le veglie”, come l’ha definita il Vescovo. 

 
I suoi simboli (il fuoco, la Parola, l’acqua e l’Eucaristia) hanno permesso ai fedeli di compiere un vero itinerario di fede, reso ancora più significativo dalla presenza di tre giovani catecumene che hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Barbara (originaria del Ghana), Beatrina e Gabriela (due sorelle albanesi) circondate dall’affetto dei propri cari sono state infatti battezzate e cresimate da mons. Pizziol e, con viva commozione, si sono per la prima volta accostate al sacramento eucaristico. 
 
“Come Maria Maddalena, le altre donne e i discepoli che la mattina di Pasqua corrono alla tomba di Gesù – ha detto mons. Pizziol – così anche noi molte volte ci sentiamo in un sepolcro: in situazioni di abbandono, di separazione, di preoccupazione. Penso in particolare ora a don Giampaolo, don Gianantonio e suor Gilberte, che da due settimane sono in mano ai loro sequestratori e dei quali ancora non abbiamo purtroppo alcuna notizia.